venerdì 12 ottobre 2012

Ennesima figuraccia turca: il jet siriano sequestrato rilasciato con scuse: "Niente armi trovate a bordo!"

Indecorosa e ridicola conclusione per la 'pantomima' organizzata dal sultano in sedicesimo Recep Erdogan e dal suo 'menestrello degli esteri' Ahmet Davutoglu con il sequestro da parte di caccia F-16 di un Airbus 320 civile delle aviolinee siriane che stava tornando alla capitale Damasco da Mosca, costretto ad atterrare ad Ankara e illegalmente perquisito alla ricerca di fantomatiche 'armi' (quante ne potrebbero stare poi in un charter stipato di passeggeri com bagagli?) per circa 36 ore.

Le autorità di Ankara  hanno dovuto, obtorto collo, cedere all'evidenza e ammettere di fronte all'opinione pubblica mondiale che "nessun tipo di arma era trasportato dall'Airbus siriano". Tutti i passeggeri del volo e i membri dell'equipaggio sono stati lasciati liberi di riprendere la strada verso la loro destinazione. Sia le autorità di Damasco che quelle moscovite hanno duramente stigmatizzato l'accaduta parlando di "condotta inaccettabile" e "comportamento da sceriffi, compiuto grazie alla sicurezza della solidarietà NATO e americana".

I passeggeri, tra cui si trovavano anche diciassette persone di nazionalità russa, hanno riferito di maltrattamenti, minacce e abusi da parte turca, riferendo in particolare di avere visto i piloti "venire ammanettati come criminali". Si può considerare ormai morta e sepolta qualunque aspirazione turca neo-ottomana di prestigio e influenza nel Mondo Arabo e nel Medio Oriente; con i loro atteggiamenti Erdogan e Davutoglu hanno mostrato di non essere altro che l'ennesima incarnazione dei camerieri della NATO e dell'Occidente che troppo a lungo hanno dettato legge in un paese che si sente sempre meno rappresentato dall'AKP e dai suoi dirigenti.
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