martedì 21 dicembre 2010

Non regalate Apartheid! Evitate prodotti e accessori Motorola per i vostri regali natalizi!!


Come é tradizione nell'Occidente consumistico, man mano che la festività natalizia del prossimo sabato si avvicina, in città grandi e piccole nordamericane ed europee le folle di potenziali acquirenti che si aggirano fra centri commerciali, megastore e altri punti vendita quasi come una colonna di formiche stordite dallo scintillio delle luci decorative e dal riecheggiare di carole e canzoncine si fanno sempre più fitte e più frenetiche nei loro movimenti.

Per fortuna, anche fra i consumatori, vi sono coloro che non "perdono la testa" durante il periodo festivo e sono in grado, comprando un regalo per parenti e amici (o anche per sé stessi), di ricordare che il denaro che spendiamo in esso può essere una importante arma di dissuasione e un veicolo di un potente messaggio da indirizzare a coloro che pensano di poter lucrare e guadagnare sulla sofferenza e la persecuzione del popolo palestinese senza subire conseguenze di sorta; fra di esse si segnala Motorola, gigante dell'elettronica che fornisce sistemi avanzati all'esercito e alle forze repressive di Israele.


Alcuni di essi, riuniti e organizzati nel "Comitato di Solidarietà St.Louis-Palestina", si sono dati appuntamento in un grande negozio di telefonia ed elettronica di consumo dell'omonima metropoli del Missouri e, davanti ai cartelli e ai placard che reclamizzavano gli ultimi modelli di cellulare Motorola, hanno dato il via a una manifestazione coreografata per alzare la consapevolezza fra i consumatori di quanto la compagnia americana contribuisca a facilitare l'Apartheid israeliano e i crimini dello Stato ebraico contro i Palestinesi.


Muovendosi a tempo e cantando una versione modificata e adattata dell'hit pop "Telephone" di Lady Gaga, gli attivisti pro-palestinesi hanno attratto l'attenzione sulla loro causa molto più che con un semplice volantinaggio o picchettaggio, questa particolare azione non violenta, chiamata "Flash Mob" é sempre più popolare fra coloro che aderiscono agli scopi e agli intenti del Movimento BDS, che mira a colpire l'economia israeliana in maniera sempre più profonda: dapprima non comprando i prodotti israeliani, poi boicottando le manifestazioni culturali che coinvolgono artisti e intellettuali israeliani che non condannino apertamente l'Apartheid e il razzismo istituzionalizzato del regime sionista, poi convincendo compagnie estere e multinazionali ad abbandonare progetti e contratti in Israele e, nel prossimo futuro, anche con l'applicazione di sanzioni internazionali contro lo Stato ebraico.

Alla manifestazione di St.Louis ha preso parte anche Hedy Epstein, anziana sopravvissuta alle persecuzioni naziste cui l'età avanzata non impedisce di profondere tutta sé stessa per cercare di impedire che ai Palestinesi siano riservate le stesse sofferenze e tribolazioni che lei dovette subire da ragazza.

5 commenti:

  1. fiùù!
    meno male non ho mai comprato un motorola e nessuno mai nella mia famiglia... a parte per lo startack, il primo cellulare che ho visto... era di mio padre.

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  2. Anna, l'importante é essere consapevoli e pro-attivi...coi nostri acquisti quotidiani possiamo infliggere durissimi colpi e cocenti sconfitte alla politica di Apartheid, razzismo e segregazione di Israele, e già lo stiamo facendo.

    Hai letto i nostri altri articoli in merito?

    Boicotta Ahava

    Boicotta Leviev

    BDS Irlanda

    Disinvestimento Veolia

    spero che possano informarti e interessarti.

    Israele e i suoi lacché vogliono consumatori placidi e semiaddormentati, ma faranno invece i conti con attenti e oculati boicottatori e attivisti...

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  3. A proposito di prodotti da boicottare... nel supermercato dove vado io (che fa parte del gruppo Pam), vendono solo melegrane che provengono da Israele. Se uno vuole comprarle o prende quelle o si "attacca". Tra l'altro vorrei sapere se sono prodotte in Israele oppure nella Cisgiordania, in qualche insediamento illegale. Perchè nel secondo caso forse si potrebbe fare qualcosa per impedirgli di venderle.

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  4. Bisognerebbe rivolgersi alla direzione, magari in un gruppo di 10-20 persone, facendo notare che la presenza di merci provenienti da un paese che pratica l'Apartheid pone un 'dilemma etico' agli acquirenti e che, in mancanza di un'alternativa, gli stessi saranno costretti a cercare di soddisfare altrove i loro bisogni, con la possibilità di perderli come clienti...

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  5. ...se si nota che l'approccio non é gradito, o che non sortisce alcun effetto, si passa al picchettaggio/volantinaggio davanti al punto vendita, magari il sabato o la domenica mattina...quando c'é più affluenza...sui siti affiliati con la campagna BDS ci sono molti efficaci modelli di volantino e se uno ha una minima pratica con photoshop o paint shop può anche crearsene di totalmente nuovi e originali...

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