martedì 21 giugno 2011

Il contumace Ben Ali condannato insieme alla consorte a trenta anni di galera per corruzione e appropriazione indebita!


Tre decadi in prigione, oltre a un'ammenda di 46 milioni di Euro, tanto ha inflitto la corte al termine del processo "in absentia" tenutosi oggi in Tunisia contro l'ex-Uomo Forte filo-occidentale e filo-sionista Zine el Abidine Ben Ali e contro la sua seconda moglie, la rampante ex-parrucchiera Leila Trabelsi, accusati di un vasto ventaglio di crimini che spaziano dalla corruzione all'appropiazione indebita di fondi statali, fino al contrabbando di reperti archeologici alla detenzione di stupefacenti.

Ancora più interessante é il fatto che la pena in questione riguarda soltanto i ventisette milioni di dollari trovati nei palazzi del tiranno dopo la sua precipitosa fuga a Jeddah; il resto delle accuse verranno analizzate in sessioni tribunalizie separate, quindi é praticamente certo che Ben Ali, ormai settantaquattrenne nonostante le damigiane di 'Grecian' che riversa imperterrito sulla sua chioma, non tornerà mai più in patria, dove verrebbe messo dietro le sbarre per il resto della vita appena mettesse un piede a terra.

Intanto, dal suo esilio saudita, Ben Ali cerca di guadagnare qualche "punto-pasticcino" cercando di convincere gli intervistatori che lo vanno a trovare di essere stato portato nel paese di Re Saoud "con l'inganno" dal suo ex-capo della sicurezza, Ali al-Soryati, che lo convinse della necessità di portare all'estero la moglie e alcuni familiari a causa di "pericolo di attentati imminenti" e poi, una volta scesa la famiglia Ben Ali dal jet, "lo fece ripartire in tutta fretta", lasciandoli isolati nella Penisola Arabica. Chissà come commentano questa storiella i 35 parenti di Ben Ali e di Mrs. Trabelsi che, invece, non sono riusciti a evitare l'arresto dopo la Rivoluzione e, al contrario del loro congiunto, devono affrontare in prima persona i processi per gli abusi e le prevaricazioni perpetrate negli scorsi decenni.

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2 commenti:

  1. Condannare qualcuno per corruzione è come contare i granelli di sabbia nel deserto.
    Ciò che stolidamente l'epoca moderna chiama corruzione non è altro che la dotazione personale dei regnanti.
    Sarei curioso di intervistare un Mario Rossi tunisino e di chiedegli come se la passa adesso, "in democrazia", e con i "tiranni corrotti" in esilio.

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    1. Sicuramente i cittadini comuni tunisini hanno recuperato dignità e fiducia nel futuro, se lei gode tanto a giacere sotto tirannie corrotte vada a chiedere la cittadinanza saudita o qatariota, ma si sbrighi, perché c'é caso che tra poco anche quei satrapi ruzzoleranno!!!!

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