'Oliva' la barca dei volontari internazionali che a Gaza svolgono monitoraggi e interposizione per impedire a Israele di perseguitare la popolazione dell'enclave assediata peggio di quanto non faccia già, é entrata in azione nelle acque prospicenti alla Striscia a fianco dei barconi da pesca palestinesi, gli 'Hasaka'. Dotata di apparati di localizzazione e comunicazione avanzati, costantemente in contatto col porto di Gaza, 'Oliva' aiuterà i Palestinesi a pescare liberamente fino a 32 chilometri dalla costa, area riservata alle loro operazioni dagli 'Accordi di Oslo'.
Gli 'Accordi' ovviamente sono stati sempre disattesi da parte di Israele, che pretende omaggi e genuflessioni dalla controparte palestinese senza offrire niente in cambio, anzi, imponendo arbitrariamente limiti e restrizioni che non sono rilevate o sanzionate da nessuno, tantomeno dall'ipocrita 'Quartetto dei mediatori', tenuto stretto nella morsa dei media e delle lobby allineate con il sionismo e dei politici a loro servizio.
Per questo é arrivata 'Oliva', battezzata da Vittorio 'Utopia' Arrigoni con la parola italiana che designa uno dei simboli della Palestina e di tutta la grande famiglia dei popoli mediterranei. Attualmente, su circa quattromila pescatori palestinesi, 3500 non riescono a vivere del loro lavoro a causa della campagna di terrorismo e pirateria scatenata contro di loro dalla marina sionista, ansiosa di distruggere l'industria della pesca di Gaza in modo da rendere più insopportabile lo strangolamento economico esercitato da Israele contro quello che é divenuto ormai un vero e proprio 'ghetto a cielo aperto'.
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