Il campo profughi di Ain Hilweh, in Libano, a Sudest della città di Sidone, é il simbolo della pervicace volontà dei passati governi del Paese dei Cedri di mantenere isolata e separata la minoranza palestinese fuggita in Libano dopo la ‘Nakba’ e aumentata dopo il 1970 a causa del ‘Settembre Nero’ giordano.
Esso é un miserabile ‘slum’ di edifici rabberciati, costruiti appoggiati gli uni agli altri come tanti castelli di carte; al suo interno i Palestinesi devono sopravvivere malamente con la carità delle organizzazioni internazionali o delle ONG o arrangiandosi in piccoli traffici con l’esterno, che assomigliano molto al racket e al contrabbando e sconfinano spesso apertamente in attività criminali anche più gravi. I Palestinesi non possono uscire e lavorare in Libano e non godono di alcun Diritto e protezione nel paese che li ‘ospita’.
A lungo Hezbollah e i partiti dell’Alleanza 8 Marzo hanno provato a cambiare questa situazione, trovandosi sempre di fronte un muro.
Dopo il fallito attentato contro Ashraf al-Armoushi, Ain Hilweh é diventato campo di battaglia tra i militanti di Fatah e gli estremisti religiosi di Jund al-Sham; gli scontri sembravano essere diminuiti in frequenza e intensità con la serata di domenica ma tra ieri sera e stamane sono tornati a esplodere violentemente causando altri tre morti.
Il numero dei feriti intanto sarebbe aumentato di altre quindici unità.
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