Non avrà le "Vasche, i pesciolini e i tanti fiori di lillà" della celebre canzone di Mascheroni e Panzeri ma certamente la casa costruita da Mishref al-Irr per dare un tetto alla sua famiglia é un bellissimo, perfetto esempio di architettura palestinese tradizionale, costruita peraltro solo e unicamente con materiali locali, quelli che i suoi avi hanno usato per millenni per costruire le loro abitazioni, i loro negozi, le loro chiese e moschee.
Mishref al-Irr, abitante di Jabaliya, nel Nord della Striscia di Gaza, é stato reso senzatetto dall'ultima criminale aggressione armata sionazista e, con l'avvicinarsi dell'inverno, era stufo di aspettare che gli stessi criminali che gli avevano distrutto la casa la smettessero di lesinare sull'importazione nel ghetto assediato dei materiali da costruzione come cemento e armature d'acciaio per potersela finalmente ricostruire. Fu così che, con l'aiuto dell'architetto Imad al-Khalidi si fece persuadere a tentare una strada semplice ma geniale, costruire un'abitazione usando solamente materiali e tecniche tradizionali.
Le case palestinesi, del resto, hanno per secoli tenuto fuori il sole d'estate e dentro il caldo d'inverno con semplici ma efficaci blocchi di roccia calcarea, malta e intonaco; la nuova casa degli Al-Irr ha pannelli solari integrati con un generatore autonomo per l'elettricità, una parabola per ricevere i segnali tv, insomma tutto quello che serve a una famiglia del XXI secolo, integrato in una costruzione che sembra uscita da epoche passate.
Mettendola a confronto con gli obbrobri in cui si rinchiudono gli invasori ebrei illegali, non vi é dubbio alcuno su chi abbia diritto a rimanere su questa terra e chi debba invece venirne cacciato senza alcun appello.
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