sabato 25 maggio 2013
Del perché Bashir Assad sia, ad oggi, il più scaltro e abile capo di Stato del Medio Oriente
"Il tempo per cui Assad continuerà a essere Presidente della Siria si deve calcolare in settimane, non in mesi" (Ehud Barak, allora Ministro della Guerra di Israele - fine 2011)
"Il Segretario di Stato Hilary Clinton ha previsto che tra poche settimane un colpo di stato militare deporrà Assad come é successo a Ben Ali e a Mubarak" (Usa Today - Febbraio 2012)
"Tra qualche settimana Assad sarà costretto a lasciare la Siria!" (Recep Erdogan - Agosto 2012)
"L'Esercito Siriano, dopo la grande vittoria riportata a Qusayr, é in grado di pianificare e condurre operazioni anti-guerriglia e anti-terrorismo a sua discrezione e volontà, in qualunque zona del territorio nazionale" (Der Spiegel - maggio 2013)
"Il regime di Assad é al potere, ha il controllo del paese e non lo perderà nel futuro prevedibile" (Julien Barnes-Dacey - maggio 2013)
"Le forze governative potrebbero riuscire a estinguere ogni focolaio di attività armata in Siria entro la fine dell'anno, mantenendo il controllo sui varchi di confine" (G. Schindler, servizi segreti tedeschi - maggio 2013) .
Tutte le predizioni di sventura dei Calcante, dei Tiresia e delle Sibille imperialiste e sioniste nei confronti del Presidente siriano Bashir Assad si sono rivelate vane e, anzi, la maggior parte di coloro che le hanno pronunciate al tempo (Barak, Clinton...) non occupano più le cariche dalle quali le pronunciarono, mentre, circondato dall'affetto del suo popolo e protetto dalla forza del suo Esercito, il leader di Damasco é ancora saldamente assiso al suo posto.
Che cosa dimostra questo? Che lungi da quanto credevano di sapere i leader delle potenze occidentali e soprattutto i suoi sciocchi vicini di casa sionisti, Bashir al-Assad é senza dubbio uno dei più scaltri, preparati, freddi e capaci leader mediorientali attuali e, pur con tutte le debite differenze, non sfigura al confronto col padre, Hafez Assad.
Assad padre, uomo militare dalla testa ai piedi, avrebbe forse affrontato la crisi in maniera più diretta, forse persino attaccando la Turchia, ma così facendo avrebbe rischiato l'esplosione di una guerra regionale; il calmo, intellettuale, ragionatore Bashir, invece, ha trattato fin dal principio tutta la questione come un caso medico (non per niente ha studiato da oculista), sviluppando una 'terapia' articolata e scaglionata che ora sta rivelando tutta la sua efficacia.
Non potendo intervenire contemporaneamente in tutto il paese e dovendo mantenere la parte più moderna ed efficiente dell'Esercito "in riserva" nel caso di un attacco convenzionale da parte turca o israeliana Assad ha dovuto scegliere (a malincuore) di concentrare le proprie forze nei centri nevralgici del suo potere: Damasco e le regioni a maggioranza alawita, questo ha permesso per diversi mesi ai terroristi di contestare il controllo di certe zone periferiche (tra cui la più importante era la città di Aleppo) al Governo, ma la mossa aveva una sua logica: senza la capitale e senza la base clanico-etnica del suo potere Assad avrebbe rischiato, come diceva Federico il Grande "Di tutto perdere per voler tutto difendere".
Inoltre anche le truppe mobilitate contro i terroristi necessitavano di un periodo di "learning by doing", non essendo abituate alla 'guerilla hunt', il loro addestramento principalmente basato sulle manovre convenzionali corazzate e meccanizzate, ma, a dispetto di tutto, le forze armate siriane si sono ancora mostrate il miglior Esercito del Mondo Arabo, riuscendo in pochi mesi ad acquisire le capacità e gli skill necessari alla bisogna.
Infine, al contrario dei suoi avversari, Assad ha capito subito quali suoi alleati (Iran, Hezbollah, Russia) sarebbero stati disposti a impegnarsi seriamente a suo favore e si é affidato a loro senza remore; da parte loro gli amici e alleati della Siria hanno capito da subito quanto seria e profonda fosse l'azione anti-terrorismo di Assad (cosa che i suoi nemici non hanno percepito) e che con il loro sostegno essa poteva arrivare (come sta facendo adesso) a risultati decisivi.
Il gioco più popolare del Medio Oriente é il 'backgammon', dove gli sfidanti devono arrangiare le loro pedine sui vari 'cunei' dello scacchiere rispettando i punteggi tirati con due dadi a ogni turno. E' un gioco (ci venga perdonato l'Orientalismo) profondamente 'levantino' e 'semita' dove il Fato ha una parte importante, ma ancora più importante é la maniera in cui l'Uomo si prepara a difendersi da possibili sciagure e a sfruttare fino in fondo eventuali colpi di fortuna.
Assad si é dimostrato un ottimo giocatore: la vastità e la profondità del complotto ordito contro di lui non gli permettevano di evitare grandi e tragiche sofferenze, ma, attraverso di esse, egli é riuscito a fare emergere il suo Potere sostanzialmente intatto se non addirittura rafforzato, mentre i suoi nemici hanno sprecato somme enormi di denaro, agenti, pedine per obiettivi fallaci e ultimamente rivelatisi pressoché irraggiungibili.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Ottima analisi,seria,obbiettiva,approfondita.......da distribuire in tutte le accademie!
RispondiEliminaW L'ASSE DELLA RESISTENZA