La costituzione di un gruppo di Resistenza al corrotto potere di Casa Saoud nell'Ovest del paese dimostra quanto profondo sia il disincanto e il malcontento per le politiche di Re Abdallah e parenti non soltanto nelle province sciite del Golfo Persico (oramai da mesi e mesi in stato di agitazione e, secondo alcuni osservatori, mature ormai per l'aperta ribellione contro Riyadh) ma anche in altre zone del Paese.
Secondo il messaggio recapitato dai 'Fratelli Fedeli' all'agenzia 'Arabi Press' molla per la formazione del gruppo sarebbe stata la volontà di "porre il popolo nella posizione di decidere il proprio fato e rappresentare le proprie istanze in un regime sinceramente islamico". Il gruppo quindi denuncia la pretesa di legittimazione religiosa di Casa Saoud in quanto custode dei luoghi sacri dell'Umma, uno dei baluardi della politca egemonica di Abdallah e dei suoi precedenti.
Il gruppo richiama l'attenzione sulla necessità di una autentica alternanza al potere anche in Arabia Saudita e sul dovere dell'Autorità di favorire la diffusione della ricchezza petrolifera attraverso la società. Casa Saoud nel messaggio viene definita come "Pinnacolo di ipocrisia nel mondo islamico e occupante illegale di Makkah e Medina". Bisogna risalire indietro nel tempo nel 1979 per trovare un tentativo di sottrarre i luoghi santi dell'Islam al controllo della casata saudita, allora portato avanti armi alla mano da un gruppo di millenaristi musulmani guidati da Juahiman ben Mohammad ben Saif al Otaibi.
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