Le bande armate di terroristi wahabiti che da sedici mesi tentano inutilmente di diffondere il caos e l'instabilità in Siria con i loro attentati e i loro attacchi hanno iniziato a ricevere sempre più aiuti e rifornimenti da Israele, paese per i cui interessi politici e strategici essi stanno portando avanti la loro campagna di sangue e violenza. Il Governo siriano fin dall'inizio delle attività criminali dei mercenari stranieri ha denunciato il ruolo israeliano dietro alle attività saudite, qatariote, turche, francesi e americane a favore dei gruppi wahabiti; del resto il desidero di forzare un 'regime change' a Damasco sta proprio nella necessità di rendere 'tranquillo' il confine tra Siria e Israele ora che anche quella con l'Egitto é tornata a essere una frontiera 'calda' a causa della caduta di Mubarak.Mano a mano che il Governo di Assad si dimostra un osso 'troppo duro' per le zanne dei cani di Riyadh, Doha, Ankara, Washington e Parigi, anche grazie al continuo sostegno di Libano, Irak, Iran, Russia e Cina, é fatale che Tel Aviv debba impegnarsi sempre di più a mantenere vivo il focolare dell'insorgenza terrorista, come conferma l'ultimo sequestro di armi ed equipaggiamenti effettuato dall'Esercito di Damasco presso il villaggio nordoccidentale di Al-Haffeh, vicino Latakia, recentemente liberato dalla presenza di cellule mercenarie wahabite. Le immagini diffuse dall'Esercito sono eloquenti: armi di fabbricazione sionista, casse di munizioni, esplosivi ed altri equipaggiamenti 'made in Tel Aviv' sono stati sequestrati in quantità, insieme ad uniformi provenienti da stock dell'Esercito Giordano.
I residenti della zona, ringraziando l'Esercito per il suo intervento pronto e risolutivo, hanno dichiarato come i miliziani stranieri abbiano attaccato le strutture elettriche, sabotato le istallazioni di sicurezza, attaccato i residenti arrivando perfino a sequestrarli costringendoli a "posare" per foto di false 'manifestazioni' da diffondere ai megafoni della propaganda anti-Assad, le reti satellitari Al-Jazeera ed Al-Arabiya.
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