"L'escalation nel processo di demolizione delle abitazioni palestinesi é estremamente grave e preoccupante; in questo momento sono oltre ventimila le abitazioni a rischio di abbattimento. Le autorità sioniste si nascondono dietro pretesti burocratici ma la realtà la conosciamo tutti: gli israeliani vogliono fare 'pulizia etnica' nella parte Est della città, quella che occupano illegalmente dal giorno del loro attacco a tradimento nel 1967".
Con queste accorate parole Ahmad al-Rouidi, funzionario dell'amministrazione palestinese di Gerusalemme, descrive l'intento persecutorio e razzista della campagna di sfratti e demolizioni che, già adesso, ha lasciato migliaia di cittadini gerosolimitani senza un tetto, privandoli delle case che avevano abitato spesso per secoli.
"Questo non é ancora niente", incalza al-Rouidi, "abbattere ventimila abitazioni corrisponderebbe alla cacciata di oltre centomila cittadini palestinesi, originari della città, creando un grave problema di rifugiati. Israele sta attuando le modifiche demografiche necessarie per l'accoglienza dei coloni e per l'estensione dei propri insediamenti in terra palestinese".
Nei quartieri di Silwan e al-Bustan, 88 abitazioni sono state demolite e 1.500 residenti palestinesi sono rimasti per strada. La motivazione: realizzare il "parco del Re", un volgare e pacchiano 'parco a tema' in cui attirare turisti americani, la cui unica conoscenza della Palestina passa attraverso una superficiale e faziosa rilettura di episodi del Vecchio Testamento.
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