sabato 23 aprile 2011

Altre foto esclusive della giornata delle Forze Armate iraniane!














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Giornata delle Forze Armate in Iran: esclusive immagini della parata di Teheran!











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Il Governo di Gaza è ansioso di stabilire un solido asse d'intesa con l'Egitto


Taher al-Nunu, portavoce del legittimo Governo palestinese, ha dichiarato nella giornata di ieri che l'Esecutivo del Primo Ministro Hanyieh é "ansioso" di costruire forti e salde relazioni con l'Egitto, sviluppando un asse che non si può definire meno che "strategico".

"Comprendiamo che le priorità degli attuali reggitori dell'Egitto sono molteplici e che le richieste dell'amministrazione interna di una situazione tanto complessa e variegata come quella che ha portato alla rivoluzione anti-Mubarak devono essere pressantissime, tuttavia siamo fiduciosi che, una volta esauriti i doveri più pressanti sarà premura del Cairo rivolgere la sua attenzione ai suoi vicini palestinesi, presso cui sarà possibile allacciare saldi e sinceri legami sulla via del progressivo scioglimento di tutti i nodi politici regionali".

Nunu, che ha rilasciato queste dichiarazioni nel corso di un incontro con Baha al-Dusoki, Segretario del Dipartimento di Palestina presso il Ministero degli Esteri egiziano, si riferiva certamente alla questione della riconciliazione interna palestinese e alla riapertura del varco di confine con Gaza, preoccupazioni-cardine del Governo Hanyieh e di Hamas.

Da parte sua Dusoki ha rassicurato il collega sulla determinazione del suo paese a vedere il prima possibile positivi risultati sotto entrambe i versanti, in particolare, per quanto riguarda le comunicazioni e i transiti attraverso Rafah, il Segretario egiziano ha rivelato come il suo Ministero stia studiando una serie di adeguate misure che verranno implementate appena soddisfatti certi requisiti, che non sono molto distanti dal venire realizzati.

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Colpito dal boicottaggio dei maggiori artisti mondiali Israele deve accontentarsi di...Justin Bieber, che si sottrae comunque alla propaganda sionista!


Che la campagna di boicottaggio culturale e musicale, lanciata nell'ambito della strategia "BDS" contro il regime dell'Apartheid ebraico, stia avendo grande successo e colpendo duramente gli interessi di Tel Aviv nel tentare di presentarsi come uno stato moderno, luccicante e 'a la page' risulta piuttosto evidente dalla foga, si direbbe quasi dall'orgasmo con cui gli outlet di propaganda governativa hanno cercato di "buttarsi a pesce" in questi ultimi giorni sulla visita in israele con successivo concerto di una pop-star di secondo piano come Justin Bieber, biondastro idoletto manifatturato a tavolino per catturare adorazione e sogni adolescenziali delle ragazzine prepuberi, uno al cui confronto i Take That fanno la figura dei Rolling Stones.

Come se ciò non fosse abbastanza umiliante, bisogna anche registrare il fatto che la pop-star nordamericana (o meglio, lo staff che ne manovra dichiarazioni, movimenti e apparizioni) si sia totalmente sottratta a ogni tentativo di trasformare la sua tappa nello Stato ebraico in un momento di celebrazione e/o glorificazione dello stesso, rifiutando, tanto per dire, un incontro col Primo Ministro Benji Netanyahu (che siamo certi, fra un ordine di bombardamento e l'altro si scatena nel suo ufficio al ritmo di "Runaway Love" e "Never Let You Go") nonché di apparire in un servizio fotografico insieme ai coloni ebrei fondamentalisti che alcuni giorni addietro sono stati colpiti, sull'autobus in cui viaggiavano, da una granata a razzo della Resistenza palestinese.

Il che é significativo: il management di Bieber non si é fatto problemi a spedire il suo pollastrello dalle uova d'oro in israele, ma evidentemente teme contraccolpi negativi se la sua visita assumesse un tono eccessivamente "politico". Ancora più significato assumono queste scelte se si consideri che normalmente Bieber viene lasciato libero di lanciare messaggi più che politici come una sua "opposizione" all'aborto e all'autodeterminazione femminile (che quindi non vengono considerati 'pericolosi' per i suoi indici di gradimento e vendite, quantomeno nei suoi mercati di riferimento), ma di fronte alla prospettiva di abbracciare la causa dell'Apartheid sionista chi tira i fili del biondino canadese ha preferito fare un passo indietro.

Speriamo, in futuro, che anche icone musicali di secondo piano come il mini-cantante in questione siano del tutto scoraggiate dal recarsi in israele grazie al perdurare e all'intensificarsi del boicottaggio culturale.

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Abdullah Gul avverte Israele: "Presto il regime dell'Apartheid potrebbe essere un'isola di oppressione circondata da un mare di democrazia araba!"


 Il Presidente turco Abdullah Gul ha ammonito Israele riguardo al rapido emergere di un "Nuovo Medio Oriente", che non tollererà più a lungo l'oppressione contro i Palestinesi portata avanti dal regime di Tel Aviv.

"Presto o tardi il Medio Oriente sarà omogeneo e unificato in un nuovo corso democratico", ha scritto il Capo di Stato turco in un editoriale pubblicato sul New York Times, riferendosi alle rivoluzioni portate a compimento in Tunisia ed Egitto e a quelle in corso in Yemen, Barhein, Giordania e Arabia Saudita.

Tutti i baluardi occidentali nella regione, consegnati 'chiavi in mano' ad autocrati coronati o meno, stanno traballando e, quando la Democrazia avrà finalmente trionfato, non vi saranno mezzi o contromisure efficaci abbastanza per evitare che le linee-guida della politica regionale saranno dettate da forze ostili all'imperialismo occidentale e all'occupazione sionista.

"I popoli della regione non si sono ribellati e non si stanno ribellando in nome di astratti valori ideali, ma prima e soprattutto per riconquistare il loro orgoglio nazionale e la loro dignità; nei prossimi 50 anni i popoli arabi diventeranno maggioranza schiacciante nelle terre che stanno dal Fiume Giordano al Mare Mediterraneo, come pensa Israele di soffocare la loro legittima aspirazione all'orgoglio nazionale, alla dignità, alla giustizia e alla democrazia?".

"Israele farebbe meglio a comprendere una volta per tutte la prospettiva del futuro e adeguarvisi prima di svegliarsi una mattina e realizzare con terrore di essere rimasto una piccola isola di ingiustizia e Apartheid circondata da un sentimento comune che invece preme per la Democrazia e il rispetto dei diritti nazionali della Palestina e del suo popolo".

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venerdì 22 aprile 2011

La lobby ordina e Obama e Sarkò si prostrano: "Niente armi per il Libano!". A Teheran si sente odore di nuove esportazioni verso Beirut!


Secondo il famigerato 'tabloid per semi-analfabeti' "Maariv" la lobby filoisraeliana ramificata e infiltrata in tutti i paesi occidentali sarebbe riuscita, attraverso pressioni, minacce e ricatti, a far cancellare a Francia e Stati Uniti i programmati contratti per l'esportazione di armi verso il Libano, a causa del rovesciamento delle maggioranze parlamentari che ha portato al potere il blocco progressista di Amal, Hezbollah, Libero Movimento Patriottico, SSNP e Partito socialista druso.

Gli accordi prevedevano la vendita a Beirut di aerei leggeri da interdizione, elicotteri, missili anticarro e armi leggere. Naturalmente Israele era d'accordo con queste vendite quando sperava di riuscire a far ri-precipitare il Libano nell'incubo della guerra civile grazie ai suoi lacché falangisti Samir Geagea e sunniti filo-sauditi come Saad Hariri; perché in questo caso le armi occidentali sarebbero servite a uccidere gli sciiti, i maroniti progressisti, gli armeni di sinistra e i comunisti libanesi.

Ora però con Hassan Nasrallah, Michel Aoun e Nabih Berri sono saldamente al potere nel "Paese dei Cedri", scatta il contrordine, visto che l'esercito libanese sta progressivamente saldandosi con le forze della Resistenza che già nel 2006 hanno respinto l'invasione sionista, Tel Aviv non vuole certo contribuire al loro rifornimento.

Ovviamente la decisione, oltre a mostrare l'imbelle servilismo con cui le 'potenze' occidentali si inginocchiano a ogni ordine che arriva dalla lobby ebraica, non avrà alcun effetto detrimentale per l'arsenale libanese, Beirut é già pronta a rivolgersi all'Iran per tutti i suoi bisogni di difesa e la Repubblica Iraniana sarà certamente grata al regime sionista per la forte cifra che andrà ad aggiungersi alla sua bilancia delle esportazioni. Proprio in questi giorni é circolata la notizia che gli ingegneri persiani siano riusciti a mettere a punto una nuova versione del missile TOW con un minore ingombro, precisione migliorata e, soprattutto, raggio d'azione aumentato di oltre il duecento per cento, da tre chilomteri e settecento metri a circa otto.



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"Avete sentito le calunnie e la diffamazione su di noi, ora ascoltate le nostre parole", la Fratellanza Musulmana d'Egitto si presenta alla ribalta dei media.

La guida suprema della Fratellanza musulmana egiziana, Mohammed Badieh, ha recentemente presenziato a una manifestazione intesa a sfrondare maldicenze, calunnie e propaganda messe in giro a proposito del gruppo, delle sue posizioni e dei suoi intenti nell'ambito della futura democrazia egiziana che dovrà sostituire la giunta di transizione che sta gestendo l'immediato "Dopo-Mubarak", seguito alla cacciata del dittatore con la rivoluzione di gennaio-febbraio 2011.

Durante l'evento, che ha avuto come refrain il motto: "Avete udito calunnie, ora ascoltate la verità" il gruppo ha denunciato come, nei trent'anni di regime occidentalista, filo-usa e filosionista di Mubarak decine di migliaia di aderenti, sostenitori e simpatizzanti della Fratellanza sono stati arrestati, rapiti e incarcerati per un totale cumulativo di oltre ventimila anni di prigione: "Quel che più ci rammarica é che nelle nostre fila si trovavano spesso esponenti delle più avanzate e qualificate fasce della popolazione egiziana...medici, professori, insegnanti, avvocati, professionisti, il regime di Mubarak con le sue politiche persecutorie ha defraudato la nazione dei talenti e del contributo di queste persone".

Parlando di fronte a una folla di trentamila persone nella città di Damanhour Badieh ha altresì affermato che la Fratellanza Musulmana non ha nessuna intenzione di arrogarsi il "merito" di aver cacciato Mubarak: "La caduta del tiranno noi attribuiamo alla volontà imperscrutabile di Dio e non crediamo che nessun gruppo o individuo abbia il diritto di rivendicarla come suo merito esclusivo giacché durante la Rivoluzione ogni gruppo, ogni individuo ha agito come parte di un tutto più grande".

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Coloni ebrei fondamentalisti approfittano del massacro compiuto da un asiatico per rubare altra terra palestinese!

Sulla strage di coloni ebrei fondamentalisti che occupavano illegalmente una colonia costruita su terra palestinese a Itamar é stato scritto fin troppo.
L'insediamento illegale di Itamar, dove sono stati uccisi i cinque coloni fondamentalisti
Ovviamente, col procedere delle settimane la narrativa dell'Hasbara filosionista, che voleva "I violenti Palestinesi" responsabili delle uccisioni é crollata come il miserabile castello di bugie che era, anche se, nel caravanserraglio dei 'secondi protocollari', dei 'liberali per israele', degli 'informatori corretti', nonché nel laboratorio di Frankenstein della quasi omonima 'fiamma' (che nel Parlamento italiano siede fianco a fianco col fascista Ciarrapico), si possa ancora trovare qualcuno che cerchi di agitare l'uomo nero palestinese quando é stato provato oltre ogni ragionevole dubbio che i cinque coloni ebrei siano stati sgozzati da un bracciante asiatico che avevano avuto la bella idea di frodare delle mercede per lavori agricoli e di giardinaggio svolti nella loro colonia illegale (nonché di percuotere e insultare).
Una "informatrice corretta"
 Ovviamente l'assassino, approfittando del trasporto fanatico con cui le forze di polizia, l'esercito sionista e le milizie armate dei coloni si sono da subito scagliate contro il vicino villaggio arabo di Awarta, ha avuto agio di far perdere le proprie tracce nella comunità di immigrati asiatici che in Israele svolgono ormai tutti i lavori più umili al posto del 'Popolo eletto' ed é ormai irraggiungibile per la Giustizia (se mai nel regime della segregazione razziale ebraica sia possibile parlare di 'Giustizia'), ma tutto questo ai burattinai dell'Apartheid non interessa affatto.
Ormai più esperti in rastrellmenti delle SS di Himmler, i soldati dello Stato ebraico hanno avuto mano libera per violenze, devastazioni, saccheggi e torture per oltre dieci giorni contro il villaggio inerme di Awarta.
Molto più interessante, invece, é l'occasione di poter impiantare un nuovo "avamposto" di coloni fanatizzati e armati ancora più vicino ad Awarta, prodromo di una prossima 'metastasi' che dovrebbe questa volta causare la distruzione del villaggio e la dispersione della sua popolazione (perché ovviamente, sarebbe 'troppo vicina' alla nuova crescita cancerosa dell'insediamento di Itamar), portando il sogno sionista della totale Pulizia Etnica della Palestina un po' più vicino a realizzarsi, almeno nelle menti distorte di coloro che tali incubi covano e nutrono come figlioli prediletti.

Come riportato dall'agenzia di stampa Palestine Information Center bulldozer con la stella di davide hanno sradicato e distrutto alberi e orti attorno ad alcune squallide roulotte posizionate dai coloni fanatici nel bel mezzo di terre coltivate dagli abitanti di Awarta, che finora, a causa della continua campagna di invasione ed esproprio illegale portata avanti dai settler ebrei e sostenuta dalle forze militari di Israele hanno perso il 90% dei territori agricoli da cui traevano sostentamento e reddito.

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La "lobby a sei punte" vuole impedire che gli egiziani votino liberamente, perché Israele teme la democrazia!


Robert Satloff, Direttore Esecutivo dell'Istituto washingtoniano per le Politiche mediorientali (WINEP), ennesimo "tentacolo" della pervasiva e potentissima lobby filoisraeliana che infiltra e snatura ogni ganglio e ogni recesso della politica americana, come quei funghi tropicali che infestano le formiche amazzoniche trasformandole in "zombi", sta freneticamente cercando di "pilotare" il Sotto-comitato del Congresso per la Politica Estera cercando di convincere l'amministrazione Obama della "necessità" che gli Usa si intromettano nei legittimi e autonomi processi politici di uno stato sovrano (l'Egitto) onde "impedire" che 'forze politiche di ispirazione musulmana' assumano un peso decisivo nel futuro Parlamento che risulterà dalle consultazioni elettorali programmate dalla giunta di transizione per l'autunno 2011.

Per convincere i congressisti americani, moltissimi dei quali devono le loro poltrone alle generose prebende elettorali della lobby ebraica (a loro volta 'pescate' dai miliardi di dollari che gli Usa concedono a Israele come 'Aiuto per il terzo mondo', in un esemplare 'circolo vizioso') il mellifluo Satloff non ha dovuto fare niente di più impegnativo o ricercato che agitare il "babau islamico", giacché niente spaventa di più gli americani, nutriti fin dalla tenerà età alla greppia della propaganda filosionista che beceramente ritrae tutti gli 'islamici' come bestie feroci capaci solo di progettare massacri e attentati, della prospettiva che liberamente e democraticamente una popolazione elegga al potere partiti e movimenti che di quella nazione riflettono i valori e la cultura.

A Satloff e ai suoi sodali dell'AIPAC (creatrice e finanziatrice del WINEP) e delle altre mille sigle della "Lobby a Sei Punte" piacerebbe molto avere la possibilità di cancellare a piacimento storia e memoria delle popolazioni arabe, un po' come hanno cancellato a furia di propaganda mediatica storia e memoria del popolo americano, che a distanza di quarantasette anni non ricorda come fu Israele a distruggere l'unica nave militare americana non impegnata in un conflitto dichiarato dopo la Seconda Guerra Mondiale, o come, a nemmeno un decennio dall'11 Settembre, non riesce a ricordare il gran numero di agenti israeliani fermati a New York mentre stavano filmando con equipaggiamenti professionali gli impatti degli aerei contro le torri del WTC e il loro crollo, sghignazzando, dandosi il 'cinque' e comportandosi come se fossero alla finale del Superbowl.
Non esiste nessuna "doppia lealtà" tra i lobbisti filo-israeliani attivi negli Usa, perché essi sono leali SOLTANTO a Israele!
In attesa che ciò sia possibile Satloff e compagni si limitano a cercare di scatenare i loro burattini congressuali contro il progredire della democrazia e della libertà di scelta in un paese che solo da poche settimane si é finalmente liberato di una oppressiva cappa di autoritarismo tirannico, appoggiata e approvata dagli Usa in funzione filo-israeliana, con pieno sostegno del "democratico" occidente a un autocrate che imprigionava, torturava e terrorizzava dozzine di migliaia di suoi concittadini e che, nella sporca e vergognosa vicenda delle "rendizioni illegali di prigionieri" aveva prestato i suoi sbirri e le sue galere alla bisogna di un mostruoso sistema di persecuzione e violenza transnazionale, orchestrato naturalmente dalla CIA su ordine della Casa Bianca.

Fra i maggiori timori di Israele vi sono: la fine unilaterale del blocco della frontiera egiziana con Gaza (che metterebbe fine all'illegale e inumano strangolamento economico della Striscia, voluto dai generali dello Stato ebraico come 'punizione collettiva' contro la popolazione civile che sostiene Hamas e il suo legittimo Governo), l'apertura di normali relazioni diplomatiche tra il Cairo e Teheran (cosa del tutto normale, che veniva impedita solo dalla subservienza di Mubarak verso Tel Aviv), la revisione (già iniziata) degli accordi per la vendita di gas naturale a Israele (che, regalato a prezzi del tutto irrealistici da Mubarak e dalla sua cricca, ha cagionato all'erario egiziano un danno di oltre 80 miliardi di dollari Usa in pochi anni), la normalizzazione delle relazioni con Hamas e Hezbollah (legittimi movimenti politici che sono al governo dei loro paesi in seguito a normali e democratici processi elettorali) e, infine, l'apertura del Canale di Suez alla libera circolazione di naviglio civile e militare iraniano (essendo l'Iran stato pacifico che non ha mai aggredito o invaso alcun suo vicino, cosa che certamente non può dirsi del regime ebraico).

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Il Governo di Hamas indica la via per lo sviluppo economico di Gaza: "Totale indipendenza da Israele renderà inutile l'assedio sionista!"


Il Ministro dell'Economia di Gaza, Alaadin al-Rafati ha sottolineato progressi e successi degli sforzi del Governo Hanyieh lungo la strada che dovrà portare l'enclave costiera palestinese a diventare un'economia autosufficiente, vanificando così i subdoli tentativi israeliani di danneggiare Hamas e il suo prestigio politico attraverso i disagi e le privazioni economiche imposte con l'assedio.

La transizione, ovviamente, non é facile e a ogni angolo si deve affrontare lo spettro della crisi di qualche settore, specialmente a seguito delle distruzioni che Israele, con i suoi cacciabombardieri, i suoi droni volanti, le sue artiglierie e le sue unità navali é in grado di infliggere a distanza nel più totale e ipocrita disinteresse della comunità internazionale.

"Nonostante tutto é intenzione di questo Ministero e del Governo di cui fa parte di riuscire a creare duraturo sviluppo economico per tutti gli abitanti di Gaza e della Striscia, nell'ambito di un profondo e articolato piano di Resistenza all'occupazione e di sfida all'inumano e illegale assedio sionista. Abbiamo le conoscenze e le capacità per renderci totalmente indipendenti dal regime sionista e il sostegno della popolazione ci spinge a perseguire questo obiettivo, che siamo determinati a raggiungere quanto prima".

Il sistema economico verso cui Gaza tenderà, ha spiegato al-Rafati, coerentemente con la visione politica e strategica di Hamas, lascerà spazio all'iniziativa privata e al mercato, ma nell'ambito di un chiaro ed efficace sistema di controlli e bilanciamenti in maniera da permettere la concorrenza leale, impedire il formarsi di trust e monopoli, tutelare i lavoratori e i consumatori. Era logico che una parte della conferenza stampa venisse spesa parlando dell'Egitto e del suo ruolo nel prossimo futuro della Striscia, mano a mano che le politiche imposte dal regime del tiranno Mubarak verranno abbandonate e condannate.

"Abbiamo già le bozze di accordi per la forntura di elettricità e carburanti attraverso il confine di Rafah, attendiamo che, traducendo nei fatti i primi positivi segnali nei confronti di Hamas e del Governo che esso esprime, il Cairo permetta che questi vengano raffinati nei dettagli e poi posti prontamente in essere".

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