sabato 18 giugno 2011

"Saleh non tornerà in Yemen", la notizia riportata anche dall'AFP, intanto a Sanaa si tiene l'ennesimo venerdì di proteste!


Secondo quanto riportato dalla comunità dei media regionali e internazionali il dittatore yemenita Ali Abdullah Saleh, rimasto gravemente ferito settimane addietro in un attacco con razzi alla sua residenza presidenziale e trasferito d'urgenza in Arabia Saudita con ustioni di secondo e terzo grado su quasi la metà del corpo non sarebbe destinato a rientrare in patria, né ora né in seguito. I mezzi d'informazione che hanno diffuso la voce sostengono di averla riportata dalle dichiarazioni di un esponente saudita "di alto livello" che avrebbe parlato però in condizioni di stretto anonimato.

Nel suo comunicato l'Agenzia France Press lascia persino intendere che Saleh e il suo seguito potrebbero lasciare l'Arabia Saudita nei prossimi giorni, il che é quantomeno controintuitivo, visto che la Casata Saoud, vertice dell'ultimo reame assoluto sulla faccia della terra, si é sempre mostrato generoso ospite per ogni genere di tiranno deposto: dall'africano Idi Amin Dada fino al Tunisino Ben Ali. Forse Re Abdullah comincia a ritenere sconveniente ospitare un altro tiranno deposto nel momento in cui é assediato da un lato dalle proteste delle 'donne al volante', dall'altro dal fermento delle province sciite (le più ricche di petrolio), che non riesce a tacitare nemmeno sparando "proiettili d'oro" ai dimostranti (in riferimento agli investimenti promessi per 'comprare' la pace sociale).

Intanto, seguendo un copione ormai consolidato, dimostranti yemeniti sono scesi in piazza dopo la preghiera del venerdì per chiedere un processo in contumacia per l'ex autocrate ferito e dimissioni immediate per il suo vice Mansour, ormai sempre più traballante sulla poltrona del suo capo. I manifestanti chiedono le dimissioni di Mansourl, lo scioglimento del Parlamento, la nomina di un Governo tecnico ad interim e l'elezione di una commissione costituente.
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