Aoun (a destra) e Franjeh (a sinistra) ritratti durante il loro incontro a Bnashi. |
Vera el Kordahi, Antoine 'Tony' Frangieh e Jihane, uccisi nel 1978 da Samir Geagea e Elie Hobeika. |
Costretto dalle circostanze a crescere in fretta e a difendere l'eredità del clan Frangieh, Suleiman riorganizzò il suo seguito in un potente esercito privato (la Brigata Marada) che all'apice del suo potere arrivò a contare 3500 armati suddivisi in unità semiregolari, dotate anche di veicoli blindati ed equipaggiamenti pesanti assorbiti dalla VII Brigata delle forze armate libanesi e persino di una "marina" fatta di gommoni d'assalto Zodiac e pescherecci armati con cannoncini e mitragliatrici, che stazionava nel porto di Biblo.
Con gli accordi di Ta'if e la normalizzazione della situazione libanese Frangieh capì che il tempo degli eserciti privati era finito e riorganizzò i seguaci in un partito politico, che rimase sempre ferocemente avverso alle 'Forze Libanesi' e ai Falangisti del Kata'eb, monopolizzati dai Gemayel e da Geagea (Elie Hobeika è morto in circostanze misteriose nel 2002).
Michel Aoun, che da generale e ultimo presidente del Libano durante la Guerra civile aveva provato a ristabilire la sovranità del Governo sulle fazioni dei vari "Signori della guerra" scontrandosi duramente con le forze di Geagea e dei falangisti, a cui aveva sottratto i moli di Beirut, poi con i drusi e gli sciiti, a cui aveva bloccato i canali di contrabbando, e in seguito affrontando direttamente persino le truppe di occupazione siriana a cui tenne testa con successo grazie anche al sostegno di Saddam Hussein.
Sconfitto non sul campo, ma per il rivolgimento delle alleanze che vide Occidente e Usa passare dalla parte siriana in seguito all'invasione irakena del Kuwait, Aoun anche da esiliando mantenne un immenso favore popolare, avendo provato coi fatti che l'autorità dello Stato poteva essere imposta alle milizie e alle truppe occupanti; tanto che quando si sparse la voce che le truppe siriane si stavano preparando a toglierlo di mezzo con un colpo di mano una immensa folla di civili: maroniti, armeni, sciiti e drusi si raccolse attorno al palazzo presidenziale per proteggerlo.
Esiliato dal 1990 al 2005 Aoun rientrò in Libano dopo la morte di Rafik Hariri, fondando un suo partito politico (il Libero Movimento Patriottico), che si trovò ben presto alleato con la coalizione 8 Marzo (di cui fanno parte gli Sciiti di Hezbollah, il Partito Socialista della Nazione Siriana, il movimento Marada e il Partito Democratico libnese), che afferma la necessità di un Libano autonomo e indipendente dalle influenze Usa e israeliane.
Ambedue i leader politici si sono espressi criticamente nei confronti del Tribunale speciale per il Libano, di cui hanno criticato metodi d'indagine e finalità politiche, con riguardo specialmente alle testimonianze da esso acquisite come valide ma in seguito confutate e provate false. "Chiunque sostenga i lavori del Tribunale speciale, ora come ora" ha dichiarato Frangieh "non vuole il bene del Libano e dei suoi cittadini, ma serve interessi stranieri". Aoun, interrogato sul prossimo ritiro israeliano dal villaggio di Ghajar ha commentato: "Il diritto alla Resistenza non può essere messo in discussione; fino a che rimarranno forze armate animate da intenzioni ostili nei confronti del nostro Paese e della sua gente sarà pieno diritto di questa di armarsi e prepararsi a respingere eventuali aggressioni".
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