Colonne di blindati e di cingolati hanno occupato tutti i punti e gli snodi strategici della capitale egiziana Il Cairo mentre gli elicotteri fin dal pomeriggio hanno preso a rombare nel cielo come enormi mosconi sopra strade e piazze ancora ingombre di folla, perlopiù plaudente all'intervento militare. Ancora una volta é stato l'Esercito egiziano l'ago della bilancia: due anni fa si rifiutò di intervenire per reprimere la protesta di Piazza Tahrir, suggellando la sconfitta del regime di Mubarak. Oggi, dopo un anno di presidenza Mursi e circa un anno e mezzo di supremazia politica dell'Ikhwan i Generali hanno imposto l'aut-aut al Presidente, letteralmente strappandogli la carica e licenziandolo.
Secondo voci di corridoio Morsi sarebbe guardato a vista e il blocco di visti e passaporti sarebbe stato emanato per 40 alti dirigenti della Fratellanza Musulmana che non possono più lasciare il paese. Sembra che le forze armate cerchino di occupare un ruolo simile a quello giocato in passato dai generali turchi e tuttora ricoperto da quelli pachistani: quello di 'guardiani' e sorveglianti dei poteri civili, per quanto regolarmente eletti, che possono deporre o togliere di mezzo a loro piacimento, come accaduto in Turchia fino a tutti gli anni '80 e in Pachistan ancora con l'ex-Premier Nawaz Sharif.
Per completare l'aria di golpe il canale TV dell'Ikhwan é stato oscurato e i suoi manager arrestati mentre il partito musulmano ortodosso "Al-Nour" (che pure aveva vinto quasi il 30 per cento dei consensi alle elezioni politiche) si é affrettato a fare atto di sottomissione ai Generali di Abdel al-Sisi.
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