Dalla cittadina saudita di Dammam, dove pochi giorni fa si é consumato un sanguinoso tentativo dell'ISIS di compiere l'ennesima strage settaria ai danni della comunità sciita iniziano a emergere i dettagli definitivi riguardo alla dinamica dell'accaduto, che confermano quanto, grazie alla prontezza e alla precisione delle nostre fonti, eravamo stati in grado di anticiparvi con descrizioni minuziose, corredate di nomi e cognomi.
Bisogna in effetti ringraziare i martiri Mohammed Hassan Ali bin Isa e Abdul-Jalil al-Arbash se l'attentatore non é riuscito a entrare nell'edificio per raccogliere una più copiosa messe di sangue. I ragazzi stavano prestando servizio volontario a un posto di blocco a cui fermavano e perquisivano i fedeli quando hanno notato una figura velata che si avvicinava verso l'ingresso femminile.
Essi sapevano bene che quel giorno le preghiere riservate alle donne erano state annullate a causa della mancanza di volontarie disposte a fermare e perquisire le fedeli e di ciò hanno informato la figura che si avvicinava, cogliendola di sprovvista e causando una sua inopinata violenta reazione.
Liberandosi alla meglio dell'ormai inutile travestimento il terrorista cercò di lanciarsi dentro la moschera e venne bloccato a terra dai due (in particolare da Mohammed bin Isa), facendogli prendere la macabra decisione di azionare la propria bomba.
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