sabato 9 ottobre 2010

Platini dà un calcio all'apartheid israeliano

Michel Platini é stato certamente uno dei più grandi calciatori a impreziosire col suo talento la serie A; in un ormai lontano periodo di tempo in cui il calcio tricolore riusciva ad attrarre come un magnete i migliori professionisti del mondo (oltre al francese ricordiamo Zico, Falcao, Rummenigge, Maradona).
Da quando ha appeso gli scarpini al chiodo Platini ha intrapreso una brillante carriera da dirigente sportivo, giungendo nel 2007 alla poltrona di presidente della UEFA.

Ed è proprio in queste vesti che Platini ha incontrato il suo ultimo avversario; decisamente più ostico e pericoloso del più arcigno dei "terzinacci" che abbia mai dovuto affrontare sui campi italiani o internazionali.

Israele, stante la sua politica estera aggressiva e guerrafondaia, non partecipa ai tornei e alle qualificazioni mondiali del continente asiatico (ve lo immaginereste un "derby" israele-Iran o israele-Libano?), ma viene "ospitato" dall'associazione calcistica europea; col risultato che la nazionale dello stato ebraico concorre alle qualificazioni per i campionati Europei (dove non ha mai raggiunto la fase finale) e le sue squadre di club prendono parte a Champions League e Coppa UEFA (dove vengono regolarmente "asfaltate").

Solo Lettonia e Malta riescono a far peggio di israele in questo "girone di ferro".
Tuttavia, ligio ai doveri di presidente di un'associazione che promuove il proprio sport come mezzo di realizzazione e di integrazione fra i diversi popoli europei Platini non ha potuto che basimare la politica di sistematica angheria e persecuzione che israele infligge ai Palestinesi, che impedisce, fra l'altro la circolazione e l'accesso dei loro atleti ai territori occupati e/o isolati dalle forze armate sioniste.
Sostenuto nella sua azione da Jacques Rogge, presidente del CIO ha minacciato di escludere israele e le sue squadre da ogni attività UEFA se i calciatori palestinesi saranno ancora vittime di persecuzioni e discriminazioni.

Platini calciatore era rinomato per i suoi calci piazzati: punizioni e rigori micidiali che molto spesso non lasciavano scampo a portieri e difensori avversari.
Speriamo che questa volta Michel faccia uno splendido goal contro il razzismo e l'apartheid del regime sionista!

Una nuova 'perla' di bestialità israeliana



Tsahal, le forze armate di israele, i prodi vincitori delle guerre contro gli arabi, e meno prodi perditori di quelle contro il Libano, rappresentano, come ci ricordano tutti mezzi d'informazione disponibili da destra a sinistra, "L'esercito più morale del mondo".
Vittorio Feltri commenta le gesta dell'esercito più morale del mondo
Adesso, l'esercito più morale del mondo ha l'occasione di mostrarci questa moralità, nell'affrontare l'ennesimo spiacevole scandalo dovuto al comportamento bestiale e vigliacco; di un suo componente.
Molti mesi addietro qualche cretino decise bene di pubblicare su youtube il video di un giovanotto in uniforme sionista che, sulle note di una musichetta orientaleggiante, si esibiva in una sguaiata e goffa 'danza del ventre' attorno a una ragazza araba legata e bendata, vittima di una delle innumerevoli retate israeliane contro quei cattivacci ostinati di Palestinesi che si intestardiscono a non voler lasciare mano libera al "popolo eletto".

Il contrasto fra la ridanciana arroganza del giovane e la compostezza e la dignità della donna legata, cui il velo musulmano dona una dignità quasi sacrale è sconvolgente ed in sé sufficiente a far virare la simpatia e la solidarietà dello spettatore immediatamente e definitivamente a favore della vittima della crudele e sciocca pantomima (a meno che uno non sia magdi allam).
Ihsan Dababseh, Palestinese 35enne, é stata vittima delle angherie delle truppe israeliane dopo il suo arresto, mentre era legata e bendata.
Ancora più sconvolgente diventa il documento, quando ci si ricorda che esso non è certo il primo esempio di vilipendio da parte di militari israeliani verso prigionieri palestinesi (vedi ad esempio il caso della soldatessa Eden Aberjil) e che tale trend, fa assomigliate l'IDF non al "più morale esercito del mondo", ma piuttosto ai persecutori e ai torturatori delle SS naziste, che a loro volta amavano umiliare e tormentare le loro vittime mettendole in situazioni ridicole o oscene.
Ebrei tormentati e umiliati dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. I sionisti di oggi hanno imparato benissimo la lezione...dai nazisti!!
Ovviamente, siccome al peggio non c'é mai fine, è stato possibile risalire al "profilo facebook" del responsabile del "balletto" in questione, tale Avi Yakobov...quel che ne viene fuori è molto deprimente: il ritratto di un giovinastro sguaiato e ubriacone, ripieno di retorica razzista, che, in occasione di un suo viaggio a Berlino, non si esime dal postare in continuazione commenti anti-arabi e anti-turchi sulla sua pagina.
Ridanciano e soddisfatto, Avi Yakobov non sa ancora quel che lo aspetta al ritorno dalla sua gita a Berlino.
Chissà come sarà contento Avi Yakobov di sapere che Hamas; e la Jihad Islamica, oltre a varie dozzine di migliaia di Palestinesi dei territori e di cittadini arabi di israele, sarebbero ben lieti di farsi a loro volta un 'balletto' con lui, o meglio 'sopra di lui'.
Dal "Valzer con Bashir" alla "Polka su Yakobov".

venerdì 8 ottobre 2010

Israele e Sudafrica: amici nel razzismo, divisi nel post-apartheid

Ancora oggi a molte persone risulta difficile credere che il regime razzista di Pretoria, il Sudafrica dell'apartheid, godeva di ottimi e calorosi rapporti con lo stato ebraico.
Naturalmente, la vulgata dei media filoisraeliani, (che a sessant'anni, sette guerre e dozzine di massacri dalla fondazione di israele ancora propala la leggenda del "piccolo davide", popolato di miti sopravvissuti all'Olocausto che deve difendersi dai barbari e violenti "islamici"), non ha molto interesse a diffondere la consapevolezza dei "flirt" sionisti coi peggiori regimi del dopoguerra (Sudafrica, ma anche l'Iran dello Scià, il Cile di Pinochet, da Idi Amin Dada fino ai colonnelli greci e ai neofascisti italiani).

Ma la lunga e prolifica "liason" fra politici e generali israeliani e i loro "colleghi" afrikaner del Capo trova una immediata e logica spiegazione se analizzata attraverso due prospettive: la politica internazionale del tempo e l'ossessione israeliana della "razza".
Israele, giannizzero mediorientale degli interessi USA, veniva usato come "stampella" di un regime estremamente impopolare a livello internazionale (il Sudafrica) che tuttavia Washington aveva interesse a usare in funzione anti-sovietica nell'Africa australe.

Si pensi quel che si vuole dell'URSS, ma la politica russa in Africa è sempre stata quella di sostenere i movimenti di emancipazione nazionale anticolonialisti e anti-imperialisti, cosa che preoccupava molto la Casa Bianca e il Pentagono.

Il Mozambico, l'Angola, lo Zimbabwe, si erano liberati dai Portoghesi (i primi due) e dal regime razzista rhodesiano (il terzo) grazie all'URSS e Washington voleva un Sudafrica armato e aggressivo che contrastasse questo "domino africano", poco importa se fosse un regime razzista e un paria internazionale.
Israele servì quindi a questa bisogna. Le centinaia di attivisti per i diritti civili e il superamento dell'apartheid uccisi e fatti sparire, le migliaia imprigionate e torturate furono solo "vittime collaterali" di questa astuta mossa politica del "bravo e democratico mondo occidentale"; così come le vittime delle guerre di aggressione portate avanti da Pretoria: Angola e Namibia su tutte.

Il Sudafrica razzista attaccò l'Angola liberatosi dai portoghesi. L'aiuto cubano fu fondamentale per fermare gli invasori
Israele, ingrassato e imburbanzito dalle munifiche elargizioni di "aiuti" americani, collaborò coi razzisti sudafricani ammodernando il loro vetusto arsenale: trasformò i loro carri armati con la dimestichezza ottenuta sui Centurion dell'IDF, e i loro jet con l'esperienza fatta sui Mirage francesi.
Non solo, ma non contento di aver trasformato uno stato come il Sudafrica in una potenza regionale, Israele arrivò perfino a dotarlo di un arsenale nucleare; le cinque bombe atomiche in possesso dei razzisti di Pretoria vennero smantellate quando De Klerk decise finalmente di rinunciare all'apartheid (fosse mai detto che lasciassero armi nucleari in mano ai neri!!).

Per l'altro punto di vista, è certo che i politici e i generali israeliani vedevano il Sudafrica razzista, dove una minima minoranza bianca signoreggiava e tiranneggiava la stragrande maggioranza della popolazione "colorata" come un esempio, come il "modello" di ciò che doveva diventare lo stato ebraico in futuro.

I trend demografici parlavano chiaro: i cittadini israeliani ebrei (la "razza superiore") stavano rapidamente diventando meno prolifici degli arabi israeliani e dei Palestinesi dei territori: se questi "sottouomini" fossero diventati la maggioranza, come potere impedire che si impadronissero anche delle leve del potere?

La risposta, ovviamente, venne trovata in Sudafrica: tramite la sistematica importazione dei metodi di Pretoria, tramite l'apartheid e i bantustan, tramite la segregazione non solo fisica, ma anche economica e culturale di strati sempre maggiori della popolazione; senza il pericoloso "impiccio" della democrazia l'elite ebraica, anche gravemente sottonumero, avrebbe potuto continuare a tirare i fili del potere indeterminatamente.

Nessuno è più convinto di ciò dei politici israeliani, che pure non lo ammetteranno mai, ma se ascoltate le loro dichiarazioni e le loro giustificazioni esse assomigliano sempre più a quelle dei loro "colleghi" afrikaner di venti o trent'anni fa; altrettanto convinti di ciò sono i sudafricani odierni, coloro che l'apartheid hanno abbattuto e sconfitto, che sono sempre molto vocali e decisi nello schierarsi dalla parte dei Palestinesi senza "se" o "ma" di sorta e che non provano per israele se non disprezzo e ostilità.

Per i nostri lettori che sono fluenti nell'inglese e che vogliono approfondire questa tematica (non sperate di sentirne parlare i vari Mentana o Mineo dell'informazione italiana!!) c'è un ottimo libro di Sasha Polakow-Suransky che si intitola, appropriatamente "L'alleanza di cui non si parla", "Amazon" lo vende a meno di 20 Euro.