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giovedì 13 ottobre 2011

Altri due droni Usa precipitano in Somalia, mentre echeggia l'allarme: "Non riusciamo a cancellare il malware!"


Due robot-assassini di Washington sono precipitati presso Dhoobley, una cittadina somala circa a due decine di chilometri dal confine Kenyota e 500 chilometri a sudovest della capitale Mogadiscio.

I resti dei due velivoli a comando remoto sono stati recuperati da milizie del luogo.

La locazione dello schianto darebbe credibilità alla voce secondo la quale i droni verrebbero lanciati sulla Somalia da basi concesse dal Kenya, piuttosto che da navi al largo delle sue coste.

Intanto, sull'onda di quanto recentemente rivelato dalla 'bibbia' di elettronica e tecnologia "Wired" continuano a rincorrersi voci sull'epidemia di 'software malevolo' che avrebbe infettato i sistemi operativi dei Predator e dei Reaper del Pentagono; secondo una fonte prossima alla base aerea del Nevada da cui vengono pilotati gli apparecchi, nemmeno l'uso di un avanzato software antivirus come BCWipe si sarebbe dimostrato risolutivo: "Continuiamo a cancellare il malware, ma, dopo poco, torna a galla".

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lunedì 10 ottobre 2011

Epidemia di 'malware' tra i droni-terminator del Pentagono, intanto ne cadono tre in Somalia...coincidenza?


 "Predator" e "Reaper", nomi inquietanti che sembrano uscire dritti dritti dalle saghe di fantascienza hollywoodiane, nomi scelti per battezzare i droni senza pilota, i robot-terminator dell'Impero a stelle e strisce che, pilotati da migliaia di chilometri di distanza lanciano morte e distruzione su civili incapaci di difendersi, senza creare al 'pilota remoto' nemmeno l'incomodo di annusare l'odore del sangue e udire le grida di agonia delle sue vittime, come erano invece costretti a fare invece i suoi meno tecnologici 'antenati' in Korea e Vietnam.

Ma adesso i robot assassini di Washington sono in pericolo, lo riporta l'autorevole rivista 'Wired' e la minaccia é rappresentata da un malware, una sorta di virus informatico che, anziché mandarli in 'crash' ha diligentemente registrato ogni loro spostamento e ogni comando loro impartito dalla base aerea di Creech, nel deserto del Nevada. Il software, comunemente chiamato 'keylogger' é parente di quelli usati da genitori apprensivi per monitorare le scorribande internettiane dei pargoli e dai capufficio tirannici per controllare che i dipendenti non si diano a usi dispersivi o personali delle connessioni internet lavorative.

La tecnologizzazione della guerra e la sua crescente informatizzazione lascia infatti il fianco scoperto alle rappresaglie e alle contromisure di esperti hacker a cui spesso non servono i budget miliardari del Pentagono per assestare colpi formidabili al Behemoth d'oltreoceano; a fine 2009 alle forze di Resistenza attive in Irak é bastato un software commerciale del valore di appena 26 dollari per 'crackare' il software dei droni senza pilota e scaricare ore e ore di riprese dei Predator.

Il 'colpo' attuale tuttavia é molto maggiore, visto che, senza farsi notare, il malware ha consentito ai suoi controllori di conoscere in tempo reale le mosse dei robot assassini, dando loro un vantaggio identico a quello di avere una 'talpa' nella stessa stanza di controllo remoto del Nevada. Sarà un caso ma, recentemente, ben tre droni senza pilota sono precipitati in Somalia, una coincidenza? Oppure dopo il keylogger gli hacker anti-terminator hanno trovato il modo di colpire i cervelli elettronici dei velivoli, dopo aver loro 'letto nella mente'?
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