La 'corrente riformista' in Iran é composta da coloro che, per ingenuità o per calcolo, preferiscono far finta di non sapere che non esiste 'concessione' che la Repubblica Islamica possa fare nei confronti del campo imperialista-sionista che non verrebbe interpretata come 'segno di debolezza' e che non si risolverebbe in un INCREMENTO degli attacchi diretti e indiretti delle potenze arroganti contro Teheran, il suo popolo e la sua Rivoluzione; questo perché le questioni sollevate dagli imperialisti contro l'Iran non sono altro che PRETESTI. Quello che il mondo imperialista vorrebbe é solo e soltanto il crollo dell'Iran islamico e il suo ritorno a un regime di dittatura 'amica' di Tel Aviv e Washington come ai tempi dello Scià.
Adesso questi 'riformisti' si sono resi conto che avere due candidati (su otto) alle prossime elezioni presidenziali del 14 giugno, pregiudica la loro possibilità di attrarre consenso e, conseguentemente, stanno pensando di eliminarne uno (Mohammad Reza Aref ) con l'intesa che, qualora l'altro (Hassan Rohani) dovesse risultare vincitore lo chiamerebbe al suo fianco come Vicepresidente.
Noi di Palaestina Felix osserviamo questi rivolgimenti e riposizionamenti augurandoci, che, come già con l'elezione di Ahmadinejad e con la sua riconferma contro il pupazzo Moussavi, il popolo della Repubblica Islamica sarà in grado di capire quale candidato saprà meglio difendere le conquiste della Rivoluzione e gli interessi delle masse, non solo iraniane, ma di tutto l'Asse della Resistenza che si é irraggiato da Teheran attraverso tutto il Medio Oriente.
Settimane di retorica bellica anti-iraniana sostenuta da tutto l'apparato propagandistico della potentissima lobby sionista internazionale un risultato lo hanno ottentuto: hanno ricompattato l'opinione pubblica della Repubblica islamica colmando ogni divide tra la maggioranza conservatrice del Presidente Ahmadinejad e della Guida Suprema Ali Khamenei e la minoranza 'riformista' dell'ex Presidente Mohammad Khatami. Parlando ai microfoni dell'agenzia FARS quest'ultimo ha assicurato che: "Se mai vi fosse qualunque azione militare contro i nostri siti nucleari allora ogni partito, ogni fazione, riformista o meno, si unirebbe per confrontare la minaccia e sventare l'attacco contro la nostra Repubblica e i suoi innegabili diritti".
Come a rimarcare praticamente le parole di Khatami ieri centinaia e centinaria di studenti universitari si sono radunati attorno all'impianto di riconversione dell'uranio di Isfahan (UCF), per dimostrare la loro solidarietà con i tecnici e gli scienziati impegnati a sviluppare il pacifico programma nucleare di Teheran, compiuto alla luce del sole e sottoposto da lungo tempo alle visite di controllo dell'Agenzia atomica internazionale (IAEA), essendo la Repubblica islamica firmataria (al contrario di Israele, che possiede almeno 200 testate nucleari non dichiarate) del Trattato di Nonproliferazione nucleare.
I dimostranti si sono uniti in una catena umana attorno alla recinzione dell'impianto cantando slogan che inneggiavano al diritto di Teheran di sviluppare l'energia nucleare per fini pacifici e trasparenti e chiedendo invece ispezioni e sanzioni contro il programma nucleare bellico israeliano, portato avanti da decenni in barba a qualunque accordo e protocollo internazionale, nel più puro stile dello 'Stato Canaglia' sionista.
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