sabato 10 marzo 2012

Hamas e le Brigate Qassam dichiarano: "Le conseguenze dell'aggressione sionista saranno pesanti e dolorose!"


La dirigenza del Movimento di Resistenza Hamas ha dichiarato, in un comunicato rilasciato poche ore fa, di essere pronta a intraprendere "tutti i passi e le iniziative necessarie" per "rispondere adeguatamente" alla raffica di attacchi e attentati scatenati contro la popolazione di Gaza e le sue organizzazioni di politiche e militari dalle forze dell'occupazione sionista, affermando che tutte le opzioni operative sono attualmente sul tavolo, per difendere la popolazione e per scoraggiare Tel Aviv dall'intensificare o ripetere simili azioni aggressive.

"Non rimarremo con le braccia conserte; i comandanti e le unità delle Brigate Ezzedine al-Qassam sono già stati allertati e mobilitate per rispondere all'attacco terroristico della macchina da guerra sionista". Hamas ha invitato i Comitati Popolari, la Jihad Islamica, il Fronte Popolare e le altre organizzazioni di Gaza a coordinare gli sforzi e le iniziative con le Brigate Qassam, in modo da rendere la risposta palestinese più organica ed efficace e ha poi rivolto un appello ai paesi arabi e musulmani a mobilitarsi per mettere sotto accusa Tel Aviv per la sua condotta bellicosa e incontrollata.
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Il Presidente siriano Assad incontra l'ex-Segretario dell'ONU Kofi Annan e dichiara: "Sempre pronti al dialogo con l'opposizione pacifica e democratica!"


Dimostrando una volta di più di non temere il confronto con la comunità internazionale (quando incarnata da rappresentanti imparziali) il Presidente siriano Bashir Assad ha incontrato l'inviato dell'ONU nonché suo ex-Segretario Generale, il Ghanese Kofi Annan nella giornata di oggi intrattenendosi con lui in un lungo dialogo. Assad ha assicurato Annan di essere "più che pronto" a un confronto con eventuali rappresentanti dell'opposizione politica, purché essi rinuncino a ogni pretesa di rovesciamento violento del Governo e si distanzino dalle forze terroriste che recentemente hanno scosso il paese con le loro attività armate.

"La Siria é nel bel mezzo di un profondo sforzo di riforma delle sue istituzioni, é ovvio che tali riforme non possano semplicemente venire 'calate' dall'alto, per questo motivo ci dichiariamo pronti al confronto, ma non ci può essere dialogo o trattativa alcuna con chi, armi in pugno, ha colpito in questi ultimi mesi la cittadinanza, le infrastrutture e le forze armate e di sicurezza del nostro paese. Non vi può essere alcuna relazione fruttuosa con individui ed elementi simili!".

L'agenzia di stampa ufficiale SANA ha riportato come, del resto, i portavoce dell'insorgenza terroristica avessero già dato segno di non essere interessati ad alcuna pacificazione, come é chiaro che non possano essere dei provocatori tagliagole 'paracadutati' nel paese dal complotto imperialista e sionista contro l'Asse della Resistenza (che corre dall'Iran al Libano ora senza soluzione di continuità dopo il ritiro americano dall'Irak) con l'unico scopo di farlo affondare nel caos e nel sangue per permettere alla NATO di dichiarare un intervento armato identico a quello perpetrato contro la Libia.
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Arriva la vendetta della Resistenza; sessanta razzi palestinesi colpiscono obiettivi sionisti: dozzine di feriti!


Una valanga di razzi, ecco la risposta delle Brigate Salah ad-Din, milizia dei Comitati Popolari di Resistenza per l'attentato mafioso con cui l'esercito sionista di occupazione ha assassinato il Segretario Generale del movimento, Sceicco Zuhair al-Qaisi; alla rappresaglia si sono subito unite le Brigate Al-Quds della Jihad Islamica e, sembra, anche le Brigate Abu Ali Mustafa del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, mentre ancora non si hanno notizie della mobilitazione delle Brigate Qassam di Hamas, anche se alcune voci la darebbero per imminente in quanto il Movimento musulmano di Resistenza, in quanto forza di Governo, é garante della salute e della sicurezza pubblica di Gaza e qualunque attacco sionazista contro la Striscia e i suoi abitanti chiama automaticamente una risposta militare da parte delle forze che costituiscono, a tutti gli effetti l'Esercito della Striscia autonoma palestinese.

Sono almeno sessanta i proiettili lanciati contro obiettivi sionisti che hanno colpito i loro bersagli, facendo giustizia di tante fanfaronate su "cupole di ferro", batterie di intercettori e simili panzane della propaganda ebraica: i razzi artigianali costruiti nei laboratori della resistenza costano meno di cento dollari, che lo Stato Maggiore di Tsahal pensi di poterli bloccare con "anti-razzi" del costo di diecimila dollari l'uno é segno della distanza dalla realtà del regime di occupazione, nonché un evidente fallimento sul campo come dimostrata da questa e da altre precedenti campagne di rappresaglia palestinese contro le aggressioni di Tel Aviv.

Un fallimento punteggiato dagli otto sionisti che versano in condizioni che vanno dal grave al disperato, raggiunti dal lungo braccio della vendetta che nessun ordigno "intercettatore" é riuscito a fermare. Auguriamo ancora maggiore successo ai combattenti della Resistenza: possano i loro lanci insegnare una volta per tutte al regime ebraico che la tattica mafiosa dell'aggressione a tradimento, dell'agguato aereo portato dai robot-assassini made in Usa non porterà ad alcun risultato se non lutti e distruzioni per chi la scatena.
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Non si ferma la protesta in Barhein: un altro dimostrante ucciso dal regime e dai suoi complici sauditi!


Con una costanza, una abnegazione che suscita ammirazione e rispetto in tutti quanti credono nella lotta di popolo, nell'autodeterminazione e nel contrasto degli schemi e dei complotti imperialisti, costi quello che costi, il popolo Bahreini continua indefessamente a scendere in piazza e ad opporre la propria massa disarmata ai proiettili, ai gas tossici e al nutrito e letale arsenale del corrotto Re Al-Khalifa, sostenuto dalle truppe di occupazione Saudite e dai mercenari pachistani arruolati coi proventi del petrolio che dovrebbero essere spesi per migliorare le condizioni di vita della cittadinanza e non per difendere un regime marcio e iniquo.

L'ultima vittima di tale regime, il ventunenne Fadhel Mirza, é caduto durante la marcia di ieri con cui la popolazione tentava di riconquistare Piazza Lulu, la "Piazza delle Perle" simbolo della Rivoluzione iniziata dodici mesi fa e costata finora centinaia di morti tra la popolazione, massacrati nell'assordante silenzio dei network di disinformazione imperialista, pronti invece a inventarsi inesistenti rivolte in Siria per tenere bordone agli interessi di Washington, Tel Aviv e Riyadh. Altre dozzine di dimostranti sono rimasti feriti e sono stati ospitati da strutture sanitarie segrete vista l'abitudine delle truppe reali e saudite di arrestare quanti si presentino in ospedale con ferite da proiettile o sintomi da inalazione di gas urticante, segni di avere preso parte alle dimostrazioni.

Le manifestazioni non si arresteranno; un regime ingiusto che si regge solo sulla forza é destinato a cadere per necessità etica e storica, l'esempio dell'Iran, del Libano, della Tunisia, dell'Egitto sono lì per dimostrarlo e prima o poi anche il Barhein sarà libero dalla corrotta corte sunnita messa al potere dagli Inglesi all'inizio del secolo e si doterà di un sistema democratico rispettoso della sua Storia, della sua Cultura e legato indissolubilmente all'Asse della Resistenza anti-imperialista.
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Comunicato dei Comitati Popolari dopo l'assassinio dello Sceicco Al-Qaisi: "Avete aperto le porte dell'Inferno, la nostra vendetta vi colpirà come un terremoto!"


Dopo la vigliacca strage di stampo mafioso con cui l'esercito sionista di occupazione ha colpito e ucciso il Segretario Generale dei Comitati Popolari di Resistenza Sceicco Zuhair al-Qaisi, conosciuto anche come 'Abu Ibrahim' (uccidendo con lui anche un ex-prigioniero politico) si moltiplicano commenti e reazioni il rappresentante di Hamas Ismail Radwan ha condannato l'attacco, dichiarando che "a questo punto nessuno potrà negare il Diritto del popolo palestinese a rispondere a tono alle continue aggressioni sioniste", invocando nel contempo una mobilitazione del Mondo Arabo, guidato dall'Egitto, per denunciare le pratiche israeliane di assassinio dei rappresentanti politici palestinesi.

Particolarmente pognante la dichiarazione delle Brigate Salah ah-Din, braccio armato dei Comitati Popolari, che, nel loro messaggio annunciano come già in preparazione le operazioni di rappresaglia che faranno rimpiangere a politici e generali sionazisti di aver dato l'OK alla vigliacca operazione di assassinio: "Il nemico, colpendo il coraggioso Abu Ibrahim e facendone un martire ha aperto le porte dell'Inferno e la massiccia e continua vendetta per lui e per tutti i martiri prima di lui lo colpirà con la stessa forza di un terremoto!".

Zuhair al-Qaisi é il terzo leader dei Comitati Popolari a venire assassinato in dodici anni, tuttavia la campagna omicida delle forze sioniste non é riuscita ad arrestare lo sviluppo e il radicamento di questo gruppo di Resistenza che, nato come espressione di un gruppo relativamente ristretto di militanti di Fatah contrari alla linea della dirigenza, ha saputo diventare, dopo Hamas, uno dei principali attori del Fronte del Rifiuto, sviluppando intense e fruttuose relazioni con l'Hezbollah libanese e dotandosi di una struttura anche più articolata di quella del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina.
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Enorme manifestazione a Damasco per celebrare la lotta dell'Esercito contro provocatori e terroristi e testimoniare lealtà al Governo di Assad!


"Noi, giovani di Siria, siamo scesi in strada oggi per esprimere sostegno e lealtà al Presidente Assad e gratitudine e orgoglio per i sacrifici dell'Esercito che ha liberato prima Homs, poi Baba Amr e sta continuando l'opera di contrasto al terrorismo e alla violenza di chi voleva precipitarci nel caos; nessuno ci ha spinto, nessuno ci ha costretto, che Dio protegga la Siria, il Presidente e gli uomini dell'Esercito"; queste le chiare e nette parole di chi ha preso parte nella giornata di ieri all'enorme rally a favore di Assad, delle riforme e della lealtà al Governo legittimo, che ha riempito le piazze e le vie di Damasco.

I manifestanti recavano cartelli e striscioni contro il complotto imperialista e sionista che per mesi interi ha cercato di istigare disordini tramite attentati, propaganda mediatica, provocazioni di estremisti armati manovrati da Riyadh, Tel Aviv, Parigi e Washington e invece altri di lode e gratitudine per la Russia, la Cina, il Libano, l'Irak, l'Iran e tutti quegli Stati che hanno speso parole e atti a sostenere la lotta dei Siriani contro il terrorismo dei mercenari dell'Occidente e di Sion.


Manifestazioni del genere sono la più solida e inoppugnabile replica a coloro che, ubriacati di propaganda dalle reti degli emiri del petrolio e dai media filosionisti che egemonizzano il panorama (dis)informativo dei paesi occidentali pensano, a torto, che in Siria vi sia una 'rivolta anti-Assad' e che il popolo chieda le dimissioni del Governo in carica o addirittura il 'cambio di regime'.
Manifestazioni ancora più imponenti sono previste per il prossimo fine settimana, tra il 15 e il 17 marzo 2012.
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venerdì 9 marzo 2012

Vigliacchi come sempre gli assassini sionisti colpiscono dal cielo il Segretario Generale dei Comitati di Resistenza Popolare: creano un martire il cui esempio sarà seguito da migliaia di combattenti!

La redazione di  "Palaestina Felix" si stringe al cordoglio dei familiari dello Sceicco Zuhair Al-Qaisi e ai militanti dei Comitati Popolari di Resistenza e delle Brigate Salah ad-Din che lo hanno avuto come compagno di lotta e guida attraverso anni di sacrificio, impegno e duro lavoro per la Causa della Liberazione della Palestina.

Lo Sceicco, sopravvissuto a gennaio a un vigliacco attentato dinamitardo dei terroristi del Mossad, che lo aveva tuttavia colpito, privandolo dell'affetto di un figlio, era anche noto col nom de guerre di 'Abu Ibrahim' ed era stato eletto Segretario Generale dei Comitati Popolari lo scorso 14 settembre. Il Golia sionista, trincerato dietro i suoi aerei, i suoi elicotteri, i suoi robot-assassini senza pilota, pensa di poter fiaccare la volontà di Riscatto dei Palestinesi con questi assassinii da mafiosi, non sa quanto si sbaglia.

A fianco dello Sceicco, nell'auto codardamente presa di mira dal cielo, a condividere nell'olocausto definitivo il fato di testimone e martire di un popolo che non vuole morire c'era Ahmed al-Halani, già prigioniero politico rilasciato dalle galere sionaziste nello scorso autunno, in cambio della liberazione dell'Ebreo francese Schalit. Un popolo che produce individui capaci di passare anni se non decenni nelle caìne di Sion e, una volta liberati, riprendere DA SUBITO il cammino della lotta e del Jihad contro gli occupanti, tale popolo, signori miei che ve ne state accovacciati nelle sale di controllo di Tel Aviv, che vi rintanate nei consigli di amministrazione di Wall Street e nelle redazioni delle TV e dei giornali venduti a Sion, tale popolo non potrà MAI venire battuto e per ogni martire che creerete, cento nuovi combattenti sorgeranno a raccoglierne le armi e lo stendardo, fino a quando non sarete battuti.
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L'Esercito sionazista ri-arresta illegalmente il prigioniero politico Khaled Makhareh, violando ancora i patti che portarono al rilascio di Schalit!


In totale spregio allo spirito dei patti negoziati e mediati dal Governo egiziano che hanno portato nell'autunno 2011 alla liberazione dell'Ebreo francese Gilad Schalit, catturato dalle forze della Resistenza palestinese mentre, a bordo del suo carro armato da 55 tonnellate si preparava ad attaccare la popolazione civile del ghetto assediato di Gaza, le forze militari dell'Occupazioen sionista hanno tratto in arresto Khaled Makhamreh, detenuto politico palestinese liberato proprio in occasione di quello scambio.

L'attacco dei militari sionisti al villaggio di Yatta, che aveva l'obiettivo proprio di portare all'arresto di Makhamreh, ha scatenato, come da noi riportato precedentemente, la reazione di tutta la popolazione locale, che piuttosto che assistere silenziosa e impotente all'ennesimo sopruso dei Giuda sionazisti, che non tengono fede nemmeno alla parola data poche settimane prima, hanno preferito opporsi con le mani e coi corpi alle mitragliatrici e alle pallottole "full metal jacket" delle SS di Tel Aviv.

La sparatoria é risultata nella morte dell'adolescente Zhakaria abu Arram e nel ferimento più o meno grave di altre decine di persone, di cui almeno una (il ventenne Omar Hushaye) giace in condizioni critiche all'Ospedale di Soroka. Almeno un aguzzino in uniforme sarebbe rimasto ferito negli scontri. In una notizia correlata, due detenuti politici palestinesi originari del villaggio di Burqin hanno dichiarato uno sciopero della fame ad oltranza in solidarietà con la prigioniera Hana'a Shalabi, anche lei ri-arrestata dopo il rilascio nello scorso autunno che da metà febbraio si sta privando di ogni nutrimento pretendendo che l'occupazione sionista tenga fede ai patti stipulati e la rilasci immediatamente. I due coraggiosi prigionieri: Fayez al-Shayeb e Nibad abu Shadouf hanno espresso la speranza che il loro contributo aiuti a mantenere viva l'attenzione sulla lotta della Shalabi e che essi non chiedono nulla per loro stessi, ma invitano le ONG e l'Opinione Pubblica internazionale a mobilitarsi per la causa dei Prigionieri Politici Palestines, perseguitati dai sionisti dentro e fuori dalle carceri.
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Continuano ad ampio raggio le operazioni antiterrorismo in Siria: i provocatori al soldo di Usa e Israele non hanno più dove rifugiarsi!


Sulla scorta delle vittorie di Homs e Baba Amr le forze armate e di sicurezza della Repubblica Siriana hanno lanciato dozzine e dozzine di blitz e rastrellamenti nelle zone di confine del paese, quelle dove, stante la lamentabile porosità dei confini con Libano, Giordania, Irak e Turchia é stato più facile negli ultimi mesi fare affluire militanti, denaro, armi e munizioni per istigare l'insorgenza terrorista architettata da Usa, Israele, Arabia Saudita e Qatar con lo scopo di rovesciare il Governo di Assad e indebolire l'Asse della Resistenza che, dopo il ritiro Usa da Bagdad, si stende ormai dall'Iran fino al Mediterraneo attraverso la Repubblica Islamica, la Mesopotamia (dove é in continua crescita l'influenza degli sciiti di Moqtada al-Sadr), la Siria di Assad e infine il Libano governato da Amal ed Hezbollah.

Notizie di scontri e sparatorie nelle campagne attorno Taibet al-Imam, nei pressi del Fiume Oronte, sono state seguite dall'annuncio della morte di dozzine di militanti wahabiti e del sequestro di diverse riserve di armi e munizioni, molte delle quali, "incidentalmente" sono risultate di marca francese e israeliana, confermando ulteriormente (se mai ve ne fosse bisogno) il vasto coinvolgimento di potenze imperialiste straniere nel proditorio attacco alla sovranità siriana e alla volontà del suo popolo, fiducioso nella capacità delle riforme iniziate dal Presidente Assad di rispondere alle istanze di cambiamento emerse in seno alla società.

Un grande convoglio di armi sarebbe stato intercettato e sequestrato anche nella regione settentrionale di Tal Abyad, sul confine turco, nelle campagne attorno a Raqqa. Inoltre, quattro congegni esplosivi, piazzati da militanti armati lungo l'incrocio delle strade tra Trembleh e Sarakeb, nei dintorni di Idlib, sono stati individuati e disinnescati da artificieri e unità del Genio, prima che potessero mietere vittime,
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I Giuda sionisti, falsi come sempre, si rimangiano la parola e arrestano i prigionieri liberati in autunno: scontri e morti


Una volta ottenuto quel che voleva, cioé la liberazione dell'Ebreo francese Gilad Schalit, catturato dalle forze della Resistenza palestinese mentre insieme ai suoi complici dell'Esercito di occupazione si apprestava ad attaccare la popolazione civile di Gaza, il regime ebraico ha aspettato qualche settimana prima di mostrare tutta la sua natura mendace e menzognera e cominciare nuovamente a pedinare, monitorare, fermare e infine ricominciare ad arrestare gli ex-prigionieri politici temporaneamente rilasciati, come dimostra la recente vicenda di Hana'a Shalabi.

Nella giornata di ieri un raid armato di SS con la Stella di Davide nel villaggio di Yatta, a Sud della cittadina cisgiordana di Al-Khalil, si é risolto in un massacro quando la popolazione locale, vedendo come Khaled Makhamreh uno degli ex-prigionieri da poco liberati stesse per essere nuovamente arrestato e rapito ha tentato, coraggiosamente, una reazione, opponendo le proprie mani e i propri corpi ai proiettili corazzati dei Giuda sionisti.

L'adolescente Zakharia Abu Ahrram é stato portato cadavere all'Ospedale Governativo di Al-Khalil, il giovane corpo crivellato di proiettili, mentre il ventenne Omar Hushaye é ricoverato all'Ospedale Soroka in condizioni critiche dopo che un proiettile sionista gli ha sfondato il petto, mancando il cuore per una questione di millimetri. Il Governo di Tel Aviv aveva promesso solennemente di non sottoporre gli ex-detenuti politici a sorveglianza o nuovi arresti: in questi giorni i suoi sgherri in uniforme stanno mostrando a tutto il mondo (in primis all'Egitto, che di quell'accordo fu garante e mediatore) quanto valga la parola sionista.
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Incontro tra Hassan Nasrallah di Hezbollah e l'Arcivescovo della Chiesa cattolica Greco-Melkita!


Il Segretario Generale di Hezbollah, Sua Eminenza Hassan Nasrallah, ha ricevuto l'Arcivescovo Issam Yohannah Darwish, della Diocesi di Zahle e Furzol, appartenente alla Chiesa Cattolica Greco-Melkita (Chiesa Orientale di Rito Bizantino ma in Piena Comunione con quella romana), trattenendosi a lungo a discutere con lui.

All'incontro ha preso parte anche Ghaled Abu Zeinab, membro del Consiglio Politico di Hezbollah. Nasrallah e Darwish si sono intrattenuti a discutere dei recenti promettenti sviluppi della situazione in Siria, dove i più grandi rischi di destabilizzazione paiono allontanati dalla risoluta azione dell'Esercito e dai progressi del processo di riforma iniziato dal Presidente Assad e del mantenimento delle buone relazioni tra sciiti e melkiti, specialmente nella Valle della Bekaa, dove si trova l'arcidiocesi di Zahle e Furzol e dove Hezbollah mantiene una congrua e importante presenza.

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giovedì 8 marzo 2012

Il Libano si rifiuta di "reggere il gioco" a Usa, Sauditi e Qatariani contro la Siria di Assad!


Il Libano ha nettamente respinto al mittente un ambiguo "invito" americano a 'fornire aiuto' (or else...) ai terroristi stranieri e agli agenti provocatori dei servizi segreti francesi e qatariani che attualmente stanno fuggendo dalla Siria tentando di attraversare il confine col Paese dei Cedri nei punti in cui esso é più poroso e meno sorvegliato.

"Non vogliamo 'Campi Ashraf' in Libano, non vogliamo terroristi da tenere d'occhio e non vogliamo tensioni diplomatiche con la Repubblica Siriana!", questa la netta, chiara, inequivocabile risposta del Ministro degli Esteri Adnan Mansour all'invito a stelle e strisce, che ha citato con mirabile attinenza il caso dei terroristi MKO ospitati in Irak da Saddam Hussein al tempo in cui era ancora il burattino degli Usa e dell'Occidente imperialista e quindi 'regalati' dagli occupanti americani ai nuovi governanti irakeni, che da vari mesi cercano di farli espatriare verso l'Europa e il Nordamerica.

Mansour ha ribadito che gli interessi politici e strategici del Libano vanno in senso totalmente opposto a un rovesciamento violento del Governo di Assad e a una destabilizzazione della Siria e quanto perseguono quegli obiettivi non debbono aspettarsi alcun 'aiuto' libanese, ma anzi, laddove possibile verranno fermati e giudicati per le loro infrazioni e i loro crimini (immigrazione illegale, contrabbando, porto abusivo di armi, sedizione).

Solo pochi giorni fa le truppe dell'Armee Lebanaise hanno fermato 33 terroristi anti-Assad che erano entrati in Libano fuggendo dalla sconfitta di Homs e Baba Amr, dove l'Esercito regolare li aveva messi in fuga dopo settimane di scontri.
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L'Arabia Saudita, nutrice premurosa di tutti i tiranni venduti a Washington e Tel Aviv, non vuole estradare Ben Ali e la moglie!


Confermando di essere la vera e propria "Mecca" (battutaccia offensiva totalmente voluta) di tutti i tiranni in disarmo del Mondo Arabo, ospizio dei vecchi per gli arnesi in disuso dell'Imperialismo occidentale l'Arabia di Casa Saoud ha reiterato ufficialmente di "non avere alcuna intenzione" di estradare verso la Tunisia l'ex dittatore Ben Ali e la sua seconda moglie, l'ex sciampista Leila Trabelsi talmente corrotta, vanitosa e spendacciona da venire soprannominata "la Ymelda Marcos d'Africa".

A casa i componenti della ex-"First Couple" tunisina non troverebbero ad attenderli un nido d'amore ma diversi magistrati ansiosi di addebitare loro il dovuto per corruzione, malversazione delle risorse del paese, contrabbando di manufatti archeologici, riciclaggio di denaro, persino narcotraffico. Messi in fuga dalla rivolta scatenatasi dopo la tragica autoimmolazione di un fruttivendolo di Sidi Bou Zid i due si sono diretti senza fallo dove sapevano che avrebbero sempre trovato ospitalità, tra le braccia dei Saoud servi fedeli dell'Imperialismo americano e sionista, di cui erano stati tanto a lungo i referenti principali in Nordafrica insieme a Mubarak.

Il Presidente tunisino democraticamente eletto dopo la loro fuga, Moncef Marzouki ha dichiarato: "Non ho mai creduto che i Sauditi ci avrebbero consegnato Ben Ali; essi sono inseriti in un meccanismo di potere nel quale l'accontabilità di fronte al popolo semplicemente non viene presa in considerazione; tuttavia continueremo a chiederne l'estradizione e a fare pressione su Riyadh in tal senso. I Tunisini che hanno patito sotto il tallone della dittatura e ancora soffrono per le sciagurate scelte di questo individuo che ha portato il Paese alla rovina ne hanno diritto".
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Miracolo! Anche i rotondi burocrati dell'Anp si "accorgono" del digiuno di Hana'a Shalabi e, educatamente chiedono agli aguzzini sionazisti di liberarla "per favore"!


Buona ultima dopo migliaia di attivisti, dimostranti, simpatizzanti sparsi in tutto il mondo e dozzine e dozzine di ONG umanitarie attive in Palestina e nel Medio Oriente anche l'Anp occupata da Fatah dopo il suo fallito Colpo di Stato del 2007 si é "accorta" del fatto che la detenuta politica Hana'a Shalabi, ri-arrestata dall'occupazione sionista dopo essere stata liberata lo scorso autunno sta, col suo sciopero della fame protratto ben oltre il ventesimo giorno, scrivendo una pagina fulgida e coraggiosa di Resistenza alle prepotenze di Tel Aviv, con una determinazione e un coraggio che i neghittosi dirigenti di Ramallah, anchilosati sulle poltrone concesse loro dagli umilianti 'Accordi di Oslo' non sono probabilmente in grado nemmeno più di concepire.

In un comunicato ufficiale rilasciato ieri sera l'Anp si é "augurata" che la detenzione della Shalabi "finisca il prima possibile"; se il lancio d'agenzia avesse compreso un "pretty please" finale non avrebbe potuto dare meglio l'idea di quanto supino, soggetto e remissivo sia ormai l'atteggiamento di Fatah rispetto alle maggiori questioni dello spettro politico, sociale e civile della Palestina d'oggi. Dobbiamo ahinoi ancora una volta reiterare tutti i nostri dubbi sulla strategia "conciliatoria" perseguita da Hamas negli ultimi 11 mesi verso i cacicchi di Ramallah, che ci sembra sempre più una manovra finanziata da Sauditi e Qatariani per neutralizzare il Movimento di Resistenza musulmano e stemperarne la vena rivoluzionaria e di rottura piuttosto che la maniera con cui superare veramente la frattura generatasi cinque anni fa in seguito all'incapacità di Fatah di accettare il ruolo predominante di Hamas in seguito al suo trionfo elettorale.

In questo giorno di Festa della Donna tutti nostri auguri vanno ad Hana'a Shalabi, che soffre e lotta rischiando in prima persona quello che i pingui e pasciuti burocrati dell'Anp non si sognerebbero mai di mettere in gioco.
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Manifestazione a Gaza per indurre l'Egitto a rifornire la Striscia di carburante!


Dimostranti palestinesi hanno picchettato l'ambasciata egiziana a Gaza con bandiere e striscioni per invitare il Governo del Cairo a supplire alla penuria di carburante ed energia causata nel ghetto assediato dallo strangolamento economico sionista; la maggior parte degli astanti erano pazienti delle strutture sanitarie dell'enclave litoranea la cui salute dipende in qualche modo da terapie legate alla regolarità della fornitura elettrica, messa gravemente in forse dalla carenza di combustibile che ha forzato recentemente la chiusura dell'ultimo gruppo generatore della centrale elettrica della Striscia.

I palestinesi riunitisi a Gaza hanno espresso che, per una soluzione definitiva della questione l'intera Striscia venga connessa permanentemente alla rete elettrica egiziana, mentre, in un evento correlato, l'Autorità per l'Energia e le Risorse Naturali di Gaza ha comunicato al Governo del Cairo di avere completato le procedure tecniche per ricevere la promessa fornitura di combustibile diesel che dovrebbe perlomeno calmierare l'attuale emergenza. Un'area nei pressi di Rafah sarebbe stata approntata per ricevere quanto recentemente promesso dall'Egitto.

Ancora una volta, secondo le stesse parole del Portavoce dell'Authority Ahmed Abul Amrin, per la sopravvivenza del ghetto palestinese assediato si sono rivelati fondamentali i "Tunnel della Vita", arterie di contrabbando attraverso le quali lo stesso Governo di Hamas ha ammesso che una minima quantità di diesel, sufficiente a riattivare per poche ore al giorno almeno un generatore della centrale elettrica, é stata procurata, sia pure con gravi rischi e un alto prezzo.
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mercoledì 7 marzo 2012

Il commento di Ali Reza Jalali sulle recenti elezioni parlamentari nella Repubblica Islamica!

E' con grande piacere che ospitiamo sulle nostre pagine un breve ma pognante e ben scritto commento alle recenti elezioni dei Majlis in Iran, vergato per noi da Ali Reza Jalali, giovane residente a Brescia recentemente laureatosi in Giurisprudenza con una tesi sulla forma di Governo della Repubblica Islamica tra Costituzione e Islam sciita. Sperando che i nostri lettori abituali apprezzino le righe di questo nuovo collaboratore di "Palaestina Felix" ci riserviamo di valerci in futuro delle sue abilità per altre analisi e apprezzamenti su politica e società iraniana.

Le ultime elezioni politiche nella Repubblica islamica dell’Iran, svoltesi la scorsa settimana, hanno attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo. Volendo fare un’analisi della tornata elettorale per il rinnovo del parlamento di Tehran, si può confermare prima di tutto l’alta affluenza, intorno al 65% degli aventi diritto, risultato ottimo se paragonato alle elezioni di alcuni Paesi “democratico liberali”, dove sistematicamente più della metà degli elettori non si reca alle urne, screditando notevolmente le pretese di effettiva rappresentatività democratica. Ad esempio alle elezioni americane spesso non si raggiunge il 50% della partecipazione, pure durante ogni discorso sullo 'Stato dell'Unione' o ogni concione all'ONU o altra assemblea internazionale i rappresentanti degli Usa pretendono di parlare a nome del 'popolo americano'.

Questo è un chiaro messaggio degli iraniani al mondo: la nazione indipendente e fiera dell’Iran non abbasserà la testa difronte alle potenze imperialiste che un giorno sì e l’altro pure minacciano la Repubblica Islamica di sanzioni, attacchi assassini e raid aerei di vario genere. Ancora una volta gli iraniani hanno rinnovato la loro fedeltà alla forma di governo scaturita dalla Rivoluzione del 1979 e ai suoi valori progressisti. Per ciò che riguarda la situazione interna all’Iran, la maggioranza relativa dei seggi andrà alla lista del “Fronte Unito dei Tradizionalisti”, guidati dall’attuale Presidente del Parlamento Ali Larijani, critico nei confronti del Presidente della Repubblica Ahmadinejad, soprattutto per le politiche economiche di quest’ultimo. L’ago della bilancia però sarà rappresentato dal ruolo dei candidati indipendenti, poco meno di 100 su un totale di 290 deputati (secondo l’agenzia stampa “Mehr” gli indipendenti sarebbero una settantina); l’alleanza di questi neoparlamentari con il “Fronte Unito” o con i sostenitori del Presidente, di volta in volta, su ogni disegno di legge, farà prevalere gl orientamenti dei primi o quelli di Ahmadinejad.
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Chi vuole dividere la Libia? Ci sono gli Stati del Golfo dietro le ubbie 'leghiste' di Ahmed Zubair Senussi?


Parlando a nome di un fantomatico "Consiglio ad Interim per la Cirenaica" lo Sceicco Ahmed Zubair al-Senussi avrebbe rivendicato per la provincia libica orientale, da cui circa un anno fa sono partite le prime manifestazioni che hanno portato alla guerra civile e alla caduta del quarantennale regime di Muammar Gheddafi uno "status federale", debole artificio dialettico per mascherare una velata richiesta di secessione nell'ambito di una fumosa "scelta federalista" che, a sentirlo parlare, sarebbe "la migliore soluzione" per il futuro del paese nordafricano. In realtà non si vede come uno stato che raduna a malapena sei milioni di persone concentrate al novantacinque per cento nella fascia costiera, aderenti al novantanove percento alla stessa religione e parlanti la stessa lingua dovrebbe mai darsi uno statuto federale.

L'appello che, a fronte di una riunione di appena tremila persone (meno di quelle che convengono a Ponte di Legno vestiti da Obelix per le libagioni di acque del Po, grappe e altri fluidi probabilmente proibiti dal Corano) Senussi pretenderebbe di chiamare "dichiarazione di indipendenza" é stato lanciato prendendo a ispirazione la divisione del Paese in tre 'regioni' che venne adottata nel 1951 al momento dell'intronizzazione di Re Idris, il sovrano filo-americano che venne cacciato proprio dall'alzamiento militare di Gheddafi e camerati nel 1969. Ma la reazione piccata di Mustafa Abdel Jalil e degli altri membri del Consiglio Nazionale di Transizione non si é fatta attendere e si é concretata in una dichiarazione ufficiale che condanna ogni ipotesi di "soluzione federale" rimarcando come in nessun momento della guerra civile i combattenti contro Gheddafi abbiamo mai innalzato vessilli o slogan separatisti e come "I martiri della Liberazione hanno dato la vita per una Libia libera e unita".

Anche il Premier Abdelrahim al-Kib si é unito alle proteste per le dichiarazioni "gratuite, inopportune e superflue" di Al-Senussi e del suo 'consiglio', a cui sono seguite, nello stesso capoluogo cirenaico, manifestazioni pubblice (di consistenza numerica ben più imponente di quella 'federalista') che hanno affermato il desiderio di mantenere la Liba unita. In susseguenti dichiarazioni Mustafa Abdel Jalil ha chiarito che il CNT sarebbe "pronto a usare la forza per mantenere l'integrità e la sovranità dello Stato" e che "Le dichiarazioni 'federaliste' sono parte di uno schema finanziato e istigato da paesi arabi terzi che vorrebbero vedere una Libia divisa e indebolita per poterla influenzare con maggiore successo. Jalil non ha chiarito quali sarebbero questi paesi arabi ma dai commenti di osservatori e analisti sembra che si riferisse alle monarchie petrolifere del Golfo Persico (Arabia Saudita, Emirati Arabi, Barhein e Qatar).
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Il quotidiano sionista Haaretz titola: "La leadership militare israeliana é marcia fino al midollo!"


Non capita molto spesso di leggere sulle headline del giornale 'Haaretz' il dolciastro e ipocrita straccio dei "sionisti di sinistra" (una vera e propria contraddizione in termini, usata per ingannare le ignoranti e superficiali opinioni pubbliche di Europa e Nordamerica) dei titoli che starebbero benissimo sul nostro "Palaestina Felix", quotidiano online anti-sionista per genesi e convinzione.

Ovviamente l'elzeviro che portava un titolo tanto ruspante e netto, pubblicato senza firma quindi ritraente il punto di vista della Direzione ci ha subito incuriosito e ci siamo immediatamente immersi nelle sue righe per scoprire cosa di tanto 'marcio' Haaretz trovi nelle alte sfere dell'IDF. Ebbene, niente di più che beghe da ballatoio; praticamente sembra che sia in corso di svolgimento un'indagine di una commissione d'inchiesta ministeriale per accertare come e quanto il neandertalesco ex-Capo di Stato Maggiore di Tsahal, Gabi Ashkenazi abbia tentato di impedire con mezzi eticamente poco leciti la promozione del rivale Yoav Galant, usando a tale scopo un ambiguo ufficiale della riserva di nome Boaz Harpaz.

Mischa Lindenstrass, capo della Commissione d'indagine ha dichiarato che, lungi dall'essere conclusive le indagini finora svolte hanno tuttavia scoperchiato un verminaio malsano dalla cui analisi risulta evidente che, lungi dal rispettare la scala gerarchica, che vuole il Capo di Stato Maggiore sottoposto alla superiore autorità del Ministro della Difesa (Ehud Barak in questo caso) Ashkenazi, che disistimava il titolare del dicastero per le sue sconfitte in Libano del Sud nel 2000 e nel 2006 avrebbe costantemente cercato di danneggiarne l'immagine arrivando persino a far fabbricare da Boaz Harpaz un finto documento dal quale sarebbero risultate manovre poco corrette di Barak per fare promuovere il Generale Galant a nuovo Capo di Stato Maggiore.

Di cosa si stupisce Haaretz? Uno Stato fondato sull'immoralità della guerra, dell'aggressione, dell'occupazione, della persecuzione etnica e dell'apartheid non può che produrre figure patetiche e miserevoli come Barak e Ashkenazi, non certo modelli di virtù, esattamente come un Pero non può che dare pere.

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La Repubblica Popolare Cinese invia un emissario speciale in Siria per aiutare il Governo del Presidente Assad!


La Repubblica Popolare Cinese ha annunciato che, nell'ambito degli sforzi prodotti dal Governo per aiutare la Siria a risolvere i problemi generati dall'attacco di forze terroristiche sostenute e finanziate dall'esterno che negli ultimi mesi hanno cercato, per fortuna senza successo, di fare precipitare il paese nel caos e nella violenza, invierà l'ex-ambasciatore nel paese Li Huaxin per una visita esplorativa e un incontro con i vertici del Governo.

L'annuncio, riportato dal portavoce del Ministero degli Esteri Liu Weimin, specificava che Huaxin arriverà a Damasco nella giornata di oggi: "Nonostante le condizioni del paese siano tuttora complicate e la situazione in certe zone sia ancora tesa la Cina ritiene che i recenti sviluppi offrano buone prospettive per l'eventuale uscita dall'emergenza e la definitiva sconfitta dei tentativi di estremisti e provocatori di generare instabilità e divisione tra le varie componenti della popolazione".

Lo scorso 4 febbraio Cina e Russia votarono simultaneamente il veto alla bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU che avrebbe aperto la strada a un intervento armato internazionale come quello imposto dalla NATO contro la Libia violando ed estendendo il mandato del Palazzo di Vetro (che raccomandava solo la creazione di una zona di non sorvolo sul paese nordafricano, mentre l'alleanza imperialista occidentale ne approfittò per lanciare una campagna di indiscriminati bombardamenti sul paese) ponendo le precondizioni per la vittoriosa controffensiva delle forze militari e di sicurezza di Damasco che nel corso delle ultime settimane hanno prima liberato Homs e quindi Baba Amr dalla presenza di dozzine se non centinaia di agenti stranieri, moltissimi dei quali sono stati uccisi e numerosi altri catturati.
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L'esercito sionazista uccide anche "a scoppio ritardato", due dodicenni palestinesi muoiono per l'esplosione di un vecchio proiettile!


Due ragazzini palestinesi di appena dodici anni sono stati dilaniati e uccisi dall'esplosione di una vecchia granata di mortaio sionista, "ricordo" di un passato 'pogrom' militare dell'epoca della Seconda Intifada, che é detonata, forse disturbata dal loro passaggio o dai loro giochi, nei pressi della cittadina cisgiordana di Al-Khalil nella giornata di ieri.

Secondo le testimonianze rese dai soccorritori che, inutilmente, si sono rapidamente portati sulla scena della deflagrazione i due ragazzi, di nome Hamza e Zayed Jradat sono stati uccisi dall'esplosione e altri sei loro coetanei sono stati feriti più o meno gravemente quando quella che pare essere stata una granata da mortaio di grosso calibro é esplosa nel deposito di materiale metallico di risulta dove i ragazzi stavano giocando.

Il comando militare sionazista, responsabile della morte dei giovani palestinesi, ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni in merito.
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Assad: "Il popolo siriano é determinato a schiacciare invasori, provocatori e terroristi!"


Il Presidente siriano Bashir Assad ha dichiarato di avere la certezza che la popolazione del paese "Che ha già in passato sconfitto trame e aggressioni vibrate dall'esterno provando la sua determinazione nel difendere il Paese e le sue istituzioni ha intenzione di persistere lungo la strada delle Riforme e di dire un secco 'No' al terrorismo e alla violenza fomentate dall'Esterno". La dichiarazione é stata rilasciata presso il Parlamento damasceno nel corso di un incontro con una delegazione ucraina nella giornata di martedì 6 marzo.

Mano a mano che le forze militari e di sicurezza del Governo mettono sempre più al muro i provocatori e gli estremisti wahabiti infiltrati nel paese e spalleggiati e foraggiati da Usa, Arabia Saudita, Francia, Israele, Qatar e altre retrive monarchie petrolifere del Golfo Persico si fanno sempre più scomposti e marchiani gli appelli di certe figure dell'asse imperialista a interventi ancora più aperti e aggressivi contro la Repubblica araba siriana: all'inizio della settimana il Senatore americano John McCain, "trombato" delle elezioni presidenziali del 2008 e coinvolto nel più grave incidente a bordo di una portaerei nel corso della Guerra del Vietnam avrebbe addirittura invocato 'attacchi aerei' contro il paese mediorientale per favorire la caduta di Assad e del suo Governo.

Il Presidente siriano sta guidando un processo di riforma istituzionale che, dopo l'approvazione della nuova Carta costituzionale con un referendum nazionale, porterà entro tre mesi (quindi prima della fine della primavera) a nuove elezioni politiche. Il tasso di apprezzamento della popolazione per questa iniziativa é stato altissimo e non solo limitato agli appartenenti o simpatizzanti del partito presidenziale Ba'ath.
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martedì 6 marzo 2012

La detenuta politica palestinese Hana'a Shalabi, in sciopero della fame a oltranza, proposta come icona della prossima Festa della Donna!


Il Centro Palestinese per i Diritti Umani e molte altre ONG palestinesi, mediorientali e internazionali hanno proposto la figura della coraggiosa e determinata detenuta politica palestinese Hana'a Shalabi come simbolo della Festa della Donna 2012, in spirito di solidarietà con la sua lotta contro l'arbitraria e illegale detenzione amministrativa cui vorrebbe sottoporla l'occupazione sionista, che la vede rifiutare ogni genere di nutrimento da quasi venti giorni.

Una lotta durissima che Hana'a Shalabi conduce interamente sul suo corpo, quel corpo di donna che ha dovuto subire le percosse, le sevizie e le molestie sessuali degli aguzzini sionisti in uniforme, anche di fronte ai suoi genitori venuti a trovarla in carcere; una donna per cui il digiuno, la privazione del cibo non é un isterismo trasmesso dal lavaggio del cervello mediatico del consumismo televisivo e modaiolo, propalatore del digiuno e del disordine alimentare per fini 'estetici' ma una precisa strategia di affermazione politica.

Nell'Occidente consumista superficiale e disperato, dove giovedì sera milioni di donne e ragazze celebreranno la 'Festa della Donna' con aperitivi, cenette e 'pellegrinaggi' in qualche triste discoteca con strip maschile, speriamo che l'esempio di Hana'a Shalabi possa illuminare qualche cervelletto femminile ottenebrato dai miasmi dolciastri della mimosa consumista e schiarirne le idee e le priorità, magai convincendone la proprietaria a "paccare" le amiche il cui massimo parametro di realizzazione femminile é un'esistenza alla "Sex and the City" e passare invece la sera dell'otto marzo leggendo e documentandosi sulla quotidianità di lotta e di sacrificio delle donne palestinesi e mediorientali.
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Il Governo siriano, senza alcun timore, invita la rappresentante ONU per i Diritti Umani a Damasco!


L'Incaricato ONU per gli Affari Umanitari, la Baronessa Valerie Amos, ha confermato nella giornata di oggi di avere ricevuto "luce verde" per una sua visita esplorativa in Siria di 48 ore, durante la quale verificherà le effettive condizioni del paese dove il tentativo di insurrezione terroristica armata da Usa, Israele, Francia, Arabia Saudita e altre monarchie petrolifere é stato stroncato, forse decisivamente, con la battaglia in e attorno alla città di Homs, che ha portato alla cattura di dozzine di provocatori armati e alla fuga di molte dozzine di loro attraverso i confini giordano e libanese.

"Le autorità siriane mi hanno confermato che potrò visitare la Siria tra mercoledì e venerdì", ha affermato la Amos nella sua conferenza stampa in merito. Come richiesto dalla Segreteria Generale ONU la visita della Amos mirerà a verificare come le agenzie di aiuto umanitario abbiano pieno accesso alle zone colpite dagli scontri tra truppe regolari e terroristi stranieri e ad accertare la reale situazione della popolazione civile.

Per mesi e mesi il mondo é stato sottoposto alla cagnare mediatica imperialista che parlava di 'civili in rivolta' e di 'repressioni' da parte del Governo; ma quando l'Esercito siriano ha conquistato Homs e Baba Amr si sono visti i civili abbracciare e ringraziare i soldati che avevano cacciato i fanatici 'takfiri' di Al-Qaeda ed é stato rivelato come tutte le 'stragi' di cui network come Al-Jazeera ed Al-Arabiya puntavano a indicare come colpevole il Governo Assad erano state in realtà perpetrate proprio dai terroristi armati da Wahsington, Tel Aviv e Riyadh.
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Ancora una volta in fiamme il gasdotto del Sinai tra Egitto e Israele!


Una sezione del gasdotto che trasporta il metano egiziano in direzione della Giordania e dello Stato sionista dell'Apartheid é saltata in aria nel tredicesimo caso di attacco all'infrastruttura dal momento della cacciata del dittatore egiziano filosionista, Hosni Mubarak, nel febbraio dello scorso anno. Secondo i testimoni oculari l'attacco alle tubature sarebbe avvenuto nella zona di Massaeed, a Ovesti di Al-Arish e sarebbe stato portato con due diverse cariche esplosive che sarebbero brillate a poche decine di metri l'una dall'altra, probabilmente attivate con un comando a distanza.

A collocare le cariche sarebbero stati una mezza dozzina d'uomini che, secondo le testimonianze, sarebbero discesi da due camion pickup e vi sarebbero risaliti appena piazzati gli esplosivi. Pompieri e personale di sicurezza hanno impiegato un paio d'ore a contenere le fiamme e chiudere le valvole di sicurezza; era passata nemmeno una settimana dalla riattivazione delle stazioni di pompaggio dopo l'attentato esplosivo dello scorso 5 febbraio.

Gli attentati ormai si susseguono a cadenza poco più che mensile, di solito pochi giorni dopo che il gasdotto é stato rimesso in grado di funzionare. Secondo i più recenti sondaggi di opinione meno del dieci per cento dell'opinione pubblica egiziana é favorevole a continuare l'esportazione di gas metano verso il regime ebraico, anche quando questo acconsentisse a pagare prezzo di mercato per la materia prima che, in virtù degli iniqui e umilianti 'Accordi di Camp David', veniva implicitamente 'regalata' a Tel Aviv con grave danno per l'erario del Cairo.
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Non contenti della strage di domenica jet kenioti colpiscono ancora la Somalia del sud!


Vetusti cacciabombardieri F-5 di fabbricazione americana, in forza all'Aviazione keniota, hanno colpito diversi obiettivi attorno alla cittadina somala di Diff, gettando nel panico la popolazione locale e dando il via all'ennesimo esodo di abitanti in un paese già da mesi alle prese con un gravissimo problema di profughi e rifugiati interni per gli effetti della carestia, delle inondazioni e delle azioni militari straniere.

Un residente della cittadina somala, Ahmed Muse, intervistato dai reporter della stazione iraniana PressTV ha dichiarato che quattro apparecchi kenioti abbiano lanciato bombe a caduta libera e raffiche di cannoncino attorno all'abitato, a più riprese: "Le esplosioni si sono succedute per circa un'ora, ma ancora non é chiaro quanti danni e quante vittime hanno causato". Secondo altre testimonianze centinaia di soldati kenioti, dopo la fuga della popolazione da Diff, sarebbero entrati nella città abbandonandosi al saccheggio e alle violenze.

Solo lo scorso week end un altro attacco aereo keniota aveva causato dozzine di vittime tra la popolazione civile; il Governo centrale di Mogadiscio sarebbe contrario alle ingerenze militari di Nairobi sul suo territorio, ma non ha i mezzi, la forza o l'autorità per difendere la propria sovranità di cui i 'padrini' dell'avventurismo militare keniota (Barack Obanga, Netanyahu e Sarkò) lasciano comodamente e discretamente disporre al Presidente keniota Mwai Kibaki e al Premier Raila Odinga.
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Il Popolo Americano si sveglia e riconosce il suo vero nemico: dimostrazione davanti alla Casa Bianca al grido "Occupiamo l'AIPAC!"


Diverse centinaia di manifestanti pacifisti hanno picchettato la Casa Bianca durante l'incontro tra il Presidente americano Barack Hussein Obama e il Premier sionista di Estrema Destra Benji Netanyahu; i dimostranti reggevano cartelli e striscioni che invitavano l'amministrazione Usa ad avere il coraggio del dialogo e del confronto nei riguardi della Repubblica Islamica e ad abbandonare il ritmo della retorica provocatoria e bellicista impostole dalla lobby filosionista allineata a organizzazioni come AIPAC e simili: "Occupiamo l'AIPAC" era uno degli slogan più in voga, sulla falsariga di 'Occupiamo Wall Street'.

E' una delle prime volte che il Popolo Americano si rende conto di quanto pernicioso e contrario ai suoi rapporti sia il legame fra lobby filoisraeliane e Governo Usa, in base al quale la Casa Bianca invia ogni anno TRE MILIARDI DI DOLLARI a Tel Aviv come "aiuti per il terzo mondo" e regolarmente, in tempo di elezioni statali, parlamentari e presidenziali, il Governo sionista di occupazione della Palestina usa questa MOSTRUOSA quantità di denaro che "rigira" abilmente a organizzazioni della 'Lobby a Sei Punte' per "segare le gambe" a ogni candidato non apertamente schierato a favore di Israele, finanziando oltre misura i suoi avversari filosionisti.

Ormai chi debba sedere nei palazzi governatoriali dei cinquanta stati, nel Campidoglio o nello Studio Ovale non viene più deciso nelle urne elettorali, ma nei banchetti e nei ricevimenti della Lobby seipuntuta, dove, in stanze ben distanti dall'attenzione dell'opinione pubblica (regolarmente distratta dai media in mano a Sion) viene deciso quale candidato filoisrahell sostenere e mandare a occupare le varie cariche. Obama, che dopo avere vinto le primarie democratiche grazie al sostegno 'grassroot' degli attivisti di base del suo partito commise il madornale e imperdonabile errore di includere la Strega Clinton (legata a doppia mandata alla lobby sionista) nella sua squadra di Governo come 'gesto sportivo' é totalmente succube di questo sistema perverso e infatti durante l'incontro con Netanyahu ha dovuto fare 'atto di sottomissione' promettendo di "usare il potere degli Usa contro l'Iran" nella speranza che l'AIPAC e le altre componenti della lobby pro-Tel Aviv non finanzino troppo la campagna elettorale di Mitt Romney, il fondamentalista filosionista che lo sfiderà in estate per le elezioni presidenziali.
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L'Esercito libanese cattura 33 terroristi che cercavano di fuggire dalla Siria dopo la sconfitta di Baba Amr!


Sono 33 i militanti armati che sono stati circondati e arrestati dalle truppe di Beirut nel Nord del Paese dei Cedri, dove stavano cercando di esfiltrare attraverso il confine con la Siria per riorganizzarsi e riarmarsi con l'aiuto di Arabia Saudita, Francia, Israele e dei partiti e movimenti schierati con le forze sioniste e imperialiste, appartenenti alla coalizione '14 marzo' guidata dal mezzo saudita Saad Hariri, agente di Washington e Riyadh.

La notizia, trasmessa dai media libanesi e subito dopo confermata anche dall'iraniana PressTV comprende anche dettagli riguardanti un "considerevole quantitativo" di armi ed esplosivi che i terroristi portavano con sé, evidentemente trasportato oltreconfine fin dai loro covi di Baba Amr, ora occupati e perquisiti dalle truppe regolari siriane che nella scorsa settimana hanno spezzato la loro presenza nella zona di Homs.

Adesso le forze armate di Beirut hanno annunciato che faranno ogni sforzo per identificare precisamente gli individui catturati, cercando di capire se siano estremisti wahabiti, Siriani, Sauditi, Qatariani o persino europei (come Francesi e simili), contando, a questo fine, sulla decisiva cooperazione delle autorità e delle forze di sicurezza di Damasco.
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lunedì 5 marzo 2012

Amici e sostenitori della Palestina "affondano" un evento filosionista all'Università Davis in California!


Un evento di "whitewashing" della ormai disastrosamente compromessa immagine pubblica del regime ebraico dell'Apartheid era stato recentemente organizzato da membri della lobby sionista particolarmente ricca, attiva e influente negli Stati Uniti, presso l'Università Davis della California, ma gli attivisti pro-palestinesi del campus e della contea sono riusciti a deragliarlo e farlo diventare invece un veicolo di denuncia delle politiche disumane e razziste portate avanti dall'occupazione sionista contro il popolo, la terra e la Storia della Palestina, in particolare contro la città occupata di Gerusalemme/Al-Quds e contro il ghetto assediato della Striscia di Gaza.

Secondo quanto riportato dal quotidiano sionista di Destra 'Jerusalem Post' nella sua edizione odierna il gruppo filoisraeliano 'Stand with Us' dell'Università Davis aveva invitato un soldato delle truppe di occupazione della Palestina (leggasi: una SS con la Stella di Davide) e una collaborazionista araba (leggasi: una traditrice Quisling, come coloro che nella Seconda Guerra Mondiale aiutavano i nazisti occupanti) a parlare a favore di 'Israele' e contro la Resistenza ma entrambe non potevano immaginare che, ben più numerosi degli sparuti sostenitori di Israhell ad assieparsi fra i posti a sedere erano gli amici e i sostenitori della Palestina e dei Palestinesi che li hanno letteralmente tempestati di domande come:


"Ha mai aperto il fuoco contro civili?"

"Ha mai ucciso manifestanti disarmati?"

"Ha mai ucciso bambini che tiravano pietre?"

"Ha mai manganellato donne incinte?"

"Ha mai sottoposto donne o ragazze palestinesi a molestie sessuali?"

"Cosa si prova a tradire la propria gente?"

"Cosa le hanno promesso i sionisti in cambio di questa sua esibizione?"

Quando i due 'ospiti' si sono rifiutati di rispondere alle domande del pubblico i sostenitori della Causa Palestinese hanno iniziato a cantare slogan contro l'occupazione sionista e gli organizzatori dell'evento hanno chiamato la polizia, insistendo perché disperdesse, arrestasse o comunque zittisse i contestatori; gli ufficiali intervenuti non hanno ravvisato alcunché di criminoso nel contegno dei dimostranti e si sono perciò rifiutati di adempiere alle richieste dei filosionisti, che hanno quindi concluso l'evento nella debacle più totale.
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Chavez dall'Avana invia felicitazioni e solidarietà a tutta la Siria per la vittoria di Baba Amr contro gangster e terroristi!


Il Presidente venezolano Hugo Chavez, temporaneamente a Cuba per il decorso post-operatorio dell'ultimo intervento nella sua terapia anticancro, ha inviato felicitazioni e auguri al Presidente siriano Bashir Assad per la riconquista dei sobborghi di Homs dalle mani insanguinate dei terroristi e degli agenti provocatori qatariani, francesi e di altre nazionalità e per l'arresto di numerosi di loro e di ingenti quantità di armi, denaro, munizioni e documenti che testimoniano del complotto internazionale contro Damasco e il suo legittimo Governo.

"La Siria é ancora al centro di una cinica e vigliacca cospirazione imperialistica, questo deve essere dichiarato e ripetuto, soprattutto di fronte al torrente di menzogne della propaganda occidentale, ma, per fortuna, grazie alla lealtà del popolo e allo spirito di servizio e sacrificio delle Forze Armate sta avendo piano a piano la meglio contro ogni manipolazione e provocazione".

Chavez, che pur trovandosi all'Avana per motivi medici ha insistito per continuare a ricevere costanti aggiornamenti sull'evoluzione della situazione internazionale; in particolare quella mediorientale, ha esteso la propria solidarietà a Presidente Assad e al popolo siriano tutto, augurandosi di sentire annunciare il prima possibile il definitivo 'fracaso' dell'iniziativa terroristica finanziata e sostenuta da Stati Uniti, Francia, Israele, Arabia Saudita, Qatar e altre monarchie petrolifere reazionarie del Golfo.
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Arriva al 19esimo giorno lo sciopero della fame di Hana'a Shalabi; la Jihad Islamica si congratula con la giovane!


Il tribunale militare sionista di Ofer ha diramato, nel corso della giornata di ieri, la notizia di avere approvato una "riduzione" del termine di 'detenzione amministrativa' inflitto (ovviamente senza giustificazione o spiegazione alcuna) alla detenuta politica palestinese Hana'a Shalabi. La 'riduzione' sarebbe stata decisa in seguito a una 'udienza' segreta e tenutasi all'insaputa della Shalabi, ormai al diciannovesimo giorno di sciopero della fame, e persino dei suoi avvocati difensori in una vera e propria parodia di procedimento legale.

La Fondazione Damir per i Diritti Umani ha protestato per il rifiuto della corte di convocare testimoni riguardo alla maniera surrettizia, illegale e irregolare con cui la Shalabi (cui le autorità sioniste avevano promesso libertà da persecuzioni, controlli, pedinamenti e, ovviamente, ri-arresti al momento della sua liberazione lo scorso autunno) sarebbe stata fermata e arrestata: un evento che avrebbe compreso percosse, sevizie e una perquisizione indecente e irregolare.

Ovviamente questo 'annuncio' non ha smosso di un'acca la determinazione della coraggiosa giovane palestinese di continuare il suo sciopero della fame fino alla liberazione o alle estreme conseguenze; nella giornata di oggi il Movimento per la Jihad Islamica in Palestina ha esteso un messaggio alla ragazza dove, congratulandosi per la sua determinazione le si raccomanda di non cadere nei tranelli dei carcerieri sionisti, atterriti dall'idea di creare dei martiri e degli esempi con i loro comportamenti e pronti a ogni bassezza per fare indebolire o distrarre l'attenzione della comunità internazionale dalla contemplazione delle sofferenze e delle persecuzioni cui sono sottoposti i detenuti politici palestinesi.

La Jihad Islamica é l'organizzazione di cui fa parte anche lo Sceicco Adnan, che recentemente si é quasi ucciso con uno sciopero della fame di protesta lungo 66 giorni.
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