Secondo i rapporti pubblicati dal Ministro degli Interni Mostafa Mohammad Najjar verso mezzogiorno ora locale i primi dati riguardo alle none elezioni parlamentari della Repubblica Islamica dell'Iran indicano che la percentuale di coloro che si sono recati alle urne si sarebbe ulteriormente alzata rispetto alla pur rispettabile quota stabilita quattro anni fa alla stessa ora, segno evidente dell'interesse e della sensibilità della cittadinanza iraniana per il processo politico che, nel rispetto delle linee-guida tracciate dalla Guida Suprema Ayatollah Khomeini dopo la vittoria schiacciante dei "sì" per la Repubblica Islamica nel referendum del 1 aprile 1979, ha garantito al paese indipendenza, autonomia e una via nazionale verso lo sviluppo, libera dai condizionamenti e dai ricatti dell'Occidente imperialista.
Oltre 48 milioni di cittadini iraniani potranno esprimere le loro preferenze in queste elezioni parlamentari, dove i seggi dovrebbero chiudere alle 18 ora di Teheran ma, come sembra probabile, se saranno presenti ancora lunghe file di elettori in attesa i presidenti delle sezioni elettorali dovrebbero concedere delle estensioni per permettere di esaurire le code. Una importante lezione di partecipazione democratica agli esangui stati occidentali, dove si parla di "alta affluenza alle urne" quando si supera il 60 per cento dei votanti e dove negli Usa, tanto per fare un esempio, il Presidente viene eletto ormai da molti decenni da una percentuale di votanti inferiore al 45 per cento degli aventi diritto.
Secondo il Presidente della Commissione Elettorale Sowlat Mortazavi ci vorranno 48 ore per annunciare i risultati dei piccoli e medi centri e delle città minori: aree più popolate come Teheran, Mashad, Esfahan potrebbero avere bisogno fino a 24 ore in più per esaurire il processo di spoglio e conteggio dei voti. Gli osservatori politici internazionali attendono con interesse di vedere se premiati dall'elettorato usciranno i candidati vicini alla Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei riuniti sotto la lista "Fronte Unito dei Princìpi" o invece i fedeli del Presidente Ahmadinejahd della lista "Fede e Giustizia": i primi sono favorevoli allo Status Quo e a una difesa delle conquiste della Rivoluzione vista come 'sopravvivenza della Repubblica Islamica', i secondi invece vorrebbero un nazionalismo populista dove la fede promana dalle Masse e la tradizionale gerarchia religiosa perderebbe un po' di influenza e importanza e un ruolo più attivo nella politica regionale.
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