mercoledì 10 agosto 2011

Mohammad Youssef Dimashq: un martire di Hezbollah vissuto e morto per onorare il fratello


In questo video commemorativo, dal minuto 0:20 allo 0:33 é possibile vedere il martire Mohammed Dimashq e ascoltarne la voce.

Mohammad Youssef Dimashq nacque il primo di gennaio 1976 a Tebnin, vicino al villaggio di Aita al-Jabal, nel Libano meridionale; la sua famiglia era estremamente modesta, ma unita, pia e affettuosa; fin da piccolo Mohammad si mostrò attaccatissimo al fratello maggiore Riyad, che per lui costituiva un vero e proprio modello di comportamento. Purtroppo, la pacifica vita della famiglia Dimashq doveva essere disturbata e sconvolta dalle ripetute invasioni e incursioni armate sioniste nel Paese dei Cedri: nel 1982, l'invasione massiccia dell'esercito israeliano costrinse i suoi componenti a trasferirsi a Beirut, la quale, poco dopo, venne a sua volta investita dai bombardamenti e dagli attacchi israeliani.

Dopo molti cambi di residenza, finalmente i Dimashq si stabilirono ad Hay al-Sellom, nella cintura meridionale della periferia della capitale, dove Mohammad rimase ad abitare fino al momento del suo matrimonio; Riyad, il fratello maggiore cui era tanto legato, trovò il martirio durante un'operazione di Resistenza nel corso degli anni '80 e l'evento segnò profondamente il giovane Mohammad, che vide la sua stima e quasi la sua adorazione per Riyad crescere ulteriormente a causa della maniera coerente e intensa con cui questi aveva affrontato il cammino della Jihad fino alla sua estrema conseguenza.

Verso la metà degli anni '90, prima ancora di terminare gli studi superiori, Mohammad entrò nelle fila di Hezbollah, dedicandosi anima e corpo a onorare la memoria del fratello con un suo personale cammino di lotta. Schivo, serio, estremamente puntiglioso ed esigente, così ricordano Mohammad i suoi camerati di Hezbollah; teneva particolarmente alla disciplina formale e alla perfezione nel corredo e nell'uniforme; quando riuscì a venire distaccato come ufficiale nel distretto di Maroun al-Ras i suoi subalterni raccontano di come pretendesse da tutti loro la massima impeccabilità, in modo che, nel caso che ricognitori israeliani li stessero osservando, ne potessero ricevere l'impressione di Hezbollah come una forza armata che non avesse niente da invidiare a un esercito "regolare".

L'invasione del 2006, con tutte le tragiche sofferenze che ovviamente comportò, fu per Mohammad l'occasione di poter provare la sua devozione alla figura del fratello; le forze di Maroun al-Ras furono tra le prime a venire investite dall'avanzata sionista e, pur ansioso di entrare in azione, il giovane ufficiale fece ricorso a tutte le sue capacità di leadership e di tattica per riuscire ad affrontare il nemico nelle condizioni più favorevoli, sfruttando la mobilità e la conoscenza del terreno.
Ben presto arrivarono i risultati: Mohammad poté riportare ai suoi superiori la distruzione di un blindato israeliano, poi di un altro, infine persino di un carro armato da battaglia.

Il 21 luglio 2006 Mohammad Dimashq, subito dopo avere assaltato con la sua unità un edificio dove si erano rifugiati soldati israeliani, venne colpito durante una seconda sparatoria con una unità sionista, morendo all'istante. Nello sviluppo dell'azione non fu possibile recuperare il suo corpo e soltanto nel 2008, poco prima del secondo anniversario della sua morte, fu possibile porlo a riposare per l'Eternità a fianco di quello dell'amato fratello Riyad, secondo le sue espresse volontà in materia.
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