sabato 18 dicembre 2010

Israele, paese dell'Apartheid, progetta barriera di confine e lager di detenzione contro gli immigrati africani

 Israele da paese del "Muro del Pianto" a "Paese dei Muri" tout-court, dopo aver scempiato la Cisgiordania con il "muro di separazione" che frammenta e spezzetta la continuità geografica, economica e sociale delle comunità palestinesi e ruba la terra più fertile e i pozzi d'acqua più ricchi per riservarli all'esclusivo uso e consumo del 'popolo eletto' ora si prepara ad alzare una nuova barriera di cemento, acciaio, filo spinato e torrette di guardia, questa volta per assicurarsi di tenere ben fuori dai propri confini gli indesiderati immigrati africani, lasciandoli nelle amorevoli mani della sbirraglia di Mubarak.
Questa volta a essere circondati dagli anfibi e dai fucili spianati dell'Esercito più (im)morale del mondo non ci sono arabi palestinesi ma neri africani.
La nuova barriera di separazione sarà completata da un adiacente campo di prigionia per radunare e sorvegliare tutti gli africani che saranno sorpresi nel sacro territorio israeliano, in attesa di rimandarli nei paesi di origine, da cui la guerra, la guerriglia, le persecuzioni politiche o la pura e semplice miseria li hanno costretti a fuggire alla volta del più vicino pezzetto di 'Occidente' disponibile.
Un immigrato africano in Israele chiede: "Diritti Umani per Tutti". In Israele? Hai proprio sbagliato paese amico mio...
Come tutti gli stati 'sviluppati' anche Israele a parole stigmatizza e rimprovera gli immigrati illegali, poi nella realtà dei fatti li cerca e ne ha bisogno...e si capisce...chi se non gli immigrati africani è disposto a rompersi la schiena dieci, dodici o quattordici ore al giorno nei frutteti e negli orti delle colonie ebraiche illegali costruite in terra Palestinese, riempiendo canestro dopo canestro di arance, pompelmi o pomodori che poi verranno impacchettati e venduti a caro prezzo negli Usa o in Europa? Non certo la "jeunesse dorée" dei figli dei coloni fondamentalisti ebrei, loro orti e filari li frequentano solo quando si tratta di incendiarli e vandalizzarli, ma ci sono i "cushi" (parola ebraica per "negri") disposti a farlo per una manciata di nuovi shekel, ormai nei kibbutz e nelle colonie non si vede più un bianco a fare un lavoro manuale.

E' triste che il lavoro di questi migranti, vittime del colonialismo e dell'imperialismo occidentale che li hanno trasformati in rifugiati, vada a diretto vantaggio di coloro che a loro volta vittimizzano, perseguitano e angariano il popolo palestinese ma, ovviamente, non per questo gli africani che lavorano nello Stato ebraico possono aspettarsi un trattamento migliore di quello che tocca agli arabi, anzi, per quanto la loro presenza sia "nuova" nella società israeliana, la loro estrema 'diversità' li ha girà resi bersagli perfetti per le ubbìe razziste e segregazioniste che hanno sempre più libero corso nell'Apartheid sionista.
Manifestanti razzisti anti-africani nel quartiere di Hatikvah
"L'influsso di immigrati dall'Africa nera" ha detto recentemente il primo ministro Netanyahu "sta crescendo e minaccia gli equilibri e l'aspetto dello Stato israeliano come lo conosciamo, deve quindi essere fermato" e alle sue intenzioni fanno eco gli slogan rauchi e la mobilitazione virulenta degli israeliani razzisti come quelli che si sono riuniti il mese scorso ad Hatikva per "protestare" contro il grande numero di africani che vive nel quartiere (perché molti proprietari di appartamenti di nascosto stipano fino a dodici-quindici immigrati in un quadrilocale estorcendo da ciascuno l'equivalente di un affitto e minacciando di denunciarli alla polizia se si ribellano). Fra i cittadini israeliani "indignati" dalla presenza africana si sentiva ripetere spesso e volentieri la parole "kooshi", "kooshaneem", "kooshanot", equivalenti ebraiche di "negraccio", "sporco negro" e via articolando, si sentivano ripetere le stesse piacevolezze che infarciscono un discorso di Mario Borghezio e dei vari identitaristi razzisti dell'estrema destra europea: "Gli africani sono bestie", "bevono e orinano per strada", "girano coi loro caftani senza niente sotto", "rubano", "guardano le nostre donne".
Gli agitatori razzisti Marziel (sx) e Ben Ari (dx) stanno probabilmente studiando di sostituire la parola "Ebrei" con "negri" nei "Protocolli dei Savi di Sion" e poi diffondere il famoso testo dell'Okhrana fra i loro elettori.
Come stercorari attratti dall'odore di letame i corrispettivi locali dei Borghezio e dei Le Pen, Michael Ben-Ari e Baruch Marziel, erano presenti a questa elevata adunanza, pronti a trarre il massimo profitto dalla montante ondata razzista che sta velocemente trasformando Israele nell'incarnazione realizzata di tutto il peggio che l'Occidente capitalista sa esprimere in questo inizio di Ventunesimo secolo: militarismo, razzismo e xenofobia.

La lobby sionista muove le sue pedine al Senato Usa: in arrivo campagna diplomatica anti-palestinese!


Con una irrituale richiesta "preventiva" il Senato Usa ha domandato all'Amministrazione Obama di lanciare una campagna diplomatica "per convincere i paesi del mondo a non riconoscere uno stato Palestinese, nel caso che la questione venga posta all'ordine del giorno in una futura riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite". Il Senato di Washington ha quindi confermato la propria pregiudiziale oppsizione a ogni tentativo in sede ONU di riconoscere uno Stato palestinese nei confini internazionali precedenti all'aggressione israeliana del 1967 e si é inoltre raccomandato che, qualora tali sforzi fallissero e la questione venisse comunque presentata, gli Usa dovrebbero avvalersi del loro diritto di veto per silurare la mozione.

Una tale evenienza rappresenterebbe l'ennesima istanza in cui gli Usa hanno usato tale potere (che condividono con Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) per "proteggere" Israele dalle conseguenze della propria aggressiva e irresponsabile politica estera visto che, stante il collasso di ogni realistica possibilità di accordo tramite i negoziati del "processo di pace" (che Netanyahu vede solo come impostura per continuare impunemente ad espandere e aumentare le colonie ebraiche illegali in territorio cisgiordano e per angariare e perseguitare la popolazione di Gaza), sempre più paesi stanno decidendo di riconoscere la Palestina come uno Stato a tutti gli effetti, in modo che Israele risulti sempre più evidentemente come l'aggressore e l'occupante che é.

Il Segretario del Comitato senatoriale per gli Affari esteri, Howard Berman, ha detto che gli Stati Uniti reagiranno contro ogni tentativo di riconoscere uno Stato palestinese al di fuori della cornice dei negoziati (traditi da Israele a ogni passo e attualmente in stato comatoso), chiedendo all'ex presidente dell'Anp Mahmud Abbas (che continua a esercitare le funzioni di una carica che avrebbe dovuto abbandonare a gennaio 2009) di tornare al tavolo negoziale con Netanyahu (il quale ha rifiutato trenta aerei da guerra di ultima generazione in cambio di un "congelamento" di tre mesi nell'espansione delle colonie ebraiche in Cisgiordania).

Abaas, dal canto suo, ha fatto sapere che di fronte all'ostinazione israeliana nel sabotare a ogni pié sospinto il processo di trattativa, e all'incapacità statunitense di mettere in atto sanzioni e misure dissuasive nei confronti dello Stato sionista, intende portare avanti il processo di riconoscimento internazionale della statualità palestinese, sulla base dei confini riconosciuti fin dal 1967.

Boicotta, disinvesti, sanziona! Deragliamo il progetto dell'Alta Velocità israeliana, che espropria terra ai palestinesi!!


Nel disperato tentativo di tenere in piedi l'impostura di essere uno stato "moderno e avanzato" Israele ha finora sperperato oltre tre miliardi e trecento milioni di nuovi shekel (circa 700 milioni di Euro) nel progetto di una linea ferroviaria ad alta velocità che unisca Gerusalemme a Tel Aviv. Nello scorso mese di Novembre, nel tentativo di tagliare i costi ormai quasi insostenibili del progetto (per un'economia israeliana colpita duramente dalla crisi e dai successi del boicottaggio internazionale) i vertici della società costituita "ad hoc" per la sua realizzazione hanno approvato una "scorciatoia" che porterà i binari della linea ad attraversare una vasta estensione di territorio Cisgiordano.

Una seconda alterazione alla linea, che coinvolgerà altra terra palestinese, é stata altresì approvata, per "risparmiare" a cittadini israeliani "l'incomodo" di vedere il treno ad alta velocità passare vicino alle loro case e sui loro terreni. Queste decisioni dimostrano tutta l'ipocrisia e l'insincerità del regime dell'Apartheid, sempre pronto a far pagare ai Palestinesi il prezzo dei suoi errori, delle sue inefficienze, dei suoi sprechi. L'occupazione di terreno palestinese per le opere connesse alla ferrovia (opera che beneficerà solo e solamente cittadini israeliani) é palese esempio della pratica di espropriazione, pulizia etnica e segregazione volta a rinforzare sempre più il predominio sionista e impedire che i Palestinesi possano esercitare i loro diritti sulla loro terra.

Il Comitato nazionale palestinese per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni a Israele ha esteso quindi un richiamo a tutte le Organizzazioni e gli attivisti internazionali del Movimento BDS per iniziare opere di pressione contro tutti i partner internazionali degli israeliani in quest'opera, per costringerli attraverso un forte danno di immagine pubblica a imporre un ritorno al tracciato originale o, in alternativa, ad abbandonare ogni cooperazione al progetto.

Gli obiettivi sono: Pizzarotti&C. s.p.a, DB International, HBI Haerter, AB Plan, Parsons Brinckerhoff e Moscow Metrostoy. Particolarmente urgenti sono le azioni contro Metrostoy e DB, visto che le aziende (a partecipazione pubblica) stanno prendendo parte a un'opera che contravviene palesemente agli impegni europei e russi per la soluzione negoziale della questione dei Territori Occupati, prefigurando un ulteriore esproprio di terra palestinese che rafforzerà la presenza israeliana su di essa.

L'appello, ovviamente, é anche rivolto a tutti i cittadini israeliani amanti della democrazia, della pace e della giustizia, affinché offrano il loro prezioso contributo "da dentro", significando al Governo tutta la loro opposizione a questa progettata infrazione delle norme di Diritto Umanitario e della Convenzione di Ginevra, di cui Israele é sottoscrittore.

Diplomatico egiziano lancia l'allarme: "Israele mira a riprendersi il Sinai!"


Hassan Issah, ex-dignitario del Ministero degli Esteri egiziano, insignito per i suoi meriti di servizio del titolo di "ambasciatore a vita" ha recentemente lanciato l'allarme riguardo a mire e manovre israeliane per ritornare in possesso della penisola del Sinai: pluridecennale teatro di scontro e contesa fra l'Egitto e lo Stato ebraico, il cui status venne definito per l'ultima volta con i famosi "Accordi di Camp David" del 1976, con la restituzione al Cairo in cambio della promessa di trasformare la zona in un'area-cuscinetto smilitarizzata.

Issah ha l'autorità e l'esperienza per trattare l'argomento, visto che nel corso della sua lunga carriera é stato anche Direttore dell'Ufficio affari israeliani e sembra non nutrire alcun dubbio: "Israele ha lavorato e sta lavorando a tutta una serie di iniziative per tornare in possesso del Sinai, non escludendo opzioni che prevedono l'uso della forza. Non avrà pace fino a che non avrà rioccupato quel territorio...dietro questa ossessione ci sono motivazioni strategiche, economiche, ideologiche e perfino religiose".

Le affermazioni di Issah sono state fatte durante un seminario del "Centro per gli Studi sul Futuro", un think tank affiliato all' "Information and Decision Support Centre", che aveva come tema portante le prospettive future per le relazioni israelo-egiziane. Con la parabola storica e politica di Hosni Mubarak prossima ormai alla sua conclusione e il "giovane leone" Jamal pronto a succedere al padre l'apparato statale egiziano attende con trepidazione di scoprire quali saranno i toni e gli atteggiamenti del nuovo "faraone", specialmente nei confronti dello Stato sionista, le cui pretese aspirazioni verso il Sinai potrebbero essere abbastanza, se confermate, per far rinascere tutta l'inimicizia tipica del ventennio 1956-76.

Israele ha attaccato a tradimento l'Egitto attraverso il Sinai due volte: nel 1956 a sostegno del 'colpo di mano' contro Suez tentato dalle forze armate inglesi e francesi, la seconda volta poco più di un decennio dopo, con la famigerata "Guerra dei Sei Giorni". Nel 1973 furono gli Egiziani a rendere la pariglia ai sionisti scatenando la Guerra del Kippur/Ramadan, il cui diretto frutto politico furono i negoziati di Camp David.

venerdì 17 dicembre 2010

Pompieri palestinesi aiutano Israele a vincere le fiamme di Haifa: non sono ammessi alla cerimonia di Ringraziamento.

Netanyahu e Peres con delegazioni di pompieri stranieri intervenuti a spegnere l'incendio del Carmelo...ovviamente i Palestinesi, primi ad accorrere, non erano presenti!
 Il capo dei servizi anti-incendio cisgiordani, Ahmed Riziq, stava recandosi con dieci dei suoi uomini alla cerimonia ufficiale di ringraziamento organizzata in Israele per il contributo dato da loro e dai loro colleghi dei Territori Occupati nel contrastare e domare le fiamme che, originatesi sulle pendici del Monte Carmelo, hanno incenerito ettari ed ettari di bosco nella parte settentrionale di Israele; grande é stato il suo stupore quando, al posto di blocco che separa la West Bank da Israele, i militari sionisti hanno costretto tre membri del gruppo a rimanere al di là del confine, non essendo perventua l'autorizzazione al loro transito.
L'Apartheid israeliano non conosce pause o eccezioni, nemmeno per gratitudine o riconoscenza.
"O tutti o nessuno" é stata la determinata risposta di Riziq e colleghi, quindi, la programmate kermesse di ringraziamento é stata cancellata. A stretto giro é arrivata un tardivo tentativo di giustificazione da Tel Aviv, che indica un banale errore 'clericale' come causa dell'incidente e prega che questo: "Non venga distorto o ingigantito dai media". L'accaduto, se ve ne fosse bisogno, dimostra chiaramente quanto ormai sia profondo e istituzionalizzata la pratica del razzismo segregazionista nella società israeliana.

In seguito, per cercare in qualche modo di limitare e contenere il danno derivato da questo "faux pas" Riziq é stato convocato per un colloquio presso l'ufficio del Capo dell'Amministrazione civile israeliana, dal quale é emerso con la seguente dichiarazione: "Quanto successo non impedirà ai miei uomini di prestare la loro opera per cercare di salvare vite umane ovunque ci sia bisogno di loro, tanto di qua che al di là del confine con Israele".

Il deputato israeliano di etnia araba Ahmad Tibi, fondatore e leader del partito Ta'al, che si era personalmente impegnato per pianificare e organizzare la cerimonia cancellata ha definito l'accaduto: "Una vergogna", sperando che sia possibile 'recuperarla' nel prossimo futuro.

Lieberman dichiara che Israele non firmerà mai il Trattato di Nonproliferazione nucleare

"Israele non ha alcuna intenzione di firmare il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare, perché lo Stato ebraico non pone alcuna minaccia alla pace nel mondo", così, con grande enfasi e sprezzo del ridicolo, ha dichiarato l'ultranazionalista razzista Avigdor Lieberman, insignito dal likudnik Netanyahu della scrivania del Ministero degli Esteri; Lieberman ha pronunciato queste parole in risposta a un esplicito invito del suo collega australiano, Kevin Rudd, che invitava Israele a un gesto distensivo di buona volontà per disinnescare la possibilità di una corsa agli armamenti atomici in Medio Oriente.

Il ministro sionista, elaborando ulteriormente il suo "pensiero", evidentemente influenzato dalla pratica tutta israeliana di dividere il mondo in varie 'categorie' ha aggiunto che esistono anche altri stati 'che non pongono minacce alla pace', enumerando fra essi la Germania, il Giappone e, con marchiana piaggeria verso il suo interlocutore, l'Australia.

Molte assemblee e consessi internazionali, a partire dalle stesse Nazioni Unite, hanno ripetutamente domandato che Israele si unisca alle nazioni firmatarie del TNP, mettendo i propri impianti atomic sotto lo scrutinio regolare degli ispettori dell'AIEA, come per esempio fa normalmente e tranquillamente l'Iran, pure accusato da Israele e dalla claque filosionista internazionale di nascondere fantomatici "progetti nucleari".

Israele ha sviluppato il proprio programma nucleare militare partendo da un reattore nucleare francese donatogli ai tempi di De Gaulle, costruendosi un arsenale nucleare in fase di continua manutenzione ed espansione che annovera oltre 200 ordigni. Quando nel 1986 Mordechai Vanunu rivelò al mondo le potenzialità dello Stato ebraico questo lanciò contro di lui una campagna di persecuzione che culminò con l'arresto e la detenzione quasi ventennale dell'ex tecnico nucleare, tenuto per undici anni in completo isolamento. Un sondaggio della Commissione Europea nel 2003 indicò lo Stato di Israele come una delle principali minacce alla pace mondiale.

giovedì 16 dicembre 2010

Benvenuti in Israele, paese dell'apartheid: "gli Ebrei sono minacciati dai matrimoni misti e dall'assimilazione!"


Una bella casetta di due piani a Katzir, villaggio poco a nord della Cisgiordania, con le mura linde di pittura nuova e un tetto di tegole rosse, é la nuova residenza della famiglia Kaadan; la famiglia Kaadan, dopo averla costruita, ha dovuto aspettare dodici anni e una contestatissima sentenza giuridica prima di potervisi trasferire; questo perché la famiglia Kaadan fa parte del venti per cento di popolazione israeliana di etnia araba e il resto degli abitanti di Katzir non voleva che i suoi componenti diventassero loro vicini.

Adesso, grazie all'attivismo dei partiti ultranazionalisti di destra che dominano l'attuale Governo israeliano la Knesset sta approvando a tappe forzate una legge che sottoponga qualunque caso simile a un "referendum preventivo" della comunità, in modo che il sacrosanto diritto degli Ebrei razzisti di escludere, segregare e ghettizzare i Palestinesi sia difeso dalla forza del Sopruso, elevato a Legge.

Il Sopruso che diventa Legge, Norimberga, Pretoria, il Terzo Reich e il razzismo istituzionale afrikaner, ecco a cosa é arrivato Israele, nel secondo decennio del Ventunesimo secolo. Quando (non se) la legge verrà apprivata per effetto di essa il 70 per cento dei villaggi e delle cittadine di Israele diventeranno "verboten" per i cittadini arabi; intendiamoci, non che prima essi avessero facoltà di muoversi, prender casa e traslocare dove paresse loro sul territorio israeliano, non sia mai, pure, esistevano delle falle, delle scappatoie, attraverso cui una famiglia arabo molto persistente, ostinata e piena di risorse, come i Kaadan, potevano riuscire, a costo di attese ultradecennali e una vera e propria odissea legale fatta di perizie, testimonianze, udienze ed appelli, a beffare l'Apartheid "di fatto" a cui si affidava il mantenimento della segregazione razziale nello Stato sionista.

Ora ciò non sarà più possibile, la nuova legge, grazie allo strumento del 'referendum preventivo' lo proibirà esplicitamente. Ovviamente, come Lot a Sodoma, esistono alcuni Ebrei decenti in Israele che riconoscono l'ingiustizia mostruosa che il provvedimento si appresta a suggellare, il giurista Mordechai Kremnitzer (foto sopra), dell'Università ebraica gerosolimitana ad esempio ha dichiarato che esso: "Emana il miasma inconfodibile del più pestilenziale razzismo" ma la stragrande maggioranza dei cittadini conviente con l'estensore del bill, il "centrista" di Kadima Israel Hasson il quale sostiene che esso rifletta "la dedizione dello Stato alla realizzazione della visione sionista".

Se la 'visione sionista' per realizzarsi deve passare sopra al diritto di una famiglia di poter vivere la propria vita dove desidera e dove possa trovare le condizioni migliori per crescere, accudire ed educare i propri figli, ci sarebbe da domandarsi se é poi veramente il caso di vederla inverare.

Suhad Bishara, avvocato del Centro Adalah per i diritti della Minoranza araba dichiara che la pratica di usare votazioni dei cosiddetti "comitati di ammissione" é sempre stata usata come "diga" contro l'arrivo di 'vicini scomodi' (cioé non-Ebrei) nei villaggi e nelle cittadine del nord di Israele, spuntate come funghi subito dopo la Nakba come strumento di annessione e colonizzazione di una regione che aveva sempre avuto una fortissima connotazione araba nella popolazione, nella cultura, persino nel paesaggio.

Il fatto che proprio nel nord di Israele si siano concentrati per decenni gli sforzi del Fondo nazionale ebraico di Yossef Weitz per sradicare la flora arboricola locale e sostituirla con pini nordici (quelli andati in fumo col recente incendio scoppiato presso Haifa) testimonia come la visione sionista sia una visione totalitaria dove il colonialismo ebraico deve fare 'tabula rasa' tanto degli alberi quanto delle persone indesiderati, senza indietreggiare di fronte a nessun ostacolo, anzi, rimuovendoli, oggi con le leggi, domani, chi può dire come?

I cittadini arabi di Israele, oltre il venti per cento del totale, sono costretti oggi a vivere in 124 cittadine e villaggi, popolati esclusivamente da loro, spesso circondati da barriere ed ostacoli eretti appositamente per impedirne l'allargamento e la crescita, privi dei più elementari servizi (acquiferi, fognari, elettrici, con strutture sanitarie e scolastiche alla rovina); coloro che cercano di spostarsi altrove, anche senza emulare il coraggio e l'ostinazione dei Kadaan, per esempio costruendosi una casetta fuori mani, lontano da ogni nucleo abitato ebraico, lo fanno a loro rischio e pericolo perché, essendo oltre il 70 per cento del territorio di Israele proprietà dello Stato possono sempre essere svegliati da una teoria di bulldozer corazzati che, pale spianate e mitragliatrici puntate, procederanno a demolire la loro abitazione rendendoli senzatetto.

Il gruppo di attivisti israeliani per la pace "Gush Shalom" ha già annunciato che, quando il provvedimento verrà trasformato in legge, si appellerà alla Corte suprema per tentare di dimostrare la sua "patente e palese incostituzionalità", un gesto che non potrebbe che raccogliere il plauso e il consenso generalizzato di qualunque persona dedita alla difesa dei più basilari ed elementari diritti umani; ragion per cui la decisione é stata duramente criticata dal quotidiano Jerusalem Post, espressione della destra israeliana più reazionaria, che ha stigmatizzato i pacifisti dichiarando che: "gli Ebrei hanno il diritto di vivere al riparo dalla minaccia (sic) dei matrimoni misti e dell'assimilazione etnica e culturale".

Ragazza palestinese separata in carcere dalla sorella si lascerà morir di fame per protesta


Lenan Abu Ghalma, 28 anni, é entrata nel suo quindicesimo giorno di digiuno, la ragazza ha iniziato lo sciopero della fame per protestare contro le autorità carcerarie sioniste che la tengono separata da sua sorella Taghreed, incarcerata anch'essa. Le sorelle Ghalma sono state catturate dagli agenti dell'occupazione israeliana lo scorso luglio, nel corso di una vasta operazione persecutoria condotta contro aderenti e simpatizzanti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

La famiglia di Lenan ha pagato un pesante tributo alla causa della lotta contro lo Stato sionista: suo fratello Aheed Abu Ghalma, militante di spicco del FPLP, langue in una galera sionista, inchiodato da un'inumana condanna all'ergastolo, e fu proprio mentre si recava a visitarlo che la ragazza, allora poco più che ventenne, fu arrestata per la prima volta con le solite accuse nebulose e infondate di cui i legulei dell'apparato repressivo di Tel Aviv si servono per colpire i militanti palestinesi: dopo aver passato sei anni della sua giovinezza in carcere (sei anni che nessuno le potrà mai ridare), Lenan é stata scarcerata insieme ad altre diciannove prigioniere in cambio di una registrazione di due minuti di Gilad Shalit, il militare ebreo catturato dalla Resistenza.

La scorsa estate Lenan e Taghreed sono state prelevate dal loro domicilio di Nablus, nel corso di una vasta retata contro il Fronte Popolare, senza che contro di loro sia stata elevata nessuna accusa precisa (e sono passati già quasi cinque mesi), e sono state rinchiuse l'una (Lenan) nella galera di Hasharon, l'altra in quella di Damon; "Lenan", dichiara il Direttore delle comunicazioni per l'Alto Comitato nazionale per il Sostegno ai Detenuti, Riyadh al-Ashkar, "ha ripetutamente chiesto di poter restare a fianco della sorella più giovane, ma le autorità israeliane hanno fatto orecchio da mercante".

"La salute della giovane ha sofferto tantissimo a causa del reiterato sciopero della fame; Lenan non si era ancora ripresa da quello precedente, iniziato per lo stesso motivo e interrotto verso la fine di Novembre quando sembrava che la sua richiesta fosse sul punto di essere accolta. Quando é parso chiaro che così non era la giovane ha immediatamente ripreso a rifiutare il cibo, senza attendere di essersi rimessa in salute".

Aheed, Lenan, Taghreed...una famiglia separata dalle barriere degli sbirri e dei lacché dell'occupazione, ma unita dalla fede e dalla dedizione alla Causa Palestinese...Israele può fare quello che vuole, ma questo legame non riuscirà mai a spezzarlo, perché la fede in uno scopo tanto alto e nobile é più forte di ogni persecuzione, di ogni angheria, di ogni tortura.

Le bombe di "Piombo Fuso" ammazzano ancora! Ordigno sepolto uccide due sedicenni a Gaza!!


Due abitanti di Gaza entrambi di sedici anni di età, Montasir al-Batniji e Momen Halas, stavano giocando, come é giusto e naturale per due ragazzi, quando, a distanza di due anni quasi esatti dal "pogrom" militare scatenato contro la loro terra e il loro popolo dai superarmati ed ottusi militari sionisti, un proiettile inesploso sepolto nel terreno, disturbato o scosso dai loro movimenti, é finalmente detonato, rendendo i due adolescenti le ultime vittime dell'operazione "Piombo Fuso" la numero 1454 (Montasir) e la numero 1455 (Momen).

Chissà, forse Montasir e Momen sono stati "fortunati" a morire, vedendosi risparmiare dal fato la vita di mutilati in un territorio che, a causa del crudele e serratissimo assedio israeliano, non ha abbastanza protesi ortopediche, chiodi chirurgici, materiali medici per assistere i numerosissimi feriti di quell'aggressione militare scatenata principalmente contro la popolazione civile, secondo la nuova strategia militare israeliana: colpire i civili per dare problemi ai movimenti di Resistenza come Hamas ed Hezbollah.
Bomba israeliana inesplosa rinvenuta a Gaza, si notino le biglie di ferro pensate per trasformarsi in altrettanti proiettili mutilanti e vulneranti al momento dello scoppio.
"Piombo Fuso" si é conclusa nel gennaio 2009 ma questo non ha significato affatto la fine delle pene e dei tormenti per Gaza, visto che, come riportato anche pochi giorni fa, gli attacchi aerei e di artiglieria sulla Striscia sono pressoché quotidiani e mirati soprattutto a infrastrutture essenziali per la normale vita della popolazione civile.
Grazie ai copiosi rifornimenti americani garantiti dalla fortissima lobby filosionista Israele ha gli arsenali pieni di bombe con cui mutilare e uccidere i ragazzini palestinei.

Politici israeliani invocano l'omicidio di parlamentari palestinesi durante una pubblica seduta della Knesset!


Un discreto numero di parlamentari israeliani hanno invocato pubblicamente l'assassinio di un loro ex-collega eletto tra le fila di uno dei pochi partiti arabi che, anche nel sempre più ferreo e iniquo regime di Apartheid sionista, cercano di portare avanti la lotta per l'eguaglianza dei cittadini arabi di fronte alla Legge.

La "giustificazione" elevata a scusante dell'intollerabile dichiarazione, estesa per di più durante una seduta pubblica della Knesset, il Parlamento israeliano, fa venire alla mente l'espressione "peggio la toppa del buco"; i parlamentari ebrei che hanno invocato l'assassinio di Azmi Bishara, infatti, hanno dichiarato che egli dovrebbe essere ucciso in quanto: "é un terrorista".
Dopo la batosta militare seguita all'aggressione contro il Libano del 2006 Hezbollah é divenuto lo spauracchio delle paranoie sioniste almeno quanto l'Iran...
Come nel caso di Ameer Makhoul e Omar Sayid, rispettivamente parlamentare del Balad il secondo e capo dell'organizzazione Ittijah il primo, la polizia segreta sionista si é incaricata di "fabbricare" nei confronti di Bishara una pretestuosa accusa di "spionaggio a favore di Hezbollah" e, anche dopo le sue dimissioni, causate dal fumus persecutorio nei suoi confronti, i parlamentari ebrei ultranazionalisti e razzisti (ormai solida maggioranza) si stanno prodigando nell'angariare l'ex deputato arabo, cercando di passare una mozione per privarlo della pensione e dei benefici connessi alla carica ricoperta.

Il deputato Michael Ben Ari, nel corso di un vero e proprio diluvio di contumelie dai toni isterici e quasi patologici, si é augurato che il fato di Bishara sia simile a quello di Mahmoud al-Mabhouh e Imad Mughniyah, esponenti rispettivamente di Hamas ed Hezbollah assassinati da Israele.

Questa notizia segue direttamente la nostra denuncia riguardo come Israele si appresti a modificare le proprie leggi in modo da equiparare la difesa dell'eguaglianza fra Palestinesi ed Ebrei alla stessa stregua della Resistenza armata (fra l'altro totalmente legittima e giustificata di fronte alle atrocità sioniste, e condannabile solo nella mentalità "fallace" di qualche politico occidentalista rammollito e codardo).
Chissà fra quanto Israele inizierà la sua campagna di "omicidi mirati" contro i parlamentari palestinesi, per ora li invoca solo verbalmente...
Durante la gazzarra razzista scatenata nell'aula parlamentare altri deputati ebrei si sono scagliati contro membri palestinesi della Knesset come Haneen Zouabi e Jamal Zahalka, minacciandoli a loro volta.

mercoledì 15 dicembre 2010

Israele cerca di mettere fuori legge l'uguaglianza e la libertà e tacitare l'opposizione democratica all'Apartheid

Le manifestazioni di odio anti-Palestinese all'interno dello Stato sionista si sono aggravate ultimamente, con sondaggi e statistiche che indicano chiaramente il sempre più vasto rifiuto della maggioranza dell'etnia privilegiata dall'Apartheid israeliano di vivere equamente e fianco a fianco con la popolazione araba e le altre minoranze etniche di Israele. Questo razzismo e l'odio che lo accompagna si sono modificati via via, mano a mano che crescevano e si rafforzavano le politiche segregazioniste, passando da inconfessati sentimenti individuali a dichiarazioni e gesti collettivi che non trovavano più alcuna riprovazione o dissociazione, ma anzi, venivano incoraggiati e quasi premiati, come conferma la sentenza halakhica con cui molte dozzine di rabbini si sono pronunciati contro coloro che "commettano peccato" accettando inquilini o affittuari arabi nelle loro proprietà.
Gli atteggiamenti politici e sociali non diventano parte di una cultura generale e di un consenso comune se non sono spalleggiati e approvati dalle politiche ufficiali, ad esempio la reazione "piccata" del primo ministro israeliano Netanyahu contro la 'fatwa' rabbinica vale molto poco se la si volesse prendere come esempio di una supposta distanza fra tale editto e la posizione del Governo: essa significa solo che il Governo si rende conto di quanto danno di immagine risulti a Israele da una dichiarazione così apertamente discriminatoria e razzista...Netanyahu avrebbe preferito spostare in avanti i paletti dell'Apartheid sionista nella maniera sorniona e vigliacca con cui l'ha fatto finora...piano piano, poco a poco, approfittando della distrazione di un Occidente superficiale e preoccupato piuttosto dalla crisi economica o sviato dalle lamentazioni e dalle geremiadi israeliane sul "pericolo iraniano".
Il principio in base al quale bisogna negare ai cittadini arabi di Israele (di Israele! Si badi bene, non di Gaza o della West Bank) di acquistare casa o terreni nelle porzioni di Palestina occupate da Israele é stato espresso da gruppi sempre più vasti di persone ed é quindi da trattarsi come un problema di gruppo, un problema dell'intera società israeliana: la Knesset, invece, pretende di affrontarlo o trattarlo come se fosse un problema individuale...questo é il tipo di approccio che non può minimamente impensiere i partiti ultranazionalisti e religiosi, i rabbini razzisti, i kachisti e i coloni ultraortodossi degli insediamenti illegali...perché con tale metodo il problema non verrà mai curato e anzi, troverà modo di allignare ancora più profondamente nel tessuto sociale di Israele, diventando via via inestirpabile.
E se fra i nostri lettori e amici e sostenitori sinceri della causa palestinese vi fossero alcuni che pensano che questo problema sia "esploso" tutt'a un tratto nel corso degli ultimi dieci anni, più o meno dal periodo della Seconda Intifada in poi, siamo costretti a dare loro torto, il problema del razzismo sionista viene da lontano, affonda le sue radici nella Nakba e anche prima, é connaturato all'idea stessa di sionismo, che é un'idea intrisa di colonialismo e imperialismo, come le altre ideologie conquistatrici e soggiogatrici di cui é parente.
La legge sul "giuramento di fedeltà" é chiaramente mirata contro quei politici coraggiosi come Haneen Zoabi, che ha già annunciato che mai e poi mai si sottometterà ad alcun "giuramento" verso Israele.
La lotta per una "Soluzione a uno Stato" per Israele é come l'argento per il lupo mannaro o l'aglio per i vampiri dei film horror anni '30, esso non ha modo di combatterla, perché é una lotta intrisa di quei principi che hanno fatto grande e forte il moderno concetto di democrazia e viene condotta con sistemi del tutto legali e non violenti: quindi, per combattere contro coloro che vogliono avverare uno Stato basato su libertà e uguaglianza Israele deve 'ridefinire' il concetto di legalità per rendere "illegali" gli appelli alla libertà e all'uguaglianza...questo ha portato alla creazione della legge sul "giuramento di fedeltà a Israele".
Con il "giuramento di fedeltà" Israele non avrà più bisogno di inventare fantasiose cospirazioni spionistiche per buttare in carcere Ameer Makhoul...basterà il fatto che non si sottometta al suo etnocentrismo razzista.
Come Adolf Hitler negli anni '30 decise di imporre ai servitori dello Stato un giuramento di fedeltà fatto personalmente a lui, perché intendeva usare lo Stato per compiere dei crimini e temeva, ragionevolmente, che solo un patto di obbedienza personale avrebbe potuto impedire ai componenti dell'organizzazione statale di sottrarsi dal diventare complici ed esecutori di quei crimini, così Israele, per legalizzare il suo razzismo, cerca un "giuramento" di adesione alle sue fondamenta ideologiche, che sono per loro stessa natura segregatorie e razziste. Idealmente, nelle speranze dei Lieberman e dei Netanyahu, questo porterà a una immediata ed automatica criminalizzazione della legittima lotta politica per la libertà, l'uguaglianza e la democrazia, in cui gli apparati repressivi dello Stato avranno mano libera nell'agire contro quei pochi Ebrei sinceramente liberi e democratici e il 20% di Palestinesi cittadini d'Israele che costituiscono il "problema" a cui prima o poi Israele medita di riservare qualche tipo di Soluzione Finale...