sabato 6 luglio 2013

L'ultima illusione di Tel Aviv: un battaglione di 'Quisling' arabi da schierare contro Hezbollah!

Si chiama 'Horv' l'ultima 'trovata' dei generali sionisti che, disperati per i costanti fallimenti nei loro tentativi di attaccare e destabilizzare Hezbollah e la Resistenza Libanese, tanto direttamente quanto indirettamente e letteralmente terrorizzati dai costanti progressi della milizia sciita che sempre di più amplia ed approfondisce le proprie conoscenze tecniche e la panoplia del proprio hardware (in non piccola parte grazie al sostegno di Iran e Siria), avviandosi a diventare uno snodo sempre più integrato del sistema militare libanese hanno tirato fuori dal cappello l'idea più trita, frusta e inconcludente dei militari disperat: "Se non riusciamo a sconfiggere un nemico, paghiamo qualcuno che lo combatta al posto nostro!".
Evidentemente dimentichi della sapienza di Machiavelli riguardo alle "compagnie di ventura", i sionisti si sono messi sotto e hanno trovato un numero sufficiente di tagliagole, rinnegati, criminali e vendipatria fra le varie fogne umane a cui hanno accesso creando il 'Battaglione Horv', milizia di esuli, di drusi filo-Jumblatt e, udite udite, di wahabiti pescati dritti dritti dalle fila dei mercenari takfiri reduci dalla Siria e dall'organizzazione del patetico 'Sceicco' Raed Saleh, che é passato dall'organizzare la Resistenza contro i sionisti a fornire loro miliziani in funzione anti-sciita.

I sionisti hanno messo insieme qualche centinaio di rinnegati discendenti dei membri dell'SLA di Haddad e Lahad che sono fuggiti presso di loro dopo la liberazione del Sud-Libano nel 2000, qualche Druso, e numerosi fondamentalisti takfiri disposti a mettersi al servizio degli invasori della Palestina pur di assecondare il loro settarismo di ignoranti cannibali e hanno messo a capo di questa armata brancaleone i due ceffi che vedete ritratti sopra: Khaled Koja (ritratto con tanto di bandiera dei ratti) e Shadi abu Fares (con l'uniforme sionazista).

Hezbollah, con i suoi oltre trent'anni di esperienza, con la sua fortissima dedizione politico-ideologica, con l'entusiasmo delle recenti vittorie di Qusayr, Talkalakh e Saida che ancora scorre tra i suoi militanti, guarda questi patetici traditori e li attende al varco. Speriamo che i furieri del battaglione horv abbiano ordinato abbastanza sacchi di plastica nera...quella che si usa per il pattume!

Povero Qaradawi! Dopo il golpe in Egitto l'Emiro del Qatar sfratta e sospende il passaporto del celebre predicatore sunnita!

"I perdenti non piacciono a nessuno!", così, un po' rozzamente, si potrebbero sintetizzare le vicissitudini dello Sceicco Qaradawi, noto predicatore sunnita che, messo in esilio dal regime di Mubarak, aveva trovato asilo, sostegno e una formidabile piattaforma mediatica per le sue rigide ma nondimeno ispirate orazioni nella capitale qatariota Doha e nei microfoni e nei video di Al-Jazeera. Qaradawi era molto intimo, come prova la foto qui sopra umoristicamente 'ritoccata' del vecchio emiro Al-Thani.
Ma "Aria nuova, scopa nuova!" appena consumata l'abdicazione con salita al trono del nuovo Emiro Tamim, é bastata la detronizzazione in Egitto del Presidente Morsi e dei suoi compagni dell'Ikhwan per far disastrosamente franare le 'azioni' del predicatore cui poco é valso l'aver sperperato il suo patrimonio di credibilità sposando le tesi takfire (molto gradite al vecchio Al-Thani) della falsa 'jihad' da combattere in Siria contro Assad e il suo Governo legittimo e istigando i sunniti egiziani alla violenza omicida contro gli sciiti.
Quindi Qaradawi é stato rapidamente e poco cerimoniosamente espulso da Doha, i suoi documenti qatarioti sono stati rapidamente invalidati e, con l'aria che tira in Egitto, non é detto che i Generali e il Presidente a Interim Adli Mansour siano disposti a riceverlo, col rischio che le sue prediche radicalizzino i sostenitori dell'Ikhwan che già ieri si sono scatenati in violenze. Insomma, ancora una volta viene dimostrato che a mettersi al servizio dell'arroganza dell'Imperialismo e dei suoi servi locali si possono sì ottenere vantaggi, ma del tutto momentanei e transitori, mentre coloro che scelgono la via della Resistenza, quando ottengono risultati, anche a prezzo di grandi sofferenze, possono star certi che essi saranno saldi e duraturi!

Ali Reza Jalali sugli ultimi avvenimenti egiziani "Mursi non ha voluto o potuto intraprendere cambiamenti concreti!"

La redazione di Palaestina Felix é lieta di ospitare sulle sue pagine l'informata e approfondita opinione dell'amico Ali Reza Jalali in merito ai recenti rivolgimenti egiziani e alle loro ripercussioni nell'arena araba e mediorientale.


Vi sono ancora troppe incognite nel nuovo corso degli eventi in Egitto, dopo il colpo di stato che ha messo fuori gioco il presidente Morsi, e anche le opinioni degli analisti sono contrastanti. I dati certi al momento sono: l'esercito, che ha sempre avuto in mano il potere effettivo nelle questioni strategiche, dai tempi di Nasser in poi, ha deciso di prendere in mano anche il potere formale, direttamente. I Fratelli Musulmani rischiano così un nuovo periodo di marginalizzazione dal potere politico del Cairo, andando in contro ad una seria sconfitta anche nella regione, considerando il fallimento del piano riconducibile alla caduta di Assad in Siria, dove la Fratellanza aveva il ruolo politico più importante nell'opposizione al governo damasceno.

In Palestina il tutto costringerà, considerando anche il ridimensionamento del prestigio di Erdogan per le note proteste in Turchia, il movimento Hamas, a un nuovo riposizionamento, e quindi, presumibilmente, a supplicare una riappacificazione con l'Asse della Resistenza (considerando anche la transizione al potere in Qatar). Morale della favola: l'asse antisiriano mediorientale, Turchia-Qatar-Fratelli Musulmani ha subito in poche settimane un serio smacco, non di certo ostacolato dagli stessi USA, che dopo aver "usato", come spesso fanno, i loro "alleati", poi li sacrificano. Il problema è il seguente: non si può avere la pretesa che i nordamericani abbiano un approccio più "umano", ma possiamo avere la pretesa di un atteggiamento più lungimirante da parte dei leader politici del Medio Oriente.

Anche se, ci rendiamo conto, che dato il materiale umano a disposizione, le nostre speranze potrebbero rivelarsi vane.

La dirigenza araba del dopo "primavere", si è dimostrata, tutto sommato, in continuità con i politici che l'aveva preceduta. In Egitto ad esempio, tutto quello che ha fatto Morsi, è stato quello di non fare nulla. Nessuna riapertura del valico di Rafah in modo permanente per consentire alla popolazione assediata di Gaza di respirare. Addirittura il blocco del valico è continuato anche nel periodo in cui, nel novembre dell'anno scorso, Israele lanciò un pesante attacco contro la Striscia, esattamente come aveva fatto Mubarak nel periodo 2008-2009. In un anno di potere in mano, Morsi ha cercato di barcamenarsi, ma non è riuscito, o forse non ha voluto compiere concretamente passi verso il cambiamento. Le sue posizioni sulla crisi siriana hanno destato molte perplessità e addirittura la decisione di troncare i rapporti diplomatici con Damasco, nel pieno di una offensiva dell'esercito di Assad per riconquistare alcune zone strategiche del paese in mano ai ribelli, ormai in chiara difficoltà, è sembrato un gesto molto goffo.

La situazione economica dell'Egitto è poi peggiorata molto nel corso degli ultimi due anni, in un paese che dipende molto dal turismo, i viaggi degli stranieri, per ovvi motivi legati all'instabilità politica, sono diminuiti. Anche ciò ha avuto molto peso nelle proteste popolari contro Morsi, ma senza l'intervento dell'esercito, non vi sarebbe stata una caduta così rapida del presidente islamista. La Fratellanza Musulmana sembrava destinata a giocare un ruolo importante dopo la caduta di Mubarak e degli altri leader della regione. Dobbiamo essere onesti su questo punto: se i FM invece di allinearsi alle posizioni occidentali su molti temi, come la Siria, e la totale indifferenza sulla questione di Gaza, ripresa solo a parole (ma le parole venivano spese anche da Mubarak e dagli altri, la gente chiedeva azioni concrete, non chiacchere), forse ora, invece di una certa indifferenza popolare nei confronti della caduta di Morsi, vi sarebbero milioni di persone in piazza a difendere il loro leader, democraticamente eletto. E invece c'è il deserto o quasi. Morsi, grazie ai suoi errori e all'eccessivo conservatorismo della Fratellanza, ha perso tutto il consenso che poteva esserci per lui e il suo movimento politico.

All'indomani della caduta di Mubarak, alcuni leader di rilievo dell'Ikhwan si recarono a Tehran, dall'Ayatollah Khamenei. In quell'occasione la Guida iraniana disse loro: "Esistono due tipi di musulmani: quelli che ritengono l'America molto potente, molto ricca, molto influente, e che quindi ritengono impossibile ed inutile un confronto con questa potenza; essi si mettono l'anima in pace e cedono dinnanzi alle pretese degli statunitensi. Vi è però un'altra categoria di musulmani. Questi ultimi pur ritenendo l'America molto potente, molto ricca e molto influente, pensano che in ogni caso, la potenza americana non sia superiore a quella di Dio. In questo modo essi assumono autoconvincimento e riescono a resistere, ricordando la grandezza divina, ad eventuali pretese eccessive degli USA". Il grido "Allah Akbar" (Dio è Grande) era sulla bocca dei Fratelli Musulmani, ma evidentemente nei loro cuori lo slogan più forte era: "Amrika Akbar" (l'America è grande).

In ogni caso ora la situazione è molto complicata e bisognerà vedere dopo la transizione militare, l'esercito chi accetterà al potere; in questi giorno si è fatto il nome di El Baradei, che ha alle spalle alcuni gruppi liberali, nazionalisti, anche taluni islamisti (questi giorni in Piazza Tahrir vi erano anche alcuni piccoli gruppi sciiti a protestare contro Morsi), senza dimenticare però i fans di Mubarak, sempre pronti al reintegro, ammesso e non concesso che ci sia stata una vera defenestrazione degli uomini dell'ex rais. 

 

venerdì 5 luglio 2013

I takfiri libanesi tentano di "resuscitare" il loro 'sceicco' morto attraverso il potere tecnologico del...Nastro Magnetico!

Fate finta per un secondo di essere gli ultimi seguaci rimasti dell'ignorante e rozzo 'sceicco' takfiro Ahmad al-Assir, dopo che l'azione congiunta dell'Armee Libanaise opportunamente istruita e consigliata dai veterani di Hezbollah é riuscita a scardinare e distruggere la loro infrastruttura armata tra Saida e altre zone del Paese dei Cedri in un week-end di scontri conclusisi con la morte certa del luogotenente militare di Assir, quella propabile dello stesso predicatore e la conquista della 'moschea' da loro trasformata in covo.

Il problema é: come fare a tentare di lanciare nuovi proclami di sfida contro le autorità libanesi adesso che il vostro leader carismatico é morto? Facile, si trova qualcuno che sappia imitare la sua voce e si registrano delle audiocassette. Non importa il fatto di essere nel 2013, quando anche un ragazzino con uno smartphone può registrare video e caricarli su Youtube e Vimeo in pochi minuti; visto il livello mentale medio degli estremisti takfiri vi sarà sicuramente qualcuno in grado di abboccare all'amo!

Questa degli 'audiomessaggi registrati' é la farsa più patetica che i wahabiti libanesi potevano mettere in piedi: se Assir fosse VERAMENTE vivo non esiterebbero un attimo a riprenderlo in video (con tutte le cure per non far capire la sua precisa locazione) e trasmettere le sue immagini per galvanizzarne i seguaci. Assomiglia tanto questa ridicola situazione ai vari 'audiomessaggi' di Osama Bin Laden successivi al 2002 (quando sicuramente morì tra le montagne afghane) che continuarono a circolare fino a che la CIA non decise di 'ritirare il personaggio' che ormai aveva servito agli scopi per cui era stato creato con la ridicola pantomima della sua 'uccisione' fasulla in Pachistan.

Turchia e la Tunisia denunciano l'intervento dell'Esercito egiziano negli affari politici del Paese, guardando preoccupate ai loro generali

Con toni e motivazioni in parte diverse Tunisi e Ankara si sono nelle ultime ore pronunciare in maniere simili sulla crisi egiziana e sull'ingerenza in esso delle Forze Armate chiamandole 'usurpatrici di funzioni non loro' e facendo notare come il loro intervento ponga uno sgradevole precedente che potrebbe influenzare il futuro politico del grande paese nordafricano.

Nonostante sia una formazione politica ispirata all'Islam l'Ennahda tunisino non ha quasi nulla a che spartire con l'Ikhwan egiziano, non essendone una filiazione e non condividendone la contiguità con il radicalismo wahabita. L'Ennahda, pur ampiamente premiato alle urne ha preferito fare un Governo di coalizione con forze laiche (CPR ed Ettakatol) e ha combattuto le derive oltranziste di certi predicatori mobilitando contro di essi anche la forza pubblica.

Ben diversa la situazione in Turchia, dove Erdogan vedeva il successo dei Fratelli Musulmani in Egitto come una prova della esportabilità del suo "modello" di Governo, almeno lo faceva prima che il consenso popolare gli scoppiasse letteralmente in faccia con il pretesto dell'abbattimento di Gezi Park, ma in realtà a causa delle sue scelte ampiamente impopolari nel sostegno ai terroristi in Siria, nell'apertura del paese ai radar Usa anti-iraniani e nell'abbandono delle posizioni anti-israeliane assunte ai tempi dell'incidente della "Mavi Marmara".

Continuano a pieno ritmo le operazioni militari dell'Esercito siriano; dozzine di terroristi abbattuti, tra di essi molti leader wahabiti!

Le notizie che arrivano dall'Egitto dove un superficiale e ridicolo capo di stato che fino a ieri si faceva fotografare in pubblico con in mano la bandiera dei terroristi takfiri anti-siriani gode ora dell'ospitalità vigile delle guardie militari che lo costringono agli arresti non devono farci dimenticare di tenere costantemente un occhio puntato sulla situazione siriana, dove il ritmo delle operazioni militari contro i gruppi takfiri continua senza pause anzi, possibilmente accelera per avvantaggiarsi del fatto che quasi tutti i paesi sostenitori dei mercenari wahabiti sono preda a vario livello di proteste, instabilità e caos di varia natura (dal golpe egiziano alle proteste turche, dall'improvvisa abdicazione in Qatar, alla lotta per la successione saudita, al 'Datagate' che ha colpito gli Usa).

Il leader terrorista irakeno  Ahmad Fawwaz al-Amir é stato abbattuto con il 'cadre' del suo gruppo di fuoco ad Hejjira mentre i capi wahabiti Abdul-Majid al-Ayyoubi e Mohammad Arafa, sorpresi con altri presso una fabbrica di medicinali a Est di Al-Mleiha sono stati uccisi così come Iyad al-Shalet e Mahmoud al-Barghouth, capi di 'Shabab al-Houda', circondati a Ovest di Al-Shifounieh.

Khalid Mohsen e Mohammad al-Ahmad sono stati abbattuti coi loro seguaci presso le fattorie di Deir Salman. Nella Provincia di Homs Tamim Obaid e Ahmad Satuf Kdad sono caduti sotto le raffiche delle truppe di Assad insieme ai loro seguaci vicino al villaggio di Al-Ghajar mentre nelle campagne intorno a Palmyra il gruppo "Saraya al-Islam" é stato accerchiato e distrutto fino all'ulitmo uomo.

giovedì 4 luglio 2013

Corsi e ricorsi storici a distanza di trentaquattro anni tra Teheran e Il Cairo: 1979-2013

Poco dopo il trionfo della Rivoluzione Islamica in Iran la Guida Suprema Ayatollah Ruhollah Khomeini invitò il popolo della grande nazione araba egiziana (i cui leader traditori stavano dando asilo al marcio e corrotto dittatore iraniano fuggito di fronte alla rabbia del popolo) a seguire l'esempio di Teheran e sollevarsi, cacciando i servi dell'arroganza imperialista e sionista e instaurando il Regime della Giustizia e del Riscatto degli Oppressi. Purtroppo quelle parole non vennero ascoltate e l'Egitto e gli Egiziani languirono per trenta anni ancora sotto una tirannia svenduta e meschina. Finalmente venne la rivolta, ma anziché mettere la nazione sulla strada della Giustizia, della Resistenza e della Lotta i nuovi capi dell'Egitto hanno preferito accordarsi con Usa, Israele, Turchia e Qatar, senza ripudiare alcuna delle ripugnanti politiche di Mubarak e anzi, fornendo "assicurazioni" che l'assedio di Gaza sarebbe continuato, che la svendita di metano a Tel Aviv sarebbe proseguita, che la Fratellanza Musulmana si sarebbe impegnata contro l'Iran, contro la Siria, contro Hezbollah. Questi sono i brillanti risultati di quelle scelte. Meditate gente, meditate.

Sotto accusa per stupro il capo dello staffi di Benji Netanyahu costretto a imbarazzanti dimissioni!

La natura profondamente corrotta e criminale del regime ebraico di Tel Aviv si nota nella scarsa qualità degli uomini che esso riesce a mettere in posizioni di potere: uno sguardo all'annuario dei politici e dei generali sionisti é una specie di 'viaggio allucinante' in un carosello lombrosiano di 'freak' notevoli per la frequenza e il calibro delle loro mancanze morali degne del casellario giudiziario: appropriazione indebita, ricatto, corruzione, malversazione di fondi e risorse pubbliche, lenocinio, abusi e miscondotta sessuale, sembra non esserci fine alla capacità criminogena del politico sionista, degno rappresentante di un sistema basato sul razzismo, l'aggressione, la rapina e l'omicidio.

Ulteriore materiale per tale 'galleria degli orrori' viene fornito in questi giorni da Gil Scheffer, capo dello staff del Premier sionista Benji Netanyahi, nominato in fretta e furia a marzo per sostituire Nathan Eschel, sotto processo per molestie sessuali sul posto di lavoro e costretto adesso alle dimissioni per la ben più grave accusa di stupro.

Il crimine si sarebbe consumato ai tempi in cui Scheffer era Vice-capufficio in una branca del Ministero della 'Giustizia' (ah! l'ironia del Fato!!); attraverso minacce e ricatti al reo sarebbe stato possibile finora ritardare l'emersione della verità che tuttavia ha solo potuto rallentare e non evitare del tutto, tanto che essa é tornata a colpirlo come la Nemesi greca proprio nel 'punto culminante' della sua carriera di leccapiedi.

Cinque morti, dieci feriti tra Marsa Matruh e Alessandria: ora la repressione violenta si concentra sui sostenitori di Morsi!

Mentre una parte dell'Egitto festeggia e si rallegra per la deposizione e l'arresto più o meno velato del Presidente Mohammed Morsi (per il quale non proviamo alcuna simpatia ma che ricordiamo essere comunque stato regolarmente eletto con consultazioni democratiche) la parte di paese che ancora lo sostiene non esita a versare il proprio sangue protestando e contestando l'intrusione delle Forze Armate nella vita pubblica del Paese.

Sono riportati quattro morti e numerosi feriti nella piccola città costiera di Marsa Matruh, uccisi quando le forze di sicurezza hanno assaltato per riconquistarlo il quartier generale di polizia della cittadina, che era stato occupato da manifestanti legati all'Ikhwan musulmana, un altro morto, sempre tra i sostenitori del Presidente-eletto si sarebbe avuto ad Alessandria/Iskandriya.

Anche Aisut e Gharbiya sarebbero state luogo di violenti scontri tra forze dell'ordine e manifestanti pro-Morsi. Intanto é stato confermato che i militari intervenuti a deporre Mohammed Morsi avrebbero sospeso la Costituzione e nominato il Capo della Suprema Corte  Adli Mansour come Capo di Stato 'traghettatore' verso un nuovo processo elettorale che dovrebbe dotare (chissà quando) il Paese di un nuovo Parlamento e Presidente.

La Repubblica Islamica Iraniana commemora le vittime innocenti della pirateria militare americana nel 25esimo della loro morte!

Esattamente un quarto di secolo fa, nel periodo di stasi dei combattimenti tra forze Iraniane e Irakene che avrebbe poi condotto all'accettazione dell'Armistizio ONU proposto con la Risoluzione 598 un Airbus 300 con 274 persone a bordo decollò per la sua destinazione nel Golfo Persico dall'aeroporto di Bandar Abbas.

Secondo il punto di vista statunitense l'incrociatore 'Aegis' USS Vincennes, una nave lanciamissili equipaggiata con i più avanzati radar e sistemi di scoperta del mondo avrebbe 'scambiato' un largo, goffo, lento aeroplano passeggeri in fase di salita all'interno di un riconosciuto corridoio internazionale di traffico aereo civile con un maneggevole, veloce, letale caccia F-14 in picchiata verso la nave, lanciando quindi due missili contro di esso.

L'aereo iraniano venne distrutto e tutti i passeggeri e i membri dell'equipaggio morirono nel Golfo Persico, alcuni senza poter nemmeno venire recuperati. A venticinque anni di distanza le Forze Armate iraniane hanno convocato gli attaché militari di numerose delegazioni diplomatiche per ricordare con una sobria cerimonia le vittime dell'arroganza imperialista yankee e annunciare, nel contempo, che dopo settembre Artesh e IRGC si impegneranno in una massiccia esercitazione antiaerea congiunta.

"Modafe'an-e Aseman-e Velayat 5" (Difensori dei Cieli di Velayat 5) coinvolgerà batterie missilistiche, artiglieria antiaerea, radar a corto e a medio-lungo raggio e aeroplani di ogni tipo nella dimostrazione che la Repubblica Iraniana non tollererà altre simili aggressioni, tantopiù se rivolte contro la propria popolazione civile.

Tra tank per le strade e fuochi d'artificio in cielo si chiude il sipario sulla presidenza Mursi: modello turco-pachistano per l'Egitto?

Colonne di blindati e di cingolati hanno occupato tutti i punti e gli snodi strategici della capitale egiziana Il Cairo mentre gli elicotteri fin dal pomeriggio hanno preso a rombare nel cielo come enormi mosconi sopra strade e piazze ancora ingombre di folla, perlopiù plaudente all'intervento militare. Ancora una volta é stato l'Esercito egiziano l'ago della bilancia: due anni fa si rifiutò di intervenire per reprimere la protesta di Piazza Tahrir, suggellando la sconfitta del regime di Mubarak. Oggi, dopo un anno di presidenza Mursi e circa un anno e mezzo di supremazia politica dell'Ikhwan i Generali hanno imposto l'aut-aut al Presidente, letteralmente strappandogli la carica e licenziandolo.
Secondo voci di corridoio Morsi sarebbe guardato a vista e il blocco di visti e passaporti sarebbe stato emanato per 40 alti dirigenti della Fratellanza Musulmana che non possono più lasciare il paese. Sembra che le forze armate cerchino di occupare un ruolo simile a quello giocato in passato dai generali turchi e tuttora ricoperto da quelli pachistani: quello di 'guardiani' e sorveglianti dei poteri civili, per quanto regolarmente eletti, che possono deporre o togliere di mezzo a loro piacimento, come accaduto in Turchia fino a tutti gli anni '80 e in Pachistan ancora con l'ex-Premier Nawaz Sharif.

Per completare l'aria di golpe il canale TV dell'Ikhwan é stato oscurato e i suoi manager arrestati mentre il partito musulmano ortodosso "Al-Nour" (che pure aveva vinto quasi il 30 per cento dei consensi alle elezioni politiche) si é affrettato a fare atto di sottomissione ai Generali di Abdel al-Sisi.

mercoledì 3 luglio 2013

Golpe militare in atto in Egitto, Mohammed Mursi agli arresti, in piazza i dimostranti anti-Ikhwan (per ora) esultano...

Puntualmente, appena scaduto l'ultimatum di 48 ore, le forze armate egiziane sono rientrate pesantemente e possiamo anche dire prepotentemente in scena dopo le dimissioni dello SCAF avvenute poco dopo l'elezione presidenziale di Mohammed Mursi e il successivo posizionamento a riposo (con grandi e altisonanti e ben remunerate 'sinecure') degli alti ufficiali che avevano animato e diretto il Supremo Consiglio cui era toccato di salvaguardare la gradualità e legalità della transizione tra l'autocrazia di Mubarak e le prime consultazioni democratiche nella millenaria storia del Paese.

I morti negli scontri di piazza che hanno portato al 'redde rationem' tra i generali e le istituzioni elette (dove l'Ikhwan musulmana aveva la maggioranza schiacciante) hanno causato oltre 50 morti e 1500 feriti, ma non sono arrivate ai picchi di violenza toccati due anni e mezzo fa al momento della dissoluzione del regime dell'NPD e del suo anziano leader.

La situazione é tuttora confusa, si parla di un appello del Presidente alla popolazione fedele alle istituzioni elette a "resistere pacificamente" ai tentativi di intervento militare nella vita pubblica, ma si dice anche che Mursi sarebbe stato ormai costretto agli arresti domiciliari e che forze dell'Esercito sarebbero impegnate a erigere barriere artificiali con blocchi di cemento e transenne attorno al palazzo presidenziale.

Ex-ministro sionista argentino coinvolto nell'attentato del 1994 per cui Israele cerca di accusare l'Iran!

Molte cose cominciano a chiarirsi grazie ai coerenti e coraggiosi sforzi dell'Argentina per arrivare alla verità sul crudele e devastante attentato che nel 1994 colpì la capitale Buenos Aires, sforzi che, lo ricordiamo, hanno recentemente coinvolto la Repubblica Islamica dell'Iran, da anni vittima di una campagna di fango a marca sionista che vorrebbe vederla coinvolta nel fatto terroristico.

La Corte Federale d'Appello di Buenos Aires ha messo ufficialmente il nome dell'ex-Ministro Carlos Vladimir Corach (noto filosionista e membro della locale 'Lobby a Sei Punte') in collegamento col pagamento di ben 400.000 dollari avvenuto poco prima dell'attentato a favore di un meccanico della capitale di nome Carlos Telledin.

Corach, lo ricordiamo, é stato Ministro degli Interni nei Governi di Menem nel corso degli anni '90 e un grande "sponsor" per la costruzione del Museo dell'Olocausto di Buenos Aires (fantastica costruzione visto che non ci risulta che nessun evento connesso all'Olocausto sia mai avvenuto in Argentina) e il protagonista assoluto della sua cerimonia di inaugurazione.

In Egitto i morti arrivano a cinquanta mentre si profila uno scontro Ikhwan-Esercito sulla legittimità dell' "ultimatum"!

Mentre il conto dei morti negli scontri di questi giorni passa rapidamente da quasi venti a oltre cinquanta, con annunci molteplici e ripetuti che rendono difficile mantenere un computo preciso, la Fratellanza Musulmana, forza egemone del Parlamento dai cui ranghi é uscito anche il Capo dello Stato ha analizzato attentamente l'ultimatum emesso dall'Esercito giudicandolo privo di legittimità, visto che, fino a prova contraria, l'Ikhwan é pur sempre l'unico partito uscito premiato dalle consultazioni elettorali.

Intanto però altri membri della compagine governativa, (come i portavoce dell'Esecutivo e della Presidenza) hanno rassegnato le loro dimissioni unendosi ai titolari dei dicasteri dell'Ambiente, del Turismo, degli Affari Legali e delle Comunicazioni, mentre si dice che anche l'attuale Ministro degli Esteri stia valutando la possibilità di rimettere il suo mandato.

La situazione é sempre più tesa e basterebbe pochissimo per far precipitare il Paese delle Piramidi nel baratro del Caos, che sembrava essere riuscito brillantemente ad evitare due anni fa al tempo della prima Rivolta di Piazza Tahrir e delle dimissioni dell'autocrate Mubarak.



martedì 2 luglio 2013

Terminati a Bushehr i lavori sulla petroliera 'Aframax' "Sorocama", ormai pronta a unirsi alla flotta venezuelana!

Dieci mesi dopo avere adagiato in acqua il maestoso scafo da 250 metri di lunghezza e 44 di larghezza i cantieri navali iraniani di Bushehr hanno terminato i lavori di preparazione della prima delle quattro petroliere modello 'Aframax' (navi capaci ancora di valicare il Canale di Suez ma non quello di Panama) che stanno venendo costruite nella Repubblica Islamica per conto del Venezuela.

Ali Saeedlou, Vicepresidente iraniano per gli Affari Internazionali ha dichiarato che tempi e modalità di consegna del nuovo vascello ai committenti venezuelani verranno discussi ai margini della prossima conferenza del Forum dei Paesi Esportatori di Gas cui parteciperanno sia il Presidente iraniano sia quello venezuelano, Nicolas Maduro.

Questo brillante esempio di cooperazione economica tra Teheran e Caracas non fa che riaffermare la natura vincente della scelta di intensificare e approfondire sempre più i rapporti economici tra i due paesi, fortemente voluta da Mahmoud Ahmadinejad e da Hugo Chavez.

I Cristiani libanesi chiedono ad Hassan Nasrallah il permesso di potersi unire a Hezbollah per combattere in Siria!!

IL SEGUENTE MESSAGGIO E' STATO PUBBLICATO IERI SU UNA PAGINA FACEBOOK DEDICATA AI "POLITICI LIBANESI" E CI E' STATO SEGNALATO DA UNO DEI NOSTRI CONTATTI

"Dai vostri fratelli Cristiani che vogliono assistere e aiutare la Resistenza Libanese e l'Esercito Arabo Siriano che ogni giorno lottano e si sacrificano contro i takfiri stranieri" 

Vostra Eminenza Sayyed Nasrallah, siamo un gruppo di giovani Cristiani che non resiste più nel vedere i nostri correligionari uccisi e torturati in Siria, i nostri Arcivescovi rapiti e offesi, la nostra Storia e la nostra Cultura messe in pericolo da questi estremisti che non rappresentano nulla se non la loro meschinità e crudeltà nascoste sotto una parodia dell'Islam; gli abusi e le enormità di costoro non causano reazioni da parte dell'Occidente "cristiano" o dalle gerarchie religiose delle nostre Chiese. 


Per questo, Vostra Eminenza, vi chiediamo di permettere che le porte della sua organizzazione si aprano e ci venga permesso di unirci agli Eroi che difendendo la Siria, difendono anche i Siriani cristiani, vorremmo poter formare una nostra unità nelle vostre fila, una unità dedicata ai nomi di Issa e Mariam (Gesù e Maria) che unisca i propri sforzi a quelli dei vostri altri seguaci per conseguire prima la necessaria vittoria sui barbari takfiri. Sarebbe un onore per noi aggiungere i nostri martiri, martiri cristiani, a quelli che già si sono immolati per la libertà di Qusayr, dove erano presenti molti nostri fratelli.

L'Esercito siriano avanza nelle province di Aleppo, Homs e Latakia, i terroristi, divisi e isolati, non sanno come reagire!

Le truppe dell'Esercito siriano, dopo avere sottoposto a intensi bombardamenti le zone di Aazaz e Andan intorno alla città di Aleppo hanno fatto numerosi progressi nella loro avanzata in direzione di Al-Nobbol e Al-Zarhaa; tentativi disorganizzati di contrattacco da parte degli estremisti takfiri sono stati bloccati e respinti a Ming, Mayer, Grand Orme mentre nei quartieri di Saif al-Dawla e Abtin le forze regolari hanno scoperto arsenali e depositi di armi ed esplosivi abbandonati dai mercenari wahabiti in fuga.

Significativo il particolare come in queste ultime santebarbare il numero di ordigni esplosivi improvvisati e di bombe da mortaio "fatte in casa" sia molto più alto di quello mai riscontrato in passato (quando in mano ai terroristi si trovavano anche avanzate armi costruite in Israele, in Francia, negli Usa...) a dimostrazione di come i gruppi armati stranieri siano sempre più disperati per la mancanza di rifornimenti.

Ma intense operazioni si sono avute anche nella Provincia di Homs, dove, dopo avere messo in sicurezza tutta la zona tra Talkalakh e il corso del fiume che segna il confine con il Libano, l'Esercito siriano si é dedicato a ripulire la zona tra Talkalakh e Qaryaten, per impedire il  movimento di gruppi armati e terroristi sopravvissuti verso Rastan.

Più a Nord, nella Provincia di Latakia, un'operazione qualitativa delle Forze Armate é risultata nell'uccisione del capo wahabita libico Abu Liyad, leader del movimento degli 'Immigrati di Dio', caduto con diversi suoi seguaci in un'imboscata che lo ha sorpreso vicino al villaggio di Doreen nella zona costiera settentrionale.

lunedì 1 luglio 2013

Dopo 18 morti, 800 feriti e quattro ministri dimissionari, arriva per Morsi l'Ultimatum dell'Esercito: "Potere al popolo o interveniamo entro 48 ore!"

Aggiorniamo il computo delle vittime dei violentissimi scontri che per tutto il giorno hanno animato le manifestazioni di rabbia e protesta popolare in Egitto contro il Presidente Mohammed Mursi (di cui ricorre appena il primo anniversario dall'insediamento) e contro il Governo guidato dall'Ikhwan musulmana espresso dal primo Parlamento democraticamente e regolarmente eletto dal popolo in oltre settemila anni di Storia del paese.

Secondo le ultime cifre sarebbero cinque le persone perite al Cairo nel rogo della sede dell'Ikhwan, mentre la distruzione di un'altra sede della Fratellanza ad Al-Moqattam sarebbe costata altre cinque vittime, quattro i morti ad Assiut, uno ad Alessandria, uno ad Al-Gharbia uno a Fayoum e uno a Kafr al-Sheik. In totale quindi ci sarebbero stati diciotto morti e un totale variabile tra i 780 e gli 800 feriti.

Intanto quattro Ministri (del Turismo, delle Comunicazioni, degli Affari Legali e dell'Ambiente) hanno rimesso i loro mandati in mano al Premier Hisham Qandil, dimostrando come ormai la Fratellanza Musulmana, pur se rimane la più forte organizzazione politica del paese, si stia trovando via via sempre più isolata e in difficoltà di fronte a un movimento di protesta che forse supera come mobilitazione popolare persino quello scatenatosi a inizio 2011 contro Mubarak.

Intanto si riaffaccia sull'agone politico l'Esercito che, dopo l'uscita i scena degli alti ufficiali dello SCAF, che avevano accompagnato la transizione tra le dimissioni di Mubarak e l'avvento della Democrazia, avrebbe segnalato un proprio 'ultimatum' di 48 all'Ikhwan, intimandole di restituire la sovranità al popolo pena un proprio diretto intervento.

La testata 'Al-Anbaa' suggerisce che il leader dei 'barbouzes' di Sidone Ahmad Assir sarebbe morto negli scontri con l'Esercito!

Nell'aftermath della breve ma intensa 'Battaglia di Saida' che ha visto capitolare le milizie takfire del barbuto 'sceicco' Ahmad al-Assir, creatura qatariota incaricata di intorbidare la situazione libanese mano a mano che le forze siriane (anche con l'aiuto di Hezbollah) stanno mettendo con le spalle al muro l'insorgenza wahabita sul loro territorio, si era ritenuto che il predicatore settario si fosse rifugiato nell'ambasciata dei suoi finanziatori, attendendo di poterne uscire o di venirne fatto esfiltrare in qualche modo (visto che su di lui pende sempre il mandato d'arresto firmato dal Giudica Sakr Sakr).

Adesso però arriva un articolo del quotidiano del Kuwait "Al-Anbaa" che suggerisce che anche Assir possa aver trovato la morte nella tre giorni di scontri con l'Armee Libanaise, consigliata e guidata nella campagna di soppressione degli estremisti da personale scelto di Hezbollah. Secondo alcune testimonianze raccolte dai suoi reporter in Libano infatti il sedicente 'sceicco' sarebbe morto insieme al suo luogotenente Fadel Shaker e non identificato a causa della gravità delle ferite riportate e del principio di combustione cui la salma sarebbe poi stata esposta.

Questo spiegherebbe non solo la scomparsa ma anche la mancanza di ogni genere di messaggio che lo 'sceicco' pur sconfitto avrebbe potuto comunque lanciare ai restanti seguaci e ai simpatizzanti anche da un eventuale nascondiglio.

Rapporto 'segreto' rivela: Il Princpe Muqrin, ex-'Spymaster' di Riyadh sarebbe ancora in corsa per il trono!

Pur con tutta la cautela possibile e immaginabile riportiamo la notizia di come sulla stampa sionista abbia fatto la sua comparsa un articolo secondo il quale in un documento 'segreto' filtrato fuori dagli ambienti dei servizi e del Ministero degli Esteri, si analizzerebbero le 'chances' residue per Muqrin bin Abdulaziz al-Saoud, Principe già capo supremo dei servizi segreti sauditi, poi giubilato in favore del famigerato 'Bandar Bush', starebbe rafforzando i propri legami e stringendo le fila dei propri sostenitori nel tentativo di presentarsi comunque come credibile candidato e ereditare il trono di Re Abdullah, pur non ricoprendo ora come ora alcuna carica governativa.

La candidatura di Muqrin porrebbe una 'vera' e forte alternativa a quella del figlio di Abdallah, Mutaib, che, con i suoi 'appena' 61 anni garantirebbe però una permanenza al trono più lunga e una capacità di fare politica attiva certamente più incisiva e coerente di quella di un ultraottantenne. Nel corso del testè conclusosi mese di giugno 2013 la stessa rivista Foreign Policy aveva analizzato le lotte di potere interne alla corte dei Saoud vista la nota fragilità della salute dell'attuale Re, concludendo che uno stato di prolungata instabilità o addirittura la caduta della dinastia a causa dei conflitti interni non erano alternativ da scartare totalmente.

Sette morti in Egitto durante una domenica di manifestazioni e scontri che hanno attraversato l'intero paese!

Qualora si consideri che, dopo appena un anno speso in carica dalla sua elezione, il Presidente egiziano Mohammed Mursi sia riuscito a suscitare contro di sé un movimento popolare di protesta apparentemente ancora più radicato e diffuso di quello che all'inizio del 2011 riuscì con alcuni giorni di agitazione massiccia a causare il collasso del regime dell'autocrate Mubarak (e tutto questo nonostante il fatto che Mursi sia sostenuto dall'Ikhwan musulmana, la più grande associazione politica del paese, due anni fa schierata con l'opposizione) poche parole vengono alla mente per definire la sua presidenza, tra esse, certamente vi é: "Fallimentare".

Nella giornata di ieri, caratterizzata dalla mobilitazione contemporanea di milioni di manifestanti attraverso centri piccoli e grandi del paese, si sono registrati almeno sette morti negli scontri violenti che hanno visto la polizia da un lato cercare di disperdere o quantomento contenere gli assembramenti: una vittima é stata registrata a Beni Souef, un'altra a Fayoum e tre ad Assiut, piccoli centri a Sud del Cairo, mentre due morti sono rimasti sul terreno davanti alla sede nazionale dell'Ikhwan, al Cairo, andata totalmente distrutta da un incendio appiccato dai manifestanti.

Secondo le note del Ministero della Salute i feriti, più o meno gravi, della giornata di ieri ammonterebbero circa a seicento persone. Il coordinamento del movimento di protesta avrebbe già rispedito al mittente con un secco diniego l'offerta di Mursi per una 'normalizzazione' della situazione interna.

domenica 30 giugno 2013

Foto esclusive della visita della flotta iraniana ad Astrakhan mentre Teheran e Mosca progettano manovre congiunte sul Mar Caspio!

I pattugliatori leggeri 'Joshan' e 'Peykan' dell'IRIN hanno calato l'ancora ad Astrakhan, alla foce del grande fiume Volga, secondo quanto annunciato in passato da fonti russe e della Repubblica Islamica. Secondo quanto comunicato dal Colonnello Soleiman Adeli la visita iraniana é mirata a rafforzare lo spirito di fratellanza e collaborazione tra Iran e Russia ma anche tra tutte le cinque nazioni che si affacciano sul grande bacino interno del Caspio, una risorsa che deve essere difesa e preservata come importantissima parte del paesaggio naturale e del retaggio culturale della regione.
I due pattugliatori lanciamissili sono stati varati nel 2003 e nel 2006 e costituiscono i primi esempi del percorso intrapreso dalla Repubblica Islamica per raggiungere l'autonomia completa nell'industria della Difesa secondo i dettami della "Jihad per l'Autosufficienza Militare". Nelle foto é possibile vedere come i comandanti della flottiglia iraniana abbiano ricevuto insieme ai loro anfitrioni russi l'omaggio del picchetto d'onore del porto di Astrakhan e come in seguito agli ospiti una delegazione cittadina abbia offerto il pane e il sale, tradizionali tributi al visitatore che viene in pace.
Intanto il Vicecomandante della Flotta russa del Caspio, Nikolai Yakubovsky ha annunciato che entro pochi mesi IRIN e flotta Russa si impegneranno per la seconda volta in una manovra congiunta sulle acque del mare interno. La prima esercitazione in tandem tra le due forze navali si svolse nel 2009 e vide coinvolti circa trenta vascelli.

L'Esercito Libanese restituisce al Mufti sunnita di Sidone la mosche di Bilal Rabban, profanata dalle milizie takfire di Assir!

Una moschea, lo sappiamo benissimo, dovrebbe essere un pio luogo di preghiera e contemplazione, in cui l'animo umano, attraverso il messaggio del Profeta dell'Islam, sappia elevarsi per avvicinarsi all'Assoluto; purtroppo, sotto l'influenza dell'eresia wahabita, spesso le moschee vengono meno al loro scopo primario e vengono sminuite, vilipese, trasformate in sentine di odio e meschinità, i loro sacri locali trasformati in nidi di vipere che tramano morte contro vittime innocenti.

E' stato il caso, recentemente, della moschea di Bilal ben Rabban, a Saida/Sidone, nella parte meridionale del Libano; all'apice degli scontri tra la milizia takfira del superficiale e ignorante 'predicatore' Ahmad al-Assir e le forze armate regolari (sostenute e consigliate ad 'advisor' di Hezbollah) l'Armee Libanaise non ha avuto scelta ed é stata obbligata a violarla con le armi e a portare la caccia ai terroristi fin nei suoi locali. Proprio la conquista della moschea, base principale del movimento takfiro in città, ha segnalato la disfatta del gruppo, mandando il suo capo a rifugiarsi nella più vicina ambasciata del Qatar.

Adesso, con una cerimonia ufficiale, l'Esercito del Paese dei Cedri ha restituito la Moschea al Mufti sunnita di Sidone, Sceicco (lui sì con titolo valido!) Salim Sousan il quale, accettandola ha dichiarato pubblicamente che essa verrà riconsacrata al 'Vero ruolo delle Moschee dell'Islam, quello di servire la pietà, la conoscenza e la tolleranza". Sousan ha già nominato lo Sceicco Mohammed Abu Zeid come nuovo imam di Bilal Rabban.

Ancora una volta si vede come sunniti e sciiti, in Libano e in Siria non abbiano niente che li metta in contrasto o peggio in lotta tra loro e che i superficiali e rozzi 'sceicchi' wahabiti sono una minoranza infima, istigata e foraggiata dall'esterno (dal Qatar e dall'Arabia Saudita) che senza i petrodollari degli Emiri reazionari non conterebbero nulla e non potrebbero attrarre alcun seguace.

La vigilanza delle truppe di Assad ha la meglio su gruppi terroristi wahabiti nella Provincia di Idlib!

L'Esercito arabo siriano lungi dal concentrarsi unicamente nel consolidamento dei suoi successi al confine col Libano, oppure attorno ad Aleppo, mantiene alto il suo livello di sorveglianza e pronta reazione contro quel che resta dei semidispersi gruppi takfiri presenti nel paese anche in altre Province e governatorati. Vicino a Tal el-Sawan, presso Adra, un gruppo di mercenari é stato accerchiato e distrutto e il suo deposito d'armi catturato, tra i corpi dei morti sono stati identificati i famigrati takfiri Khaled Rajab e Omar Derar; Hamada Hamada e Mahmoud al-Sadiq, invece, sono rimasti uccisi alle fattorie di El'ab.

Il perimetro di Al-Khalidiya, invece é stato penetrato su più assi, cogliendo in contropiede i comandanti terroristi che si aspettavano un'unica avanzata. Il movimento concertato e simultaneo su più direttrici ha permesso di cogliere 'in contropiede' i takfiri, molti dei quali stavano ancora collocando bombe lungo le strade dei bazaar, il mercato di fiori, le arterie più trafficate, con l'evidente intenzione di fare strage (una volta scappati) di far morire tra le esplosioni non solo i militari ma anche la popolazione leale che sarebbe andata a festeggiare l'Esercito e i suoi rappresentanti.

Man mano che passa il tempo i risultati del campo di battaglia rafforzano e rassicurano il campo lealista e contemporaneamente limitano e sfrondano il novero delle opzioni a disposizione dei terroristi, diffondendo sempre più la certezza che ogni mossa degli Usa e del campo imperialista nella crisi siriana abbia avuto, per tutto il corso degli ultimi due anni e passa, un effetto pressoché contrario a quelli previsti e desiderati dagli analisti della CIA e del Dipartimento di Stato