Ali Abdullah Saleh, dittatore dello Yemen del Nord (e poi dello Yemen intero) dal 1978 in avanti é rientrato a Sanaa dopo oltre tre mesi di permanenza in Arabia Saudita, dove era stato trasferito d'urgenza dopo il devastante attentato esplosivo che ha squassato il suo stesso palazzo del potere. Il suo ritorno arriva dopo cinque giorni di sangue in cui i lanzichenecchi del suo regime hanno massacrato oltre cento cittadini e uomini dell'Esercito schieratisi contro il regime, il tutto nella più assordante cortina di silenzio degli ipocriti media occidentali, prontissimi a inventarsi false stragi per indebolire e minare i governi di paesi sgraditi a Washington e Tel Aviv.
Appena rientrato nei suoi palazzi l'ex 'uomo forte' dell'Arabia Felix ha lanciato appelli alla 'tregua' e al 'coprifuoco', che sono stati totalmente ignorati dal Consiglio di transizione che coordina fra di loro gruppi e anime dell'opposizione; ormai gli eventi sono progrediti troppo e tutto quel che ci si aspetta da Saleh é una firma sull'accordo per il passaggio di poteri e l'organizzazione di nuove e libere elezioni parlamentari e presidenziali, come suggerito dal Consiglio di Coperazione dei paesi arabi del Golfo Persico (GCC).
Soltanto nella giornata di ieri, dopo le rituali preghiere del giorno sacro musulmano, si sono registrati 18 morti e 56 feriti nel corso di duri scontri tra manifestanti e forze fedeli al regime nel distretto nord della capitale, il quartiere di Al-Hasaba; ai combattimenti avrebbero preso anche parte forze della Prima Divisione Corazzata dell'Esercito, importante unità militare comandata dal Generale Ali Mohsen al-Ahmar, schieratosi da tempo contro Saleh e la sua cricca.
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