"Un mondo nel quale nessuno presta più orecchio all'ultima superpotenza rimasta", con questo titolo che sta a metà tra lo straniante e il sensazionale il veterano analista e commentatore di cose mediorientali Dilip Hiro, autore che abbiamo sempre apprezzato fin dai giorni ormai lontani in cui reperimmo e divorammo il suo illuminante saggio sulla guerra Iran-Irak "The Longest War" si lascia andare sulle colonne di TomDispatch.Com a una amara e severa riflessione sulla perdita di appeal subita da Washington nell'arena mediorientale, di cui egli incolpa prima di tutto Barack Obama e la sua politica ondivaga e indecisa, troppo a lungo tentennante tra le alternative di voler essere un imperialista aggressivo (vedasi la continua campagna di 'drone war', le minacce alla Siria, le ingerenze in Yemen e Pachistan...) o d'altro canto un armonizzatore e un pacificatore (il discorso del Cairo del 2009, le apparenti aperture verso i Talebani 'moderati', il tentativo di reapprochement con Teheran...).
Certamente Obama é stato molto, troppo indeciso e anche i suoi ultimi "colpi di timone" tra il dichiarare "L'inderogabile necessità di colpire Assad" e le aperture verso Teheran fatte subito dopo il fallimento dei suoi piani bellici non aiutano a trovare senso o strategia nei suoi comportamenti, ma la colpa dell'imbarazzo imperiale di Obama non sta in Obama stesso; infatti sono le condizioni storiche a dettare il fatto che gli Usa non sono già più in grado di perseguire una politica unilateralista in Medio Oriente; certo, un Presidente meno inesperto in campo internazionale avrebbe saputo scegliere da subito una via conciliatrice e non confrontazionale in maniera da non rendere evidenti le contraddizioni tra volonta di supremazia americana e i sempre più scarsi mezzi per cercare di ottenerla con la forza.
Obama ha fatto molto male in Medio Oriente ma con ogni probabilità il duo McCain-Palin e il Mormone Mitt Romney sarebbero forse riusciti a fare anche peggio: con Dilip Hiro salutiamo il tramonto dell'egemonia Usa in Medio Oriente, durata poco più vent'anni e in via di conclusione senza nemmeno un lascito duraturo visto che, con la Casa Bianca sempre più impegnata a tirare "i remi in barca" anche sulla sopravvivenza a lungo termine del regime sionista in Palestina si possono avere dubbi più che fondati.