Significativo il fatto che sia stato preso di mira Karami, un sunnita alleato con la Coalizione 8 Marzo, quindi per i qaedisti pro-Riyadh una specie di 'traditore'; la famiglia Karami, pur sunnita, non ha mai voluto avere nulla a che spartire con il campo filo-Usa, filo-Israele allineato con Sauditi e Qatar, tanto che il padre Omar Karami, a suo tempo già Primo Ministro, era stato valutato come potenziale alternativa a Najib Mikati al momento della conquista della maggioranza parlamentare ai danni di Hariri, ma aveva declinato l'incarico a causa della sua età avanzata e del convincimento che un giovane fosse necessario alla guida del paese.
Karami, con grande senso dello Stato e responsabilità, si é rifiutato di lanciare accuse e ha espresso il suo sollievo al fatto che non vi siano stati morti e la sua gratitudine alle guardie che lo hanno protetto; la sua residenza attualmente é circondata dall'Armee Libanaise che sta anche pattugliando le strade circostanti.
L'Ufficio Comunicazione di Hezbollah ha condannato questo attentato definendolo "Un tentativo di precipitare il Paese nel panico e nella violenza; tali spinte devono venire contrastate da tutta la Società nel suo complesso e le Autorità hanno il dovere di fare rapidamente piena luce sulle responsabilità morali e materiali di tale evento portandone mandanti ed esecutori di fronte alla Giustizia".
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