E' noto che in Arabia Saudita il numero dei detenuti per motivi politici sia molto elevato, alcune stime lo pongono addirittura oltre le trentamila unità e che molti di essi, possano trascorrere fino a 15 anni in carcere prima di vedersi elevare una qualunque accusa. Tra le manifestazioni tenute ieri, quella di Riyadh é stata confrontata violentemente dalle sbirraglie reali, che hanno trattenuto cinque dimostranti, l'altra, animata da donne in massima parte parenti di prigionieri, si é sciolta senza scontri di sorta.
Le proteste attorno alla capitale, zona sunnita par excellence, dimostrano come il processo di decomposizione dello stato saudita non sia soltanto attribuibile all'ansia di riscatto della minoranza sciita (che abita la parte orientale del paese dove si estrae la maggior parte del greggio che i principi di Riyadh vendono all'occidente imperialista incamerandone quasi tutto il ricavato...), ma abbia un'eco anche nella popolazione di etnia maggioritaria, delusa e frustrata da una gerontocrazia cleptocratica ormai in questi tempi di crisi economica, non più in grado di soffocare nel benessere generalizzato gli aneliti di riforma e cambiamento.
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RispondiEliminaQuello Stupido ed Insulso modialista di henry kissinger, aveva ragione quando ha detto, di recente, che l'entità sionista di occupazione e la dinastia regnate dell'arabia saudita, nel giro di dieci anni non esisteranno più. E SPERIAMO DAVVERO CHE SIA COSÌ.
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