venerdì 25 maggio 2018

Cosa ci dice il "giro di vite" saudita contro le aspiranti 'donne al volante' sullo stato di salute del Principe "MbS"?

Mentre i media non solo mediorientali continuano a interrogarsi sullo stato di salute dell'erede al trono designato di Casa Saoud, il Principe Mohammed bin Salman, un evento apparentemente minore nella politica interna della tirannia wahabita potrebbe indicare, più di quanto non appaia a primo accchito.

Infatti, in questi giorni, molte donne che avevano lottato e condotto campagne di sensibilizzazione per la riforma o l'abolizione del "sistema dei guardiani" (cioé le leggi secondo le quali in Arabia Saudita una donna non può muoversi da sola se non accompagnata dal marito o da un parente maschio e, in ogni caso, non può mettersi alla guida di un veicolo) sono state arrestate e incarcerate.

Almeno undici, secondo le ultime notizie.

Cosa vuol dire questo? L'apertura alla possibilità delle 'donne al volante' era stato uno dei punti fondamentali del "make-over" con cui il Principe MbS sperava di rendersi 'gradito' all'opinione pubblica occidentale, indottrinata a tal punto dai media sionisti dal trascurare il fatto che in Libano, Siria, Iran, le donne votino, lavorino in campi delicatissimi, combattano sui campi di battaglia, e farsi invece abbindolare da una concessione cosmetica e superficiale come quella del permesso di guidare.

Se ora 'centri di potere' dell'establishment saudita ritengono di poter fare 'marcia indietro' su quelle ventilate concesisoni di MbS, vuol dire che almeno dal loro punto di vista, sono convinti che il Principe o non tornerà alla ribalta sulla scena politica.

E questo é un particolare molto, molto interessante.

Alle 'femministe' modello 'Cosmopolitan' e 'Vanity Fair' non resta che mettersi il cuore in pace; forse, dopotutto, il loro Wahabita Azzurro non si presenterà su un cammello bianco per portarle via verso il tramonto (lasciandole guidare).

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