Parlando a nome di un fantomatico "Consiglio ad Interim per la Cirenaica" lo Sceicco Ahmed Zubair al-Senussi avrebbe rivendicato per la provincia libica orientale, da cui circa un anno fa sono partite le prime manifestazioni che hanno portato alla guerra civile e alla caduta del quarantennale regime di Muammar Gheddafi uno "status federale", debole artificio dialettico per mascherare una velata richiesta di secessione nell'ambito di una fumosa "scelta federalista" che, a sentirlo parlare, sarebbe "la migliore soluzione" per il futuro del paese nordafricano. In realtà non si vede come uno stato che raduna a malapena sei milioni di persone concentrate al novantacinque per cento nella fascia costiera, aderenti al novantanove percento alla stessa religione e parlanti la stessa lingua dovrebbe mai darsi uno statuto federale.
L'appello che, a fronte di una riunione di appena tremila persone (meno di quelle che convengono a Ponte di Legno vestiti da Obelix per le libagioni di acque del Po, grappe e altri fluidi probabilmente proibiti dal Corano) Senussi pretenderebbe di chiamare "dichiarazione di indipendenza" é stato lanciato prendendo a ispirazione la divisione del Paese in tre 'regioni' che venne adottata nel 1951 al momento dell'intronizzazione di Re Idris, il sovrano filo-americano che venne cacciato proprio dall'alzamiento militare di Gheddafi e camerati nel 1969. Ma la reazione piccata di Mustafa Abdel Jalil e degli altri membri del Consiglio Nazionale di Transizione non si é fatta attendere e si é concretata in una dichiarazione ufficiale che condanna ogni ipotesi di "soluzione federale" rimarcando come in nessun momento della guerra civile i combattenti contro Gheddafi abbiamo mai innalzato vessilli o slogan separatisti e come "I martiri della Liberazione hanno dato la vita per una Libia libera e unita".
Anche il Premier Abdelrahim al-Kib si é unito alle proteste per le dichiarazioni "gratuite, inopportune e superflue" di Al-Senussi e del suo 'consiglio', a cui sono seguite, nello stesso capoluogo cirenaico, manifestazioni pubblice (di consistenza numerica ben più imponente di quella 'federalista') che hanno affermato il desiderio di mantenere la Liba unita. In susseguenti dichiarazioni Mustafa Abdel Jalil ha chiarito che il CNT sarebbe "pronto a usare la forza per mantenere l'integrità e la sovranità dello Stato" e che "Le dichiarazioni 'federaliste' sono parte di uno schema finanziato e istigato da paesi arabi terzi che vorrebbero vedere una Libia divisa e indebolita per poterla influenzare con maggiore successo. Jalil non ha chiarito quali sarebbero questi paesi arabi ma dai commenti di osservatori e analisti sembra che si riferisse alle monarchie petrolifere del Golfo Persico (Arabia Saudita, Emirati Arabi, Barhein e Qatar).
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Ah..semplice! C'è dietro il solito Al Puttani del Qatar-ilota su istigazione sio americana.
RispondiEliminae se fosse vero vorrebbe dire che jalili e gli altri pupazzetti del NTC anno fatto il loro tempo e stanno per essere avviati alla stufa come faceva mangiafoco coi burattini che non gli servivan0 più
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