Abdul Ghani al-Reyyes, di 66 anni, era andato alla stazione di polizia dove aveva avuto notizia che suo figlio era stato portato dopo l'arresto da parte dei giannizzeri di Re Al-Khalifa, il sanguinario tiranno che da due anni con la complicità di Sauditi, Qatarioti e Pachistani sta massacrando la popolazione dell'Isola delle Perle che ne chiede l'abdicazione e il passaggio a un regime democratico.
L'anziano, il cui figlio maggiore Hussein é stato ferito all'addome dai proiettili dei poliziotti mesi fa e che da allora ha avuto bisogno di due operazioni chirurgiche, era molto preoccupato per suo figlio Ahmed, visto che era conoscenza comune che i prigionieri politici in quel commissariato fossero normalmente soggetti a orrende torture.
Quando, nonostante le sue preghiere e le sue promesse, gli aguzzini in uniforme lo hanno cacciato dalla stazione, essi, per meschina rappresaglia, hanno iniziato a suppliziare proprio Ahmed: all'udire le grida strazianti del figlio che uscivano dalle finestre spalancate dell'edificio il vecchi cuore di Abdul Ghani non ha retto, e ha ceduto sotto il peso dello strazio.
Così é morta l'ultima vittima del regime di terrore di Manama, tollerato dal Premio Nobel Obama e dai suoi corrotti e ipocriti corifei del Mondo Occidentale; ma la Rivoluzione Barheini, come già quella Iraniana prima di essa, non si può soffocare nel sangue e nella violenza e Re Al-Khalifa lo imparerà quanto prima.
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