Per avvicinarsi a tale obiettivo infatti sarebbe stato necessario creare una 'zona sicura' interdetta al controllo e all'intervento governativo in territorio siriano, dove poter far confluire armi e rinforzi occidentali eventualmente con la protezione di una "no fly zone", coordinare poi da questa le attività di vari gruppi armati nelle altre regioni del paese e infine portare dalla propria parte sezioni di rappresentanti politici, società civile e disertori del Governo legittimo.
Nulla di questo si é verificato e ormai anche i pochi dispersi bastioni dell'insorgenza mercenaria si stanno sgretolando sotto i colpi dell'Esercito. Lo stesso passaggio dal sostegno ai gruppi armati wahabiti alle minacce e alla retorica interventista da parte turca dimostra che Ankara ha perso ogni fiducia nella decisività dell'azione degli estremisti, considerandoli al più utili per provocazioni sotto falsa bandiera come quella di Akcakali la scorsa settimana.
Il pericolo non si é ancora esaurito per Assad e il suo Governo ma sicuramente la scoperta natura esterna e pilotata della minaccia farà molto per ricompattare il campo siriano convincendo anche i 'tiepidi' o gli oppositori moderati di Assad che egli, in questo momento, é l'unico garante della libertà e indipendenza del Paese.
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