martedì 5 dicembre 2017

Chi era veramente Ali Abdullah Saleh, "Piccolo Padre" dell'Ex-"Arabia Felix"?

Dopo Saddam Hussein, dopo Gheddafi, dopo Tareq Aziz e Rafsanjani, questo inizio di Ventunesimo Secolo si porta via un'altra icona del Medio Oriente del Ventesimo, assolutamente meno iconico e importante dei nomi menzionati qui sopra, eppure pur sempre rimasto "Padre-Padrone" dello Yemen (prima del Nord e quindi dal 1994, anche del Sud) per ben trentaquattro anni.

Ali Abdullah Saleh nacque nel 1942 nel villaggio di Beit el-Ahmar, da una famiglia povera della non importante tribù degli Sanhan.

Nel 1958, quindi a malapena sedicenne, decise di entrare nell'Esercito dell'allora Regno dello Yemen.
Mentre Assad e Mubarak cercarono il loro 'riscatto sociale' tra le eliche, le carlinghe e i reattori delle rispettive aviazioni, Saleh perseguì il suo tra l'olio motore e i cingoli sferraglianti del corpo corazzato, frequentando nel 1960 l'Accademia Militare e diventando Tenente nel 1963.



La Guerra Civile Yemenita lo vide schierarsi con gli ufficiali repubblicani, nei cui ranghi raggiunse il grado di Maggiore e quindi quello di Ufficiale di Stato Maggiore dopo un corso di perfezionamento in Irak (potenza che con Egitto e URSS aveva appoggiato i repubblicani, mentre UK, Giordania e Arabia Saudita si erano schierate coi monarchici).

La dichiarazione della Repubblica Araba dello Yemen lo vide nominato dal Presidente Al-Ghashmi governatore militare di Taizz.

L'assassinio di Al-Ghashmi nel 1978 lo proiettò per elezione da parte del Parlamento sulla poltrona più alta del paese, a cui si allacciò sicuramente per oltre tre decadi.

Appoggiandosi alla sua tribù dei Samhan e a quella degli Hamdan (cui apparteneva il suo padrino politico Al-Ghashmi) e piazzando sistematicamente figli, figlie, cognati, generi e nipoti in ogni posizione di potere possibile, Saleh cementò la propria presa sul paese.

Cancellando ogni traccia di 'nasserismo' nella Repubblica Araba dello Yemen (anche detta Yemen del Nord) si schierò fedelmente con Usa, Arabia Saudita e col loro manutengolo Saddam Hussein, che si era appena scatenato nell'aggressione all'Iran rivoluzionario di Khomeini.

Questa vicinanza a Saddam Hussein causò qualche problema a Saleh nel 1990 quando almeno ufficialmente egli sostenne la mossa irakena contro il Kuwait, ma il crollo dell'URSS e il caos che ciò generò nel vicino Yemen del Sud (socialista e filosovietico) gli guadagnarono il rapido perdono di Usa e Riyadh: c'era da annettere e sbranare un paese intero, esattamente come dopo il crollo del Muro di Berlino venne annessa e sbranata la DDR!

Quando divenne apparente che le 'trattative di riunificazione' dei due Yemen erano una farsa e che capitalisti e imperialisti pretendevano dallo Yemen Democratico una resa incondizionata e la più abietta sottomissione il Generale Ali Mohammed Assadi e il Segretario del Partito Socialista Ali Selim al-Beidh si ribellarono iniziando una guerra di liberazione contro il mortale 'abbraccio' di Saleh, ma, senza l'appoggio di una grande potenza, essa durò solo due mesi e si concluse con la loro sconfitta.

Saleh era padrone di un paese molto vasto, ancorché povero, ma collocato strategicamente su uno dei nodali "punti di strozzatura" del commercio navale mondiale, le bocche di Bab el-Mandeb, fu quindi lestissimo ad aprire il paese alle forze americane, in particolare quelle navali, che erano ansiose di posizionarsi saldamente nell'area.

Nel 2011 però, il partito Islah, foraggiato dal Qatar ed espressione del network della Fratellanza Musulmana, iniziò a fomentare manifestazioni contro di lui, che inizialmente vennero affrontate con un atteggiamento ondivago, la promessa di riforme e quella di non ricandidarsi alle presidenziali del 2013.

Nessun 'trucco' della scatola delle 'rivoluzioni colorate' fu risparmiato: una nullità chiamata Tawakkul Karman venne "prontamente" insignita del Premio Nobel e iniziò una campagna mediatica pro-Fratelli Musulmani e anti-Saleh.

In seguito, con un brusco voltafaccia, Saleh iniziò una repressione dei manifestanti dell'Islah, annunciando che nel 2013 si sarebbe ricandidato per succedere a sé stesso.

A inizio giugno 2011 un'esplosione nel suo stesso palazzo (alcuni dicono dovuta a un ordigno, altri a una granata-razzo sparata attraverso una vetrata, lo ferì gravemente e Saleh dovette recarsi prima in Arabia Saudita e poi negli Usa a sottoporsi a numerosi interventi.

Sembrava che "L'Impero" non avesse ancora deciso se guidare una transizione col vice di Saleh al comando (Abd Rabbo Mansour Hadi) o consegnare il paese alla Fratellanza Musulmana togliendolo dall'orbita saudita e infilandolo in quella qatariota, quando, incredibilmente, il movimento Houthi di Ansarullah approfittò del vuoto di potere per calare sulla capitale, dichiarare decadute le istituzioni precedenti e creare un Consiglio Rivoluzionario come erede della legittimità di Governo.

La cosa singolare fu che, in questo, le organizzazioni e le unità dell'Esercito fedeli a Saleh (tra cui la Guardia Repubblicana) aiutarono gli Houthi, che avevano invece combattuto fino a poco prima.

Saleh, evidentemente, non ci teneva a venire messo da parte e, rientrato a Sanaa, confermò la strana alleanza, facendo infuriare oltre ogni dire i suoi ex-padrini sauditi.

Il Golpe Bianco del giovane Emiro Al-Thani contro suo padre tagliò le ali ai programmi espansionistici qatarioti, facendo 'sgonfiare' il fenomeno Islah...a quel punto i Sauditi insieme ad altri "nani" del GCC a primavera 2015 iniziarono dapprima a bombardare e quindi a invadere lo Yemen.

Tuttavia la capitale Sanaa e la popolosa parte settentrionale del paese (la più fertile) rimasero sempre al di fuori del loro controllo: anzi, Houthi e forze pro-Saleh iniziarono raid e attacchi sempre più in profondità nelle province saudite di Najran e Asir e diedero il via a devastanti attacchi balistici contro obiettivi militari sauditi e alleati, arrivando persino a colpire Jeddah e Riyadh.

Saleh infatti aveva ereditato quasi totalmente il programma missilistico di Saddam Hussein, in parte con la cooperazione finché il rais di Tikrit era rimasto al potere e in seguito ospitando molti tecnici e ingegneri irakeni fuggiaschi dalla loro patria invasa dopo il 2003.

Tutto questo é andato avanti fino allo scorso week-end quando, cedendo alle lusinghe emiratine, Saleh si era fatto convincere a voltare le spalle ad Ansarullah e ad Abdelmalik Houthi e a cercare di imporre un colpo di mano a Sanaa coi suoi fedelissimi, per poi siglare un accordo con il governo-fantoccio di Hadi (ormai praticamente 'sequestrato' in Arabia Saudita) e consegnare il paese agli invasori.

Ma l'ultimo coup de theatre di questo professionista del 'Gioco dei Troni' si é risolto in maniera tragica, con la sua morte mentre cercava di fuggire da Sanaa, rimasta in mano dei Comitati Popolari, a bordo di un fuoristrada blindato.








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