sabato 5 novembre 2011

Il Segretario Generale dell'OIC stigmatizza le decisioni israeliane per l'ampliamento delle colonie ebraiche illegali!


Il Segretario Generale dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica (già 'Organizzazione della Conferenza Islamica'), professor Ekmeleddin Ishanoglu (sopra), ha condannato fortemente le recenti decisioni dell'occupazione sionista in terra di Palestina di aumentare il numero e accelerare il ritmo di costruzione delle colonie ebraiche illegali, vere e proprie sentine di violenza razzista e odio etnico e religioso, che Tel Aviv popola con miliziani armati e fanaticamente indottrinati da rabbini razzisti e addestrati al vandalismo e alle devastazioni delle case, delle infrastrutture e delle proprietà dei legittimi abitanti palestinesi.

"La decisione evidenzia senza bisogno di alcun commento la profonda arroganza della classe dirigente sionista, che pensa che le sue lobby politico-economiche la proteggeranno da qualunque seria conseguenza sul piano internazionale e perciò si abbandona senza remore a questi progetti sciagurati e offensivi", ha relato Isahnoglu durante una conferenza stampa, aggiungendo: "Decisioni simili privano 'ab ovo' di credibilità e senso ogni ipotesi di ripresa del dialogo e di fattibilità della 'Soluzione a Due Stati', in realtà lo Stato ebraico lavora costantemente per raggiungere l'obiettivo della totale pulizia etnica della Palestina dalla presenza dei suoi abitanti originari".
Violenza di teppisti ebrei contro un legittimo abitante della Palestina
L'Organizzazione per la Cooperazione islamica ha sottolineato più volte la propria determinazione a sostenere gli sforzi palestinesi per il pieno riconoscimento internazionale, l'ammissione all'ONU e un comprensivo piano di difesa dell'identità Storica e Culturale della Palestina, che preveda il Diritto al Ritorno per tutti i profughi della diaspora e per i loro discendenti e la dichiarazione di Gerusalemme come capitale dello Stato di Palestina.
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Re Saoud gioca a fare il generoso con alcuni ex-prigionieri palestinesi; quando lo farà con la Palestina nel suo complesso?


Il regime ebraico dell'Apartheid non cessa di vessare gli eroi che sono emersi dalle sue buie e crudeli galere grazie alla grande vittoria di Hamas nemmeno dopo averli rilasciati, é quanto si evince dalla notizia, filtrata nei giorni scorsi, che le autorità dell'occupazione sionista avrebbero respinto senza addurre giustificazione alcuna le richieste di transito di alcuni ex-prigionieri che, per festeggiare la loro ritrovata libertà, erano stati invitati a prendere parte all'Haji, il rituale pellegrinaggio ai luoghi santi dell'Islam: la Mecca e Medina.

Tuttavia, gli aspiranti pellegrini, che stavano modestamente viaggiando su una corriera e si sono visti respingere al varco di confine del Ponte Hussein verso la Giordania, non hanno dovuto rinunciare alla prospettiva di prendere parte all'importante rito religioso che culmina proprio oggi, nella giorno della vigilia dell'Eid al-Adha, visto che, come in un racconto delle Mille e Una Notte per esplicito ordine di Re Abdullah el-Saoud uno dei jet privati della flotta reale saudita é stato inviato nei territori occupati per raccoglierli e condurli direttamente alla Mecca.

I gesti di 'pietas' sono sempre ammirevoli e commendevoli (lo sono di più quando rimangono segreti e non ricevono coverage mediatico, ma vabbé...) quello che speriamo, che ci auguriamo sempre é che l'ultimo regnante assoluto della Terra, oltre che giocare a fare il 'buon califfo' con alcuni Palestinesi presi individualmente acquisti finalmente la consapevolezza che un sostegno coerente e deciso alla Causa palestinese nel suo insieme renderebbe questi piccoli 'beau gestes' non necessari, visto che, senza l'occupazione e l'oppressione sionista i pellegrini di Palestina non avrebbero bisogno di jet reali che li vadano a prendere. Chissà, forse, se tale epifania non toccherà la coscienza di Re Saoud magari rischiarerà quella del suo successore...

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Il Re del Bahrein va a trovare Mubarak in carcere, forse si informa su come si stia "in gabbia" nel caso ci finisca anche lui?


Sua Altezza Reale Hamed ben Issa al-Khalifa (foto sotto) si é recato la scorsa settimana a far visita a un carcerato, occupazione piuttosto strana per una testa coronata, non trovate? Ma la notizia, riportata dal sito web "Al Bawaba" (che ha citato una fonte giornalistica egiziana, però senza specificarla) assume tutto un altro aspetto se si specifica che il detenuto in questione altri non era se non Hosni Mubarak, già sovrano assoluto (in tutto meno che nella corona) dell'Egitto e oggi prigioniero (ancorché di lusso) del World Medical Center dove i secondini non lo perdono d'occhio mentre i sanitari tengono sotto controllo i suoi acciacchi di ultraottuagenario.

Secondo il report di Al Bawaba la visita, preparata con largo anticipo, sarebbe durata non più di una trentina di minuti durante i quali il sovrano e il dittatore deposto hanno avuto uno scambio apparentemente molto emozionale visto che "Mubarak a più riprese sarebbe stato inteso scoppiare in lacrime". Sembra inoltre che diversi altri regnanti del Golfo abbiano in programma visite a Mubarak, cosa avranno da dirgli? Forse vorranno convincerlo a non rivelare dettagli 'delicati' durante i suoi prossimi interrogatori di fronte alla Corte che dovrà giudicarlo per i misfatti di quasi 29 anni di regime?

E cosa potrebbero offrirgli in cambio?

Eppure, chi lo sa, potrebbe non essere lontano il giorno in cui anche i corrotti sceicchi del petrolio, primo fra tutti Al-Khalifa che ancora ieri ha fatto attaccare in Piazza Lulu i manifestanti che dimostravano contro di lui da truppe blindate, potrebbero ritrovarsi nelle medesime precise condizioni sperimentate oggi dal loro ex-collega Mubarak; in questo caso le visite potrebbero servire a prepararli psicologicamente all'esperienza della detenzione!
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La Giordania 'marca stretto' il Neopremier con un nuovo venerdì in piazza: "Khasawneh, vogliamo riforme e non parole!"


Innalzando cartelli e striscioni che dichiaravano: "No alle riforme calate dall'alto", "Niente riforme a Polizia schierata", migliaia di abitanti della capitale giordana si sono riuniti dopo le consuete preghiere del venerdì marciando dalla moschea principale di Amman fino al Municipio e ai palazzi del Governo per mostrare al nuovo Primo Ministro Awn Khasawneh la loro determinazione a giocare un ruolo attivo nel processo di riforma politica di cui si aspetta l'avvio con il suo mandato.

Anche nelle città di Karak, Ma'an e Tafileh si sono avuti raduni simili; in ciascuno dei quali i convenuti hanno ribadito la loro richiesta per l'elezione del Premier (anche Khasawneh, infatti, é stato di nomina regia) che potrà essere diretta, in occasione di elezioni, oppure indiretta, tramite una camera a sua volta elettiva, ma che comunque dovrà riconoscere nel popolo e non nel Sovrano la fonte della legittimazione a governare.

Dopo un frenetico 'gioco delle sedie' che ha portato il sovrano di Casa Hashem a cambiare tre Primi Ministri nel corso di nemmeno dieci mesi, il messaggio sembra finalmente filtrato anche nella reggia, da cui é arrivato l'avviso che dal 2012 verrà 'permesso' (troppa grazia!) al parlamento di 'indicare' il Premier, che però poi dovrà venire 'approvato' dal Re. Ed é proprio questo aspetto a scontentare i manifestanti che vogliono che il Re di Amman non abbia maggior voce in capitolo sulla formazione del Governo nazionale di quanta non ne abbiano oggi Elisabetta II o Juan Carlos di Spagna.
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Pesanti scontri a Manama, Barhein, dopo i funerali di un 70enne massacrato dagli sbirri di Re Al-Khalifa, burattino dell'Occidente!


Un venerdì di scontri durissimi a Manama, capitale della piccola isola di Bahrein, quello che si é avuto ieri subito dopo i funerali di Ali Hasan el-Dehi, settuagenario padre del Vicesegretario del partito Wafq (Hussein el-Dehi), raggruppamento politico della maggioranza sciita oppressa e tiranneggiata dalla corrotta dinastia sunni degli Al-Khalifa, messi al potere a inizio secolo dagli Inglesi, che così si assicurarono una base navale permanente da cui 'sorvegliare' il petrolio persiano (divenuto strategico quando la Marina di Sua Maestà decise di passare dal carbone alla nafta come combustibile per le sue navi).

L'anziano Ali, attaccato con brutalità inaudita dalle forze di polizia nella serata di mercoledì é stato portato cosciente, ancorché con visibili segni di percosse, in ospedale, ove, nella giornata successiva, le sue condizioni hanno avuto un brusco tracollo a causa di lesioni interne, che lo hanno portato alla morte. Il villaggio dove l'uomo viveva era stato teatro di scontri e manifestazioni per tutta la giornata; evidentemente, venendo a sapere che il padre di un noto oppositore viveva nei paraggi, i poliziotti di Casa Al-Khalifa hanno deciso di 'dargli una lezione', sperando così di intimidire la comunità sciita.


Nella giornata di ieri, coerentemente secondo le prescrizioni della fede musulmana, si sono tenute le esequie del defunto, che hanno raccolto un seguito di migliaia di persone: parenti e amici, membri del Wafq, sciiti, ma anche cittadini sunniti opposti al regime tirannico degli Al-Khalifa. Una volta conclusi i riti funebri i partecipanti si sono diretti verso l'iconica "Piazza delle Perle" (dove si ergeva il monumento ai pescatori di ostriche fatto abbattere dal Re spaventato dalla potenza dei simboli), dove si sono scontrati con poliziotti e militari armati di tutto punto che non hanno esitato a usare i mezzi blindati per affrontarli.

La determinazione del popolo del Bahrein, tuttavia, non sembra intaccata e il partito Wafq e gli altri componenti del fronte delle opposizioni hanno annunciato che continueranno la mobilitazione fino a quando non avranno raggiunto i loro obiettivi.
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Di nuovo imponenti proteste popolari contro il tiranno Saleh, beniamino di Obama, Re Saoud e Netanyahu!


Più passa il tempo e più non si riesce a trattenere l'ammirazione, la pura e semplice ammirazione per quanto sta facendo in questi mesi il popolo yemenita, il quale nonostante la recrudescenza sempre più selvaggia della violenza con cui il disperato tiranno Ali Abdullah Saleh cerca di puntellare il proprio trono traballante ogni settimana scende regolarmente e puntualmente in piazza incurante del tributo di sangue estorto dalle milizie del dittatore, chiedendo le sue dimissioni, il suo arresto, il processo di fronte a una corte di giustizia e quindi la transizione a un regime democratico.

Esattamente un giorno dopo che diciannove civili erano stati massacrati tra la capitale Sanaa e il capoluogo meridionale di Taizz dozzine di migliaia di cittadini si sono radunati all'uscita dalle moschee e hanno marciato scandendo slogan che dicevano: "La Pace é la nostra scelta, la Determinazione la nostra lotta" e anche: "La voce yemenita é una sola: porteremo il corrotto Saleh davanti alla Giustizia". Pretoriani e miliziani fedeli al tiranno hanno attaccato a più riprese i marciatori ma, finora, non sono filtrate notizie di morti o feriti gravi.

Intanto, il fronte delle opposizioni ha annunciato la creazione di un Comitato Legale che lavorerà a raccogliere e ordinare prove e testimonianze riguardo le gravi violazioni dei Diritti Umani avvenute in queste ultime settimane, per sporgere poi ufficialmente denuncia presso la Corte Criminale Internazionale dell'Aia. Saleh ha il sostegno dell'Arabia Saudita, degli Usa e di Israele, che fingono di non accorgersi della brutale e sanguinosa repressione che sta scatenando contro il suo popolo, ma di fronte alla schietta determinazione degli Yemeniti c'é il serio rischio che anche il potere di tutti questi 'padrini' possa non bastare a mantenerlo in sella.
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venerdì 4 novembre 2011

Corte d'appello di Tunisi conferma le condanne ai parenti contumaci dell'ex dittatore Ben Ali e di sua moglie!


Un tribunale tunisino di Corte d'Appello ha confermato le sentenze passate in giudicato nei confronti dei parenti dell'ex generale ed ex dittatore di Tunisi Zine el Abidine Ben Ali e della sua consorte e complice Leila Trabelsi, la "Imelda Marcos del Nordafrica", come venne soprannominata per la sua avidità e le sue spese stravaganti e faraoniche.

Delusione da parte dell'avvocato difensore, tale Hosni Beji, che subito dopo la lettura della sentenza ha dichiarato ai microfoni della France Press di essere "scontento" dell'esito dell'appello. Il genero di Ben Ali, Sakhr al-Materi é stato condannato a 4 anni, Imed Trabelsi, nipote della First Lady e suo cugino Moez hanno avuto condanne a due e sei anni rispettivamente.

Le accuse verso di loro variavano dal traffico di valuta al contrabbando di droga, gioielli e tesori archeologici cartaginesi e romani. L'ex "first couple" di Tunisi si trova da gennaio in Arabia Saudita, dove é stata presto raggiunta dagli altri parenti contumaci.
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La magistratura libanese svela i meccanismi del traffico di armi israeliane, spicca mandato di cattura per un terzo trafficante!


La magistratura militare libanese, dopo aver a lungo interrogato i due siriani catturati nel Nord del paese mentre cercavano di trasportare oltreconfine un ingente carico di armi di manifattura e provenienza israeliana per rifornire terroristi e provocatori che negli ultimi mesi hanno provato (fortunatamente invano) a far precipitare la Siria nel caos, sono riusciti a chiarire il meccanismo del traffico e hanno stilato un mandato di cattura per un terzo siriano, personaggio collegato con la sedicente 'opposizione' a Bashir Assad, figura chiave nel contrabbando d'armi che 'triangolava' tra i paesi petroliferi del Golfo, il Libano e il regime dell'occupazione sionista.

Il Giudice Fadi Sawan, secondo quanto riportato dall'Agenzia News Nazionale (NNA) avrebbe spiccato il mandato verso questo personaggio dopo aver confrontato a lungo le dichiarazioni rese dai due arrestati, di cui ha confermato i provvedimenti di custodia cautelare. Centrale nel traffico d'armi sarebbe stata la cittadina di Arsal, dove i siriani avrebbero fatto confluire i denari affidati loro dagli sponsor Sauditi, Kuwaitiani e degli Emirati Arabi, per scambiarli con armi israeliane.

Fra le armi confiscate vi erano dozzine di mitragliette Uzi di varie dimensioni, fucili d'assalto Galil e Kalashnikov, granate, razzi anticarro e decine di migliaia di munizioni di ogni calibro.
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L'ambasciata sionista al Cairo starà chiusa per mesi; 73 egiziani ricevono sentenze simboliche per l'attacco e vengono rilasciati!


Fonti radiofoniche israeliane sembrano confermare la voce circolata in questi giorni che, su indicazioni del Governo di Ultradestra presieduto da Benji Netanyahu, la sede diplomatica sionista nella capital egiziana rimarrà chiusa a tempo indefinito, almeno per diversi mesi; tutto il personale diplomatico distaccato in Egitto ha infatto ricevuto nuove assegnazioni.

Ricordiamo che l'ambasciata venne presa d'assalto dalla folla inferocita per l'uccisione di sei guardie confinarie del Cairo da parte di un elicottero del regime ebraico, avvenuta durante le cieche e brutali "Vergeltungen" messe in atto da Tel Aviv dopo la riuscita operazione della Resistenza palestinese che aveva preso di mira un pullman di militari israeliani nella cittadina di Eilat.

Intanto, negli scorsi giorni, settantatrè dei manifestanti responsabili dell'assalto alla sede diplomatica sono stati giudicati colpevoli di violenza contro rappresentanti dell'Esercito (che cordonava la sede diplomatica dopo averla circondata di un muro di elementi di calcestruzzo, andato abbattuto) e sono stati condannati a sei mesi di carcere con la condizionale. In conseguenza di ciò sono stati tutti immediatamente rilasciati dopo la lettura delle sentenze.
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Il Consiglio dei vescovi Maroniti mette in guardia il Libano contro fazionalismi e attentati alla sua indipendenza!


Posticipato di un giorno per permettere al Patriarca di Antiochia Beshara al-Rahi di completare la sua due-giorni irakena il Consiglio dei Vescovi maroniti ha condannato nella sua sessione di ieri la costante frattura del mondo politico libanese, invitando tutte le forze e i partiti a dedicarsi al bene della nazione, rigettando influenze straniere che vogliono fare del Paese dei Cedri una pedina dei loro giochi.

Secondo una dichiarazione rilasciata subito dopo la chiusura del Consiglio a Bkirki, i Vescovi hanno lodato gli sforzi del Medio Oriente e in Nordafrica per la Riforma, la Democrazia e il Cambiamento, nonché il pieno rispetto e riconoscimento dei Diritti Umani, che stanno trovando applicazione nei movimenti della Primavera Araba. Nel comunicato si legge anche: "Le divisioni politiche ci provocano vivo dolore e chiediamo ai Libanesi di respongere con fermezza ogni tentativo di fomentare conflitti e divisioni".

Ma, subito dopo, arriva il passaggio che chiarisce da quale parte venga il pericolo maggiore: "Condanniamo senza appello ogni tentativo di violare la sovranità e l'indipendenza della nazione, nonché ogni tentativo di indebolire i suoi apparati di sicurezza e di difesa (quindi anche le armi della Resistenza!) attraverso violazioni dirette o indirette del suo principio di autodeterminazione". I Vescovi riuniti in Consiglio, inoltre, hanno discusso a lungo riguardo ai viaggi pastorali del Patriarca Al-Rahi in Nordamerica, in Vaticano e in Irak.
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Oggi il Ministro degli Esteri iraniano visita Tripoli dopo essere stato a Bengasi!


Arrivato nel capoluogo della Cirenaica Bengasi durante la giornata di ieri il capo della Diplomazia di Teheran Ali Akbar Salehi ha incontrato il Segretario del Consiglio Nazionale di Transizione, Mustafa Abdul Jalil recandogli un messaggio di congratulazioni firmato dalla Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei e dal Presidente della Repubblica Islamica Mahmoud Ahmadinejad nel quale i due esprimono l'augurio che, deposto e ucciso Gheddafi, si sia aperta per la Libia una stagione nuova da vivere all'insegna della Democrazia illuminata e ispirata ai valori del Corano.

Salehi ha comunque messo in guardia i leader del CNT da qualunque tentativo straniero di deviare la Rivoluzione libica dai suoi obiettivi e dagli interessi del popolo, offrendo nel contempo l'esperienza e il sostegno (morale e materiale) della Repubblica Iraniana, che trentadue anni fa, alla cacciata dello Scià-fantoccio dell'Occidente si trovò ad affrontare, sola, molte delle stesse sfide e delle stesse problematiche che oggi la Libia del dopo Gheddafi si trova di fronte. Jalil, da parte sua, ha ringraziato Teheran per l'offerta e per quanto già fatto a favore del popolo libico, con l'invio di aiuti umanitari e con le cure prestate ai feriti e i mutilati della guerra civile.

In serata Salehi ha lasciato la Cirenaica alla volta della capitale Tripoli, dove nella giornata di oggi incontrerà il nuovo Primo Ministro libico, Abdel Rahim el-Qib, e inizierà a prendere accordi per l'invio in Libia dell'annunciata commissione di inchiesta per accertare il fato di Imam Mousa Sadr, il religioso sciita di origine iraniana che, nel 1978, scomparve durante una visita in Libia e che si sospetta fatto rapire e quindi uccidere per volontà di Gheddafi.
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Cronaca dello schifo: lo straccio sionista di De Benedetti ingiuria e offende regista tedesco reo di non belare nel coro!


Sullo sconcio foglio sionista di De Benedetti, una volta rispettabile quotidiano progressista, ci eravamo abituati a leggere ogni sorta di sozzure: dai deliri del cretino Guido Rampoldi sulle "donne afghane che ci chiedono di occupare il loro paese" agli schizzi di fango di Marco Pasqua verso la professoressa Barbara Albertoni, accusata di 'antisemitismo' per non giustificare la persecuzione sionista dei Palestinesi, fino a Fabio Scuto che chiama 'civili' i miliziani ebrei degli insediamenti illegali. Si sa che nelle redazioni dei media filosionisti il regime ebraico é come il Vitello d'Oro e il tintinnante richiamo della lobby a sei punte é come la voce di "Colei che deve essere obbedita", quindi, tolto il tempo necessario a denunciare e stigmatizzare queste schifezze, non ce ne interessiamo poi più di tanto.

Eppure ieri abbiamo posato i nostri occhi increduli su un "pezzo" (non vogliamo dire di che cosa) talmente delirante, scombinato, assurdo, improponibile da risultare letteralmente sconvolgente; una lunga tiritera razzista che cercava di tenere insieme germanofobia, filosionismo, revisionismo storico della peggior specie e censura televisiva, tutto, ovviamente, nella rivoltante e dolciastra salsa "pseudobuonista" che ha appestato e infettato le pagine del tabloid fondato da Eugenio Scalfari almeno da quando De Benedetti é riuscito a metterci le mani sopra.

Ma cosa ha scatenato la discutibile vena creativa del 'reporter' (usiamo questa parola con ironia) Andrea Tarquini? Semplice, un regista tedesco (Nico Hoffman) si é "permesso" di produrre uno sceneggiato televisivo sulla Seconda Guerra Mondiale rispondente, una volta tanto, alla verità storica e non alla propaganda angloamericana, raccontando di come, silurando un trasporto carico di migliaia di prigionieri di guerra (la maggioranza italiani, tra cui un prozio di chi scrive) unità da guerra tedesche e della Francia di Vichy siano accorse al salvataggio dei naufraghi, mentre i "buoni" alleati bombardarono e mitragliarono i soccorritori, condannando centinaia di naufraghi alla morte.
Sopravvissuti italiani del "Laconia", chi li salvò? Non gli Inglesi, non gli Americani, tantomeno i 'poveri Polacchi'!
L'episodio, noto a chi abbia un po' di interesse alle vicende navali del Secondo conflitto mondiale, é quello del piroscafo "Laconia", comandato da ufficiali inglesi e sul quale polacchi passati al servizio di Londra non esitarono ad abbandonare migliaia di ex-soldati italiani catturati in Nordafrica in balia del naufragio piuttosto che rischiare la pelle andando ad aprire i boccaporti con la nave che affondava. Apriti cielo per il 'reporter' Tarquini che scrive: "Raffigurazione quest'ultima, del polacco cattivo, particolarmente ingiuriosa se si ricorda che nessun altro paese soffrì quanto  Polonia e Urss dell'aggressione e dell'occupazione nazista". Poco importa a Tarquini che qui non si parli dei polacchi che hanno sofferto l'occupazione, ma dei topi di fogna che scelsero di imbarcarsi sulle scialuppe mentre migliaia di Italiani, nelle stive, cercavano disperatamente di aprirsi una via di scampo; l'improponibile paragone di 'Repubblica' fa la stessa figura di un eventuale tentativo di giustificare i crimini di guerra fascisti in Jugoslavia ricordando le vittime di Marzabotto o delle Fosse Ardeatine!

Particolarmente ridicola la frase in cui Tarquini cerca di sminuire il grande gesto umanitario del Capitano Werner Hartenstein (che in barba alle convenzioni di guerra diede ordine di lanciare SOS in chiaro vedendo le centinaia di P.O.W. che uscivano dal ventre del piroscafo colpito) chiamando in causa -Hasbara docet- l'onnipresente narrativa olocaustica che non può mai mancare: "gli U-Boot tedeschi nel secondo conflitto mondiale: siluravano e affondavano anche le navi-ospedale o i piroscafi che portavano bambini ebrei di tutta Europa in salvo in Usa e Canada", ma cosa toglie questo al gesto di Hartenstein? Niente! Anche se fosse provato che lui stesso abbia 'affondato bambini ebrei' (chissà perché poi proprio ebrei? Si vede che alla redazione di De Benedetti vengono valutati più 'preziosi' dei bambini normali...), pure la sua decisione di soccorrere i naufraghi del Laconia resterebbe un gesto esemplare, uno dei rari casi, in un conflitto segnato da eccessi, crudeltà e crimini (da TUTTE le parti, lo si ricordi bene), in cui l'Uomo si é ricordato di non essere una belva.


Letteralmente da risate a crepapelle altre righe di tarquini che, equilibrista senza senso dell'equilibrio, tenta azzardati paragoni tra i telefilm "rei" di non rispettare la vulgata yankee-sionista sulla WW2 e l'attuale atteggiamento della Germania verso gli stati 'Pigs' responsabili di aver trascinato l'Europa nell'attuale conundrum monetario e debitorio: "che succede in Germania? Il paese che vuole guidare l'UE secondo le sue idee di economia ben funzionante, e che spesso mostra sensibilità non eccessiva per i problemi economici e politici dei partner europei sembra cedere alla tentazione di scrivere nei serial telefilm la Storia o la Memoria della seconda guerra mondiale",  e ancora "Nico Hofmann non si lascia impressionare dalle critiche, anzi le respinge parlando con Bild, il quotidiano popolare più letto d'Europa, lo stesso che insulta i greci ogni giorno tacendo sui debiti per danni e crimini di guerra per miliardi che, anche secondo quotidiani conservatori tedeschi di qualità, la Germania deve ancora alla Grecia...".
Più professionale, equilibrato e umano di tutti gli Andrea Tarquini del mondo, un giornalista inglese così commenta il gesto di Hartenstein parlando della sua versione TV: "La Storia dimenticata di un Buon Tedesco", e non c'é veramente altro da aggiungere!
 Speriamo bene che Nico Hoffman non si faccia impressionare o intimidire da nessun pennivendolo filosionista, specialmente se rozzo, parossistico e privo dei requisiti minimi per esercitare la professione giornalistica come Andrea Tarquini.
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giovedì 3 novembre 2011

Ancora due morti a Gaza! Le vittime dei pirati aerei sionisti sono poco più che ventenni


Si chiamano Mahmoud Abu Hilmiyya, 22 anni, e Nasr Oleyyan, di 23, le ultime due vittime del regime ebraico; abitanti di Gaza rimasti coinvolti nell'ultimo, cieco e insensato attacco aereo scatenato nelle scorse ore contro la Striscia, di Gaza, ghetto palestinese che ogni giorno di più ricorda Varsavia, la città martire del nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale.

Nemmeno la solita, frusta e ritrita "giustificazione" accampata dai pettoruti e microcefali generali sionisti a ogni loro strage di civili é applicabile in questa occasione; infatti tutti i gruppi della Resistenza palestinese da martedì rispettano scrupolosamente un appello alla tregua lanciato dal Governo del Cairo e nessun proiettile di mortaio o razzo artigianale é stato da allora lanciato contro le caserme e gli acquartieramenti dei fanatici miliziani ebrei che si assiepano attorno alla Striscia liberata da Hamas.

Adesso però, di fronte a questo ennesimo massacro, anche la pazienza e la buona volontà palestinese non bastano di fronte all'ottusità bellicista di Tel Aviv: per insegnare all'occupazione che le azioni hanno conseguenze i miliziani palestinesi si sono riservati di "rispondere a tono" a questa ennesima provocazione armata, adottando le tecniche e i mezzi necessari alla bisogna.

Dallo scorso week end sono stati quindici gli abitanti di Gaza uccisi dal regime di Apartheid.
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Awn Khasawneh dichiara: "L'espulsione di Hamas dalla Giordania fu ingiusta e, soprattutto, illegale!"


Importante dichiarazione da parte di Awn Khasawneh, già giudice internazionale di chiara fama, membro di tribunali internazionali e recentemente nominato dal reuccio ascemita Abdallah II Primo Ministro della Giordania in luogo del detestato Marouf Bakhit, accusato di corruzione.

Il Premier, durante un recente discorso tenuto nella capitale Amman avrebbe definito "ingiusta e illegale" l'espulsione, avvenuta 13 anni fa, degli organi e dei componenti del Movimento musulmano di Resistenza Hamas dal territorio nazionale. L'episodio, uno dei tanti che denuncia la mancanza di dignità e di spina dorsale della corrotta Casa di Hashem nei confronti dell'arroganza sionista e americana, venne condotto in violazione di ogni norma di Diritto internazionale, arrivando persino a privare della cittadinanza giordana, senza processo o sentenza, i dirigenti dell'organizzazione.

Hamas trasferì i suoi uffici e i suoi dirigenti a Damasco grazie alla benevolenza verso la Causa palestinese di Hafez Assad (pure un leader laico, di setta alawita e con punto interesse verso i movimenti religiosi); per quanto apprezzabile e giusto sia il giudizio di Khasanweh in merito é buffo vedere come arrivi con oltre 4700 giorni di ritardo rispetto ai fatti! Forse l'ex-giudice cerca di distogliere con tali dichiarazioni l'attenzione dal fatto che, in quanto Primo Ministro di nomina regia le sue possibilità di introdurre le profonde riforme domandate dal popolo sono scarse se non nulle?
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L'Economist deve tirare il freno alla sua "macchina del fango"; ritratta le calunnie indirizzate verso Ghannouchi!


Esattamente un giorno prima delle elezioni tunisine per l'Assemblea Costituente il magazine 'Economist' pubblicò un articolo diffamatorio e calunnioso sul partito musulmano Ennahda e sul suo leader Rachid Ghannouchi, da pochi mesi tornato in patria per partecipare al Rinascimento democratico tunisino dopo la cacciata del tiranno Ben Ali avvenuta lo scorso gennaio.

La vigliacca tattica (pubblicare un articolo di menzogne e falsità "proprio" il giorno prima di un'elezione climaterica, "esattamente" nel giorno di 'pausa di riflessione' in cui, in Tunisia, la propaganda politica taceva) non ha avuto alcun effetto e, per volontà del popolo liberamente espressa nelle urne, l'Ennahda ha stracciato tutti i concorrenti, portando 90 deputati alla Costituente, sessanta in più del partito classificatosi secondo (il Congresso per la Repubblica, formazione di Sinistra).

A distanza di dodici giorni, arriva sulle pagine della rivista la ritrattazione dove, (bontà loro!), i vigliacchi e meschini redattori britannici giocoforza e obtorto collo ammettono che "Rachid Ghannouchi non ha mai dichiarato la volontà di riformare in senso restrittivo il Codice delle Libertà Personali, non ha mai dichiarato di voler abolire la monogamia e, soprattutto, non ha mai minacciato di voler vedere impiccata Raja ibn Salama, femminista tunisina". Troppa grazia vossia! Ma il vero schifo immondo é che su una rivista che si vorrebbe 'autorevole' venga pubblicato pattume che avrebbe a stento diritto di cittadinanza su stracci islamofobi quali "Libero" e "La Padania"!
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15 morti in Yemen nelle ultime manifestazioni: cosa fa l'Europa? Cosa fa l'Occidente? Gheddafi era un criminale e Saleh no?


Almeno dieci dimostranti sono stati uccisi, e più di quaranta feriti -alcuni molto gravemente-, nella città di Taizz, nello Yemen meridionale, dove gravi violenze sono state perpetrate dalle forze di repressione schierate a difesa del regime di Ali Abdullah Saleh, tiranno locale contestato da più di quattro anni da un numero sempre crescente di cittadini, attivisti politici ed esponenti della società civile.

Oltre a queste vittime, se ne riportano altre tre nella città di Aden, dove si sarebbero registrati scontri tra guerriglieri tribali scesi in campo a proteggere i dimostranti e forze armate del regime. Altre due persone sono morte nella capitale Sanaa, dove cecchini appostati su edifici avrebbero aperto il fuoco contro una marcia di manifestanti.

Forte del sostegno di Usa, Arabia Saudita e Israele il tiranno dell'Arabia Felix, Ali Abdallah Saleh sembra confidare nella speranza di poter schiacciare la protesta popolare con la violenza e la brutalità nonostante il Consiglio di Sicurezza ONU lo abbia invitato a lasciare il potere e il Consiglio di Cooperazione dei Paesi Arabi del Golfo Persico abbia stilato una 'road map' per il passaggio di poteri che prevede a suo favore una perenne immunità contro ogni accusa per i crimini commessi negli oltre trenta anni di 'regno'.

Tuttavia i manifestanti hanno respinto tale prospettiva e insistono che Saleh, come Mubarak e Ben Ali (quest'ultimo contumace) venga sottoposto a regolare processo una volta destituito.
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Hezbollah si congratula coi Palestinesi per l'ammissione all'UNESCO, definisce gli Usa: "Razzisti e succubi di Israele"


Il Movimento politico sciita libanese di Hezbollah ha manifestato il proprio apprezzamento per il recente ingresso della Palestina all'UNESCO, criticando nel contempo senza mezzi termini il contegno di quegli Stati che fino all'ultimo hanno cercato di impedirne il riconoscimento e l'ammissione, in particolare gli Stati Uniti che, confrontati con la totale sconfitta della loro linea, non hanno trovato di meglio che annunciare il ritiro dei loro finanziamenti all'agenzia ONU per la Scienza, l'Educazione e la Cultura.

"Hezbollah si congratula con tutti i Palestinesi e i loro rappresentanti per il brillante successo ottenuto in sede internazionale, che riconosce un loro diritto innegabile [...] la condotta americana prima e dopo il voto di ammissione conferma il bias filosionista di questo paese e il suo atteggiamento razzista e discriminatorio [...] il sostegno e l'identificazione di parte americana con le posizioni sioniste é lampante e non lascia possibilità di giustificazione".

Oltre che uno storico passo avanti per il riconoscimento internazionale della Palestina l'ammissione all'UNESCO darà utili strumenti al popolo palestinese per poter difendere i propri siti di interesse archeologico, storico, religioso dalle mire colonizzatrici sioniste. Il regime ebraico infatti porta avanti ormai da decenni una politica di distruzione del patrimonio culturale palestinese nel tentativo di cancellare l'identità araba della terra che occupa illegalmente senza alcun diritto salvo l'arbitrio della propria forza militare.

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mercoledì 2 novembre 2011

Il Comitato Internazionale per la Marcia su Gerusalemme emette il suo Primo Comunicato Ufficiale!


Da quando l'Occupazione sionista ha invaso il 78 per cento della Palestina storica con la Nakba del 1948, attraverso l'invasione di Gerusalemme Est nel '67 e tutti i decenni successivi abbiamo assistito a crescenti e sempre più sfacciati tentativi di colonizzazione e giudaizzazione mirati contro la natura araba, cristiana e musulmana di questi territori e di questa città. Questi crimini contro l'Umanità, contro la Storia e contro la Cultura sono portati avanti dal regime ebraico nella convinzione che il sostegno politico degli Usa e dell'Occidente e la copertura mediatica e finanziaria delle lobby sioniste internazionali possano impedire qualunque seria reazione internazionale, dall'ONU in giù.

L'obiettivo sionista é quello di compiere una totale pulizia etnica di Gerusalemme prima e di tutta la Palestina poi, attraverso persecuzioni, genocidio culturale, terrorismo di Stato, ricatti economici, restrizioni burocratiche, incendi, devastazioni, omicidi e demolizioni. L'arroganza dell'occupazione porta il regime di Tel Aviv a pretendere che Gerusalemme sia 'la capitale eterna di israele'; Netanyahu e i suoi alleati fingono di ignorare la natura sacra di Gerusalemme per il Cristianesimo e l'Islam e pretenderebbero di cancellare queste sue identità imponendovi sopra una fasulla, fittizia e baracconesca 'natura ebraica'. Le azioni e le politiche sioniste su Gerusalemme sono in pieno e aperto contrasto con tutte le risoluzioni e le raccomandazioni in merito delle Nazioni Unite.

L'atteggiamento dell'establishment politico e militare sionista é quello di agire come se il regime ebraico avesse il diritto divino di compiere la 'Soluzione Finale' in terra di Palestina; l'adozione del sistema di Apartheid verso i Palestinesi residenti nei territori del 1948 e quelli residenti nei territori occupati del '67 é vista come una mera 'misura temporanea' in attesa che si riesca a deportarli o ucciderli tutti. Fulcro di questa strategia è Gerusalemme, su cui si stanno concentrando in questi anni le spinte 'giudeizzatrici' con demolizioni di edifici storici, dispersione di resti archeologici, rimozione di cimiteri, cambio di nomi arabi alle strade e imposizione di nomi ebraici, costruzione di rozzi 'luna park' sulla presunta 'storia ebraica (declinata alla sionista)' e un crescendo di provocazioni, attacchi e offese alla Cupola della Roccia e alla Santa Moschea di Al-Aqsa, terzo luogo sacro dell'Islam.

Gerusalemme e tutta la Palestina gridano la loro richiesta di aiuto, il loro bisogno di venire liberate, redente e ritrasformate in terre di libertà, tolleranza e coesistenza, per tutto il mondo e per le generazioni future. Questo movimento, su invito dei cittadini e dei partiti e dei movimenti palestinesi ha deciso di impegnarsi a organizzare una Marcia globale su Gerusalemme, mirata ad alzare la consapevolezza del mortale pericolo che questa città storica e sacra e tutta la terra di Palestina corre a causa dei sionisti e dei loro deliri razzisti.

Il prossimo 30 marzo 2012 porteremo volontari di tutto il mondo, di ogni razza, credo e orientamento politico ad attraversare i confini giordano, egiziano, siriano e libanese marciando pacificamente verso la Palestina e verso Al-Quds, l'eterna, innegabile, sacra città.

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Il Neopremier libico: "La Sharia sarà la nostra legge", intanto Tripoli diventa crocevia dipolmatico!

Appena nominato il Premier libico in pectore Abdel Rahim al-Qib ha colto l'occasione per reiterare, ai microfoni di Radio France Internationale, che la pietra angolare di ogni nuova legislazione introdotta nel paese per sostituire istituti e giurisprudenze in vigore durante l'ultraquarantennale regime di Gheddafi sarà l'Islam con i suoi precetti, come del resto é logico e naturale in un paese musulmano al 99.7 per cento. Tripolino, laureato in Ingegneria Elettrica, con un brillante passato da uomo d'affari Al-Qib é stato scelto come candidato dai 'boss' dell'insurrezione vittoriosa (originari della cirenaica e con chiari legami al potere che hanno appena infranto) come 'volto accettabile' della Nuova Libia.

Intanto la Tripoli rapidamente (e, si dice, sanguinosamente) de-Gheddafizzata é diventata uno snodo diplomatico di primaria importanza, lo testimonia lo sbarco improvviso e inatteso del Segretario Generale ONU, il sudkoreano Ban-Ki-Moon, arrivato stamane nella capitale nordafricana in compagnia del Presidente dell'Assemblea Generale Nassir Abdulaziz Al-Nasser, come debitamente e puntualmente riferito dall'Agence France Presse. Secondo il comunicato rilasciato dal PR dell'ONU Martin Nesirky il Segretario Generale ha incontrato i capi del Consiglio Nazionale di Transizione e rappresentanti della società civile.

Intanto la capitale libica ha ricevuto oggi la notizia che un altro prestigioso ospite si prepara a includerla in una sua prossima visita ufficiale: il Ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi, una volta conclusi gli impegni che oggi lo hanno chiamato in Turchia, dove oggi ha preso parte a una conferenza internazionale sul futuro dell'Afghanistan, ha annunciato che farà rotta proprio su Tripoli. Il viaggio di Salehi segue un invito ufficiale ricevuto nel corso di agosto, quando ancora infuriavano gli scontri attorno a diverse città del paese con gli ultimi leali di Gheddafi. E' molto probabile che uno degli argomenti che verranno discussi nel corso della sua visita sia l'invio di una commissione d'inchiesta iraniana per accertare la sorte di Moussa Sadr, religioso libanese di origine iraniana, fondatore di Amal scomparso nel 1978 dopo un viaggio in Libia, che si ritene venne fatto imprigionare e quindi uccidere dal Colonnello.

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Adesso altre quattordici organizzazioni internazionali sono pronte ad accettare la Palestina come loro membro!


A seguito dell'ammissione della Palestina come membro a tutti gli effetti dell'UNESCO, agenzia ONU per la difesa e la diffusione della Scienza, della Cultura e dell'Educazione l'attenzione del mondo é ora polarizzata sull'esito delle omoleghe richieste di ammissione ad altri corpi delle Nazioni Unite; in particolare prossimamente la Palestina potrebbe venire ricevuta nella WHO (World Health Organization), nell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, e nella IAEA, l'Agenzia Atomica Internazionale. Sono quindici, in totale, le organizzazioni e le agenzie internazionali a cui é stato chiesto di inserire fra i propri membri il nuovo stato, che presto, a maggioranza, entrerà nell'Assemblea Generale ONU come membro non votante.

Il responsabile dell'Anp Kholoud Diabes, con giurisdizione sulle attività archeologiche, storiche e culturali, ha dichiarato che l'ammissione all'UNESCO é significativa tanto per ragioni ideali che pratiche: ideali in quanto, ammettendo la Palestina, la comunità internazionale ha implicitamente riconosciuto il ruolo della Storia e della Cultura palestinese come parte integrante del retaggio dell'Umanità e, dal punto di vista pratico per la possibilità di difendere siti archeologici, religiosi e naturali dalle mire distruttive sioniste, che mirerebbero a coprire l'intera Palestina con una fasulla patina di 'giudaizzazione forzata'.


Israele, i cui sforzi dissuasivi in fase di dibattito e votazione hanno prodotto la ridicola miseria di 14 voti 'no' contro 107 favorevoli ha subito sguinzagliato la lobby a sei punte, costringendo gli Stati Uniti ad annunciare il ritiro del loro sostegno finanziario all'UNESCO. Dignitari e rappresentanti dell'agenzia internazionale non si sono scomposti più di tanto: "Mille volte meglio avere meno soldi e una dignità, che accettare con ignominia finanziamenti da chi vuole distruggere l'eredità culturale altrui, o da chi condanna tali azioni e tali atteggiamenti".
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Armi israeliane bloccate in Libano: i sionisti, pagati dagli sceicchi del petrolio, contrabbandano armi per destabilizzare la Siria!


Le forze di polizia libanesi, con una ampia e coordinata operazione nel nord del paese, hanno bloccato un enorme carico di armi israeliane dirette verso la Siria, arrestando due dei contrabbandieri che le stavano trasportando verso il confine. Immediatamente spediti a Beirut e sottoposti a interrogatorio i due hanno rivelato di fare parte di una organizzazione ramificata in tutta la regione che, con denaro Saudita e degli altri sceiccati del petrolio (Kuwait, UAE, etc...) acquista nello Stato sionista armi e munizioni da trasportare in Siria e rifornire gli agenti provocatori infiltrati nel paese in questi ultimi mesi e armare i fanatici sunniti di Hama.

Lo scorso 18 ottobre, in occasione di un altro importante sequestro di armi israeliane l'ambasciatore alla Lega Araba Youssef Ahmed portò prove evidenti del coinvolgimento dello Stato ebraico nel fomentare gli atti di terrore che hanno mietuto vittime e scosso la pace e la sicurezza di tante città siriane: Daraa, Homs, Tartous. "Israele fornisce armi e proiettili ai terroristi che uccidono i leali figli della mia nazione!", accusò, senza tema di smentite Ahmed di fronte ai suoi colleghi dei paesi arabi, anche quelli a loro volta coinvolti nel traffico.

E' significativo che il sequestro sia avvenuto nel Nord del Paese dei Cedri, tradizionalmente roccaforte dei falangisti, attualmente parte della coalizione di minoranza guidata da Saad Hariri, il Renzo Bossi libanese, nato ed educato in Arabia Saudita, quindi in ottimi rapporti con i corrotti e retrivi monarchi del petrolio, schierati contro le forze progressiste, contro la Primavera Araba e a fianco di Usa e Israele.
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Rapporto ONU denuncia: "Israele deve immediatamente interrompere lo strangolamento economico della Striscia di Gaza!"


Il Comitato speciale ONU contro le violazioni dei Diritti Umani nei territori palestinesi ha presentato, nel corso della sessantaseiesima sessione tenutasi a latere dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite un rapporto (il quarantatreesimo del suo tipo) che, nelle molte 'doleances' ascritte al brutale comportamento del regime ebraico verso i territori indebitamente occupati ha reiterato l'assoluta e urgente necessità della fine del blocco economico di Gaza.

Nel rapporto sono enumerate con dovizia di dati e particolari tutte le emergenze (educativa, sanitaria, abitativa, lavorativa) ascrivibili allo shylockiano strangolamento della Striscia, che provoca impatti devastanti su tutti gli indici di sviluppo umano, ancora più deleteri visto il costante boom demografico del territorio, dove in appena tre mesi si sono registrate quindicimila nascite e meno di mille decessi.
I neonati di Gaza sono già prigionieri dell'assedio sionista ancor prima di nascere...
Il Comitato ha condannato le azioni contro Gaza, descrivendole come 'brutali punizioni collettive, mirate indiscriminatamente contro i civili', denunciando la loro incompatibilità con i cardini fondamentalei del Diritto umanitario, che pongono lo Stato sionista attualmente al di fuori del consesso delle nazioni civili. Altra urgenza, specificatamente menzionata del dossier, quella del settore della pesca, i cui operatori debbono poter circolare e gettare le reti entro un raggio di almeno 20 miglia nautiche dal litorale, mentre oggi si hanno notizie di raid e cannoneggiamenti di 'hasaka' anche a due chilometri dalla costa.

Il Comitato ha raccomandato al Consiglio di Sicurezza di imporre sanzioni contro il regime dell'Apartheid, visto che gli appelli verbali finora non hanno sortito effetti positivi.
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