Ancora una volta le insensate violenze delle forze di occupazione militare sionista in Cisgiordania hanno fatto vittime tra la popolazione civile durante la crudele repressione delle proteste attorno a Tulkarem scoppiate per stigmatizzare la morte per cancro dell'ennesimo prigioniero politico palestinese lasciato senza cure dalla criminale negligenza sanitaria del regime ebraico.
Lo sdegno che questi atti hanno provocato in tutti gli strati della popolazione palestinese, non solo nella West Bank, ma anche in Gaza e nelle comunità della Diaspora ha portato ancora più alla ribalta la prospettiva di una possibile mobilitazione popolare di massa nelle forme di una "Terza Intifada"; ovviamente le varie forze politiche interpretano questa possibilità secondo i loro canoni ideologici e i loro indirizzi dottrinari e operativi.
Se per l'Hezbollah libanese che per primo ha dimostrato come l'unico modo di ottenere risultati positivi con Israele é l'esercizio della lotta e della resistenza armata portata alle sue ultime conseguenze, tanto che il canale media ufficiale dell'organizzazione; "Al-Manar" ha invitato i Palestinesi a prendere l'iniziativa scavalcando i loro rappresentanti confusi, abbagliati da prospettive personalistiche o ormai collusi con l'Occupazione, il leader collaborazionista di Fatah ha condannato l'idea in principio, ritenendola 'pericolosa'...'pericolosa' per chi?
Per il popolo palestinese costantemente e impunemente massacrato da Israhell? Certo la sua situazione non potrà peggiorare in una nuova insurrezione! Se invece il cacicco Abbas parlava di 'pericoli' per la sua SCADUTISSIMA poltrona di Satrapo dell'ANP (su cui il suo culone ha maturato ormai quattro anni di 'straordinario') allora forse ha ragione, qualche 'pericolo' ci può essere, ma al Palestinese della strada, che cosa può importare di ciò?
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