sabato 21 giugno 2014

Putin esprime solidarietà e promette "sostegno" alla lotta irakena contro il terrorismo wahabita!

Il Presidente russo Vladimir Putin non si lascia distrarre o intimorire e mantiene ben fissa la propria attenzione sui "punti focali" degli interessi di Mosca in Medio Oriente; dopo aver sostenuto in ogni maniera il Governo di Damasco contro l'aggressione mercenaria fomentata da Washington, Tel Aviv e Riyadh é ora pronto a fare lo stesso nei confronti di Bagdad, verso cui la Rosobonexport ha già importantissimi contratti militari in fase di completamento e molti altri, vista la situazione, potrebbero venire aperti.

Putin, parlando al telefono col Presidente Irakeno Nouri al-Maliki, ha ascoltato i piani di quest'ultimo per recuperare completamente il controllo delle aree ancora infestate dai mercenari dell'ISIL e ha "Confermato il completo sostegno russo verso tali sforzi, augurandosi che presto le autorità di Bagdad possano reclamare la totale sovranità sulle zone attaccate dai terroristi".

Il Presidente russo si é detto conscio come le attività dell'ISIL abbiano ormai carattere regionale e debbano venire affrontate come un problema internazionale con la massima cooperazione di paesi come appunto la Russia, la Siria, l'Irak ma anche l'Iran.

4 commenti:

  1. Bravo Piccolo Padre! Bravo! Metti in condizione il Governo Iraqeno di Al Maliki di pestare come un fabbro! (Zukov) con mezzi PESANTI compresi Buratino, MLRS, Padre di tutte le bombe per sterminare i cani integralisti al soldo degli assassini di bambini occidentali! Dai un'ulteriore mano con i battoglioni Zapad e Zavod ai patrioti del Dombass perchè STERMININO i fascisti compreso l'oligarga responsabile del pogrom di Odessa, che non si senta nemmeno più sicuro sulla luna, altro che Svizzera! Di lui si occuperanno i patrioti Ceceni del fratello Razman a cui non piace essere preso in giro!
    Hurrà! Hurrà! Hurrà!
    Ivan

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  2. 18 giugno, le milizie sciite respingono i ribelli a Baquba. Pesanti combattimenti a Tal Afar, dove l’esercito ha aviotrasportato truppe. La città di Qaratapa, nella provincia di Diyala, a 110 km a nord di Baquba è sotto controllo dei peshmerga. Scontri tra peshmerga e SIIS a Jalawla, cittadina a 70 km a nord di Baquba. Saqlawiyah, una cittadina a nord di Fallujah, è nelle mani del governo, dove le sue forze di sicurezza hanno eliminato 250 terroristi, mentre l’aviazione irachena attacca una parata militare del SIIS a Falluja, eliminando 270 terroristi e 7 loro autoveicoli. Altri 56 terroristi eliminati a Baghdad, 70 a Samarra e 17 a Baquba. L’assalto del SIIS alla raffineria di Baiji viene respinto con l’eliminazione di 40 terroristi. Altri 21 militanti del SIIS eliminati ad Anbar, 20 a Tiqrit e 19 a Idhaym. Le forze governative recuperano Bala, Dhuluiya e Ishaqi. Masud Barzani, presidente del KRG, annuncia la mobilitazione generale delle forze peshmerga. I turchi ritengono che una volta fuori servizio la raffineria di Baiji, l’Iraq sarebbe costretto ad importare prodotti petroliferi raffinati dalla Turchia. La raffineria di Baiji copre il 25% del fabbisogno iracheno. Il governo turco rimuove il Fronte al-Nusra, un ramo di al-Qaida in lotta contro il governo siriano, dalla lista delle organizzazioni terroristiche che rientrano nella categoria “al-Qaida in Iraq“, e ha designato il gruppo come separata organizzazione terroristica. Il giorno prima l’ideologo di al-Qaida Abu Mohammad al-Maqdisi veniva scarcerato in Giordania. I suoi scritti ed insegnamenti salafiti hanno ispirato terroristi come Abu Musab al-Zarqawi, defunto capo di al-Qaida in Iraq, e Ayman al-Zawahiri, successore di Usama bin Ladin alla guida di al-Qaida. Maqdisi è un sostenitore di Jabhat al-Nusra, il cui obiettivo è rovesciare il governo baathista di Damasco e creare uno califfato della Sharia. La rimozione di Jabhat al-Nusra, permetterà che acceda nuovamente al supporto logistico turco.
    19 giugno, secondo gli iraniani la disinformazione ha avuto un ruolo cruciale nella caduta di Mosul. Le voci della caduta della città si diffusero prima che accadesse effettivamente, in linea con la disinformazione che diede Tripoli caduta 48 ore prima dell’assalto definitivo alla città. PetroChina evacua parte del suo personale dall’Iraq. La Cina rinnova l’offerta di aiutare il governo di Baghdad. Infatti Pechino è il maggiore investitore e cliente dell’industria petrolifera irachena. Maliqi annuncia la corte marziale per 59 ufficiali accusati di abbandono dei loro doveri. Il premier turco Tayip Erdogan chiede agli Stati Uniti di non bombardare il SIIS, mentre il leader supremo dell’Iran, Ayatollah Khamenei, afferma che il SIIS è uno strumento di Washington. Gli Emirati Arabi Uniti richiamano il loro ambasciatore in Iraq accusandone il governo di settarismo. Combattimenti tra SIIS e peshmerga curdi a Kirkuk. Abu Qabib al-Jazirim, saudita ed importante capo del SIIS, viene eliminato a Tiqrit dalle forze di sicurezza irachene. 150 australiani combattono nel SIIL.
    http://aurorasito.wordpress.com/2014/06/21/iraq-situazione-dal-16-al-20-giugno/

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    1. I peshmerga, e più in generale appoggiano l'ISIL nella suo attacco all'Iraq per indebolire e possibilmente spodestare al-Maliki. Senza l'attacco da parte dell'ISIL, i Curdi non sarebbero mai riusciti a staccarsi da Baghdad [indebolendo lo stato centrale Irakeno, e istituendo uno staterello fantoccio sotto l'influeza dei sionisti, più o meno come la situazione tra il Sudan, e il "sud-Sudan"] Nechirvan Barzani, premier curdo, dichiara che non si tornerà allo status quo precedente, sostenendo la partizione dell’Iraq su linee etniche, suggerendo di chiedere ai sunniti iracheni se vogliono un loro Stato indipendente. I Curdi, combattono contro l'ISIL, [nelle zone curde] perchè ovviamente non vogliono che quello che considerano il territorio del loro futuro stato indipendente da Baghdad, sia occupato dalle milizie jhiadiste salafite. I Turchi, invece si sono cacciati in una situazione anomala, perchè sono attivamente coinvolti nell'addestramento e nella logistica dell'ISIL contro il governo filo-Sciita di al-Maliki, ma sono preoccupati del fatto che i Curdi possano approfittare della situazione per ottenere un loro stato autonomo, in un Iraq diviso in tre bantustan, sempre manovrarti in tensione tra loro. Numerosi ufficiali delle forze Irakene, per la maggior parte addestrati dagli anglo-americani, sono incapaci e traditori, molti sono ex-uffiiali dell'era Saddam. Al-Maliki ha annunciato la corte marziale per 59 ufficiali accusati di abbandono dei loro doveri, collaborazionismo, e tradimento. Muhammad al-Qaldi, braccio destro dello speaker sunnita del parlamento Irakeno Usama al-Nujaifi, afferma, "Abbiamo chiesto a USA, Gran Bretagna, Turchia, arabia saudita e Iran d’impedire ad al-Maliki un nuovo mandato. Muhammad al-Qaldi che è un parlamentare, forse non sa che al-Maliki è stato regolarmente eletto dalla maggioranza degli aventi diritto al voto, e forse gli sfugge anche il fatto, che gli Sciiti, in Iraq, sono la maggioranza, con una percentuale del 62% sul totale del popolo Irakeno. Ad ogni modo, nonostante al-Maliki si sia mosso in ritardo, senza tenere conto della possibilità pressochè scontata che con la sconfitta in Siria dei gruppi eterodiretti qaedisti, questi ultimi si sarebbero logicamente diretti [su direttive saudite, americane e NATO] contro l'Iraq, in quanto il loro obiettivo principale, era e resta, indebolire l'Iran. E' l'Iran il vero obiettivo; spezzare la cintura che va dall'Iraq al Libano, passando per la Siria, cioè i maggiori e principali alleati di Teheran. E' allarmante anche come i servizi segreti Irakeni non si siano accorti di nulla e si siano fatti prendere alla sprovvista dall'attacco dell'ISIL. Gli ex-baathisti, come molti alti ufficiali, o come il governatore di Mosul, sarebbero dovuti essere tutti rimossi dalle loro cariche, e tenuti sotto stretta sorveglianza per un pò di tempo; doveva essere una mossa di precauzione SCONTATA, e non si capisce perchè i servizi segreti non si siano accorti di nulla [o abbiano fatto finta di nulla...] o perchè al-Maliki non abbia preso in considerazione l'idea che potessero un giorno essere corrotti, coinvolti e complici di atti ostili e violenti di destabilizzazione il governo centrale filo-sciita, sopratutto alla luce di ciò che era in atto nella confinante Siria! Credo che tutto questo si sarebbe potuto evitare, estromettendo quegli elementi sospetti coinvolti con l'ex regime di saddam e collaborazionisti con l'occupazione della NATO e degli Usa.

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  3. estromettere ogni elemento dei militari o dei servizi segreti che sia coinvolto con il regime baahtista di saddam, con gli occidentali, con i sauditi, rinforzare la collaborazione con la Siria, l'Iran, la Russia e la Cina, che hanno forti interessi in Iraq. I Curdi andrebbero tenuti sott'occhio molto da vicino, perchè lottano contro l'ISIL, ma si approfittano della situazione per cercare in tutti i modi di staccarsi e rendersi indipendenti da Baghdad e finire sotto influenza sionista, spianando in questo modo la strada per in Iraq diviso in 3 staterelli sempre in tensione tra loro, proprio come vogliono sionisti e occidentali. Alcuni dei gruppi alleati con il l'ISL sono l’esercito naqshabandi a Kirkuk e Mosul; la brigata della rivoluzione 1920, formata da ex-ufficiali, a Diyala; i salafiti a Falluja e nella provincia di Ninive; il Consiglio rivoluzionario tribale di Anbar; l’esercito islamico in Iraq, a Baghdad, guidato da shayq Ahmad Husayn Dabash Samir al-Batawi, noto anche come Ahmad al-Dabash, finanziatore del terrorismo in Iraq, in particolare degli attentati alla città santa Sciita di Qarbala del 2 marzo 2004, dove oltre 140 Iracheni furono uccisi e centinaia feriti. Dabash sarebbe anche responsabile dell’attentato alla moschea Sciita di al-Tawhid e di altri attacchi terroristici a Baghdad. Dabash è vicino ad al-Qaida. La maggior dei valichi di frontiera tra le regioni curde di Siria e Iraq sono sotto controllo curdo [Fonte: http://aurorasito.wordpress.com/]. I Sunniti, in generale cominciano a rifiutare il settarismo oscurantista portato dai gruppi jhadisti salafiti, taqfiri e wahhabiti sotto controllo saudita, ma alcuni "predicatori" sunniti hanno ancora una certa influenza su certe frange della popolazione sunnita.

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