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sabato 20 aprile 2013

"Come Mengele!" Komsomolskaya Pravda accusa il regime ebraico di avvelenare i prigionieri palestinesi prima di liberarli!

Un nuovo picco degli orrori di quell'abominio civile e morale chiamato 'stato di israele' (che, non abbiamo paura a ripeterlo per l'ennesima volta, va abolito come sono state abolite innumerevoli dittature del passato e sostituito con un unico Stato democratico che garantisca i Diritti di tutti gli abitanti della Palestina) é quello su cui ha fatto balenare una lama di luce il quotidiano russo Komsomolskaya Pravda che nella sua edizione di ieri ha accusato il regime ebraico di sottoporre a inoculazioni tossiche e velenose i prigionieri politici palestinesi durante la loro prigionia, specialmente prima di un loro eventuale rilascio.

Si spiegherebbe così l'altissimo tasso di 'bizzarri' casi di cancro, dei più rari e devastanti (alla vescica, al sistema linfatico...) e di altre rare malattie che spesso hanno spento ex-detenuti politici all'indomani della loro liberazione, a dispetto di tutti i tentativi di parenti e familiari di sottoporli alle terapie più intense e, normalmente, efficaci, tra quelle disponibili nei territori occupati o nell'enclave assediata di Gaza.

Le affermazioni del quotdiano sono basate sulle testimonianze di una ex-detenuta palestinese, Rania Saqa, affermazioni che si inseriscono in una ricca casistica che tende a confermare come il regime sionista sarebbe coinvolto a livelli inimmaginabili in una vera e propria campagna chimico-batteriologica contro la popolazione palestinese, un crimine di una disumanità tale da competere con certe enormità commesse dal Terzo Reich.

L'Istituto di Solidarietà Internazionale per i Diritti Umani ha dichiarato che la condotta israeliana nei confronti dei detenuti politici palestinesi é di per sé sufficiente a porre Tel Aviv al di fuori del consesso delle nazioni civili.


lunedì 28 marzo 2011

Gruppi svizzeri di difesa dei Diritti Umani protestano contro la visita del criminale di guerra Shimon Peres!


Oltre venti gruppi e associazioni svizzere attive nella difesa dei Diritti umani stanno tenendo in queste ore un vertice a Ginevra per coordinare azioni e iniziative di protesta contro la programmata visita di Shimon Peres, il criminale di guerra che attualmente ricopre la carica di Presidente dello Stato ebraico.

Gli attivisti svizzeri sono intensamente coinvolti negli sforzi internazionali per portare Shimon Peres di fronte a una corte di giudizio internazionale che lo giudichi almeno per l'ultimo della lunga stringa di misfatti contro la Pace e la dignità umana: ovvero il suo coinvolgimento nel brutale 'pogrom' militare condotto da Israele contro la Striscia di Gaza tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009.

Durante i 22 giorni dell'aggressione le forze militari sioniste si scatenarono in una sarabanda di morte e distruzione scientemente e volontariamente mirata in primo luogo contro la popolazione civile del ghetto palestinese assediato: contro donne e bambini palestinesi vennero riversate massicce quantità di munizioni e armamenti chimici e tossici come proiettili all'uranio impoverito, fosforo bianco, napalm ed esplosivi a metalli densi inerti che, oltre ad aver causato oltre 1400 vittime immediate hanno portato nei tre anni trascorsi dall'attacco a una moltiplicazione esponenziale delle leucemie, dei linfomi, delle malformazioni neonatali, degli aborti spontanei.

"Abbiamo in programma manifestazioni di massa, marce e sit-in contro la visita di Peres", dichiara Anwar al-Gharbi, Presidente dell'associazione elvetica "Rights for All". "Se vuole mantenere la sua fama di nazione pacifica e neutrale la Svizzera ha una sola scelta: chiudere la porta di fronte al criminale di guerra Shimon Peres".

Oltre che nell'operazione 'Piombo Fuso' Shimon Peres, da ufficiale dell'esercito sionista, fu coinvolto ai più alti gradi di Stato Maggiore nella pianificazione ed esecuzione di operazioni criminali come l'aggressione tripartita a fianco di Francia e Inghilterra contro l'Egitto nel 1956 e l'attacco a tradimento contro Egitto, Giordania e Siria nel 1967.

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