Il movimento sciita di Resistenza, Hezbollah, ha dichiarato in un comunicato rilasciato poco dopo la sparatoria israeliana attraverso il confine che il ferimento di un civile libanese inerme equivale a un attacco israeliano contro tutto il Libano, a prescindere da linee di divisione religiose, etniche o settarie.
E' stato appurato che, per proteggere il ferito e portarlo fuori dalla linea del fuoco i militari libanesi della caserma 'Wazzani' non abbiano esitato a impugnare le armi e volgerle verso i punti di provenienza del fuoco sionista. Sul portale di informazione online Naharnet é apparso un comunicato di Hezbollah che riporta: "Ogni attacco contro la popolazione libanese ed il suo Esercito o le forze della sua Resistenza equivale a un attacco contro tutto il Libano".
"Questo crimine" continua il documento "ricorda al nostro popolo la natura infida e aggressiva del nostro nemico sionista e la sua ansia di egemonia e conquista al di là dei nostri sacri e inviolabili confini". Nell'agosto 2010 un giornalista venne ucciso da proiettili sparati da soldati sionisti attraverso il confine; la rappresaglia libanese costò la vita a un Colonnello di Tel Aviv.
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