Ancora una volta ospitiamo sulle nostre pagine le profonde e ponderate riflessioni di Ali Reza Jalali, giovane ma valido giurista, esperto di Medio Oriente, Iran e varie problematiche riconducibili alla cultura islamica in Europa e nei paesi musulmani, i cui scritti abbiamo sovente pubblicato e segnalato nel passato più o meno recente.
La sempre mutevole situazione
delle alleanze mediorientali ci pone nuovamente dinnanzi a un
cambiamento, forse fino a qualche mese fa non proprio atteso. Avevamo
notato come la primavera araba avesse modificato gli equilibri
regionali: ad esempio era saltato completamente il progetto più volte caldeggiato dagli iraniani e dai siriani di un blocco vicinorientale tra Iran, Iraq, Siria e Turchia. Soprattutto la guerra siriana, che
insanguina il paese governato da Assad, scatenata nel 2011 aveva portato
a delineare due blocchi solidi, almeno apparentemente. Da un lato un
asse turco-saudita-qatariota, a sostegno della galassia islamista
sunnita, dai Fratelli Musulmani alle fazioni salafite più estremiste,
fino ai palestinesi di Hamas, in antitesi all’asse siro-iraniano,
coadiuvato dai libanesi di Hezbollah e dal governo sciita iracheno.
Un nuovo spartiacque
mediorientale però, è stato rappresentato dal golpe che ha estromesso dal governo egiziano i Fratelli Musulmani, colpo di stato questo guidato dal generale El-Sisi, ai danni di Mohamed Morsi. Da qui nasce una
spaccatura forte all’interno del fronte turco-saudita-qatariota, in
quanto fin da subito si capisce che El-Sisi ha l’appoggio esplicito
delle monarchie del Golfo Persico, tranne del Qatar, fedele finanziatore
e alleato dei Fratelli Musulmani. Insomma, soprattutto oggi che El-Sisi è diventato presidente dell’Egitto attraverso delle elezioni presidenziali, caratterizzate da una bassa affluenza alle urne, ma che
comunque è in linea con la storia recente egiziana – tutto sommato non è
che Morsi fosse stato eletto con una percentuale di votanti memorabile –
l’Egitto conferma la sua alleanza coi sauditi e con gli emiri del Golfo
Persico, gli unici presenti durante la cerimonia di insediamento di
El-Sisi, tra i capi di stato e di governo più importanti della regione.
Proprio dalla cerimonia di
insediamento di El-Sisi si comprendono i nuovi equilibri regionali: il
generale non ha invitato, come era prevedibile, i turchi e i qatarioti,
ma a sorpresa ha invitato il presidente iraniano Rohani, che non aveva
mai speso parole di elogio per i militari egiziani. Un’altra sorpresa –
probabilmente ciò deriva dal fatto di non voler mettere in imbarazzo i
sovrani del Golfo Persico, da tre anni impegnati in una pesante campagna
anti-Assad – è stata l’esclusione dagli invitati del presidente
siriano, col quale sembrava essersi istaurato un feeling, in funzione
anti-Fratellanza Musulmana.
Da ciò emerge quanto segue: la
regione si è nuovamente polarizzata su due assi, al momento antitetici
tra loro, ovvero quello turco-qatariota (che continuano a essere i
principali sponsor dei Fratelli Musulmani e delle varie succursali di
questa formazione), con quest’ultimo attore regionale molto
ridimensionato, e quello egiziano-saudita. Un terzo polo al momento,
forse mediano tra i due estremi, ed è questo il fattore principale di
continuità con l’ordine mediorientale post-primavera araba, rimane
quello basato sull’asse Damasco-Tehran-Hezbollah.
Interessante notare il ruolo
iraniano in tutto ciò; all’indomani dell’invito di El-Sisi, confermato
anche dalle fonti di Tehran, il presidente iraniano rivela la sua
intenzione di fare un viaggio in Turchia, proprio pochi giorni dopo
l’arrivo nella capitale iraniana dell’emiro del Kuwait, uno degli
sponsor di El-Sisi. Tehran sembra al momento preferire una tattica
attendista, mediana rispetto alla nuova polarizzazione regionale.
In tutto ciò la tattica di
Tehran è simile a quella di Tel Aviv. Il governo israeliano, nonostante
il sostegno mediatico al golpe di El-Sisi, non è stato invitato da
quest’ultimo alla cerimonia di insediamento. Anche gli israeliani stanno
a guardare senza eccessive prese di posizione, se non per le solite
esternazioni dell’esecutivo di Tel Aviv di condanna dell’Iran, della
Siria, di Hezbollah e della riconciliazione palestinese.
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lunedì 9 giugno 2014
"L’eterno valzer mediorientale: un nuovo sistema di alleanze post-primavera araba", di Ali Reza Jalali!
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martedì 13 maggio 2014
Al-Sisi dichiara: "Se il Popolo lo chiederà il trattato di Camp David sarà rivedibile ed emendabile!"
Una bella "bordata" alla propaganda filo-ikhwan che da più parti vorrebbe dipingere l'Ex-generale egiziano Al-Sisi come un collaboratore di Usa e Israele e come lo 'strangolatore' di Gaza (come se il 'fratello musulmano' Mursi nei suoi dodici mesi al potere assoluto abbia mai fatto qualcosa per la Striscia assediata), quella che é arrivata recentemente dal Cairo sottoforma di una dichiarazione ai media dello stesso aspirante presidente egiziano, impegnato in questi giorni nei primi atti della sua campagna elettorale.
"Certamente, se il Popolo egiziano dovesse richiederlo, bisognerà considerare il Trattato di Pace di Camp David come rivedibile, emendabile" ha affermato lo stesso Abdel Fattah al-Sisi ai microfoni della televisione nel corso di una intervista in diretta rilasciata avantieri.
Certamente, ne siamo ben consci, in Egitto dichiararsi critici nei confronti dell'impopolare capitolazione di Camp David (capitolazione tanto più odiosa e insensata perché seguì l'innegabile successo dell'attraversamento del Canale di Suez e della distruzione della Linea Bar-Lev) é un po' come in Italia dichiararsi contrari alle tasse sulla casa, un argomento di sicura presa che, nei termini generici in cui lo ha espresso Al-Sisi "non impegna più di tanto".
Pure, se il buon giorno di vede dal mattino...
"Certamente, se il Popolo egiziano dovesse richiederlo, bisognerà considerare il Trattato di Pace di Camp David come rivedibile, emendabile" ha affermato lo stesso Abdel Fattah al-Sisi ai microfoni della televisione nel corso di una intervista in diretta rilasciata avantieri.
Certamente, ne siamo ben consci, in Egitto dichiararsi critici nei confronti dell'impopolare capitolazione di Camp David (capitolazione tanto più odiosa e insensata perché seguì l'innegabile successo dell'attraversamento del Canale di Suez e della distruzione della Linea Bar-Lev) é un po' come in Italia dichiararsi contrari alle tasse sulla casa, un argomento di sicura presa che, nei termini generici in cui lo ha espresso Al-Sisi "non impegna più di tanto".
Pure, se il buon giorno di vede dal mattino...
mercoledì 23 aprile 2014
Si parla di 'avvenuta riconciliazione' tra Fatah e Hamas: Too little? Too late??
Fonti di Gaza parlano ormai di "avvenuta riconciliazione" tra la fazione Fatah che controlla illegalmente la West Bank dopo il suo fallito colpo di stato contro il legittimo Governo di Hamas di fine 2006-inizio 2007 e il Movimento musulmano di Resistenza che ha mantenuto il controllo della Striscia liberata di Gaza.
La 'riconciliazione' sarebbe avvenuta con l'ultimo "round" di trattative con una delegazione di Ramallah arrivata giorni fa nell'enclave costiera. A dir poco entusiasti i commenti rilasciati dal capo del Governo di Hamas Ismail Haniyeh che parla di: "Necessaria ricomposizione per contrastare gli schemi americani e sionisti".
Gli fa eco il rappresentante di Fatah Azzam al-Ahmad con il suo: "Era tempo di dimenticare le nostre divisioni e tornare ad avere una leadership e una voce politica". Certamente Hamas vede questa 'riconciliazione' come un modo di togliersi dal cul de sac dove la sua intransigente linea "filo-ikhwan" e "filo-qatar" lo aveva cacciato, ora che il tentativo di Doha di egemonizzare il Mondo Arabo tramite le varie 'Fratellanze Musulmane" é naufragato.
Ma rinunciando alla sua linea intransigente e basata sulla necessità della Resistenza armata, secondo noi Hamas ha perso molta della sua credibilità e non é "riappacificandosi" con chi da vent'anni siede ai tavoli delle fasulle 'negoziazioni' che potrà recuperarla.
La 'riconciliazione' sarebbe avvenuta con l'ultimo "round" di trattative con una delegazione di Ramallah arrivata giorni fa nell'enclave costiera. A dir poco entusiasti i commenti rilasciati dal capo del Governo di Hamas Ismail Haniyeh che parla di: "Necessaria ricomposizione per contrastare gli schemi americani e sionisti".
Gli fa eco il rappresentante di Fatah Azzam al-Ahmad con il suo: "Era tempo di dimenticare le nostre divisioni e tornare ad avere una leadership e una voce politica". Certamente Hamas vede questa 'riconciliazione' come un modo di togliersi dal cul de sac dove la sua intransigente linea "filo-ikhwan" e "filo-qatar" lo aveva cacciato, ora che il tentativo di Doha di egemonizzare il Mondo Arabo tramite le varie 'Fratellanze Musulmane" é naufragato.
Ma rinunciando alla sua linea intransigente e basata sulla necessità della Resistenza armata, secondo noi Hamas ha perso molta della sua credibilità e non é "riappacificandosi" con chi da vent'anni siede ai tavoli delle fasulle 'negoziazioni' che potrà recuperarla.
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venerdì 17 gennaio 2014
Con una valanga di "Sì" il 60 per cento degli Egiziani approva la nuova Costituzione: ormai l'Ikhwan é alle corde!
Ai dispersi, frammentati residui di quella che una volta era la potentissima Fratellanza Musulmana, che ha egemonizzato il potere politico nei primi mesi del 'Dopo-Mubarak' ma che anche sotto il regime del dittatore filo-usa e filo-israele godeva di grandissimo potere in quanto opposizione 'accettta' e strumento di sfogo delle pulsioni estremiste delle masse popolari deprivate dei frutti del socialismo nazionalista instaurato da Nasser, non rimaneva che una speranza: quella cioé che il referendum costituzionale conclusosi ieri dopo due giorni di votazioni si concludesse con un quorum basso, attorno al cinquanta per cento e sperabilmente anche meno in modo da poter chiocciare che 'la maggioranza' dei cittadini aveva aderito all'appello al boicottaggio delle urne lanciato dagli imam al soldo dell'Ikhwan.
Non é andata così, e i risultati elettorali dimostrano che circa il sessanta per cento degli aventi diritto si é recato alle urne; comparato con i risultati delle elezioni presidenziali e parlamentari questo significa che molto probabilmente anche molti di coloro che avevano in prima battuta sostenuto il Partito di Libertà e Giustizia e Mohammed Mursi hanno cambiato rapidamente idea dopo aver visto la maniera settaria e inefficiente con cui i Fratelli Musulmani hanno gestito la Cosa Pubblica in quasi un anno di predominanza.
Ora, col 95 per cento dei consensi a favore della nuova Carta Costituzionale che garantisce ampie autonomie e poteri alle Forze Armate si attende di vedere se il Generale Al-Sisi annuncerà ufficialmente la sua candidatura alla poltrona presidenziale oppure se continuerà a fungere da 'garante' al nuovo Egitto che si avvia verso nuove elezioni e, si spera, una gestione del potere più lineare ed efficiente.
Non é andata così, e i risultati elettorali dimostrano che circa il sessanta per cento degli aventi diritto si é recato alle urne; comparato con i risultati delle elezioni presidenziali e parlamentari questo significa che molto probabilmente anche molti di coloro che avevano in prima battuta sostenuto il Partito di Libertà e Giustizia e Mohammed Mursi hanno cambiato rapidamente idea dopo aver visto la maniera settaria e inefficiente con cui i Fratelli Musulmani hanno gestito la Cosa Pubblica in quasi un anno di predominanza.
Ora, col 95 per cento dei consensi a favore della nuova Carta Costituzionale che garantisce ampie autonomie e poteri alle Forze Armate si attende di vedere se il Generale Al-Sisi annuncerà ufficialmente la sua candidatura alla poltrona presidenziale oppure se continuerà a fungere da 'garante' al nuovo Egitto che si avvia verso nuove elezioni e, si spera, una gestione del potere più lineare ed efficiente.
mercoledì 15 gennaio 2014
Si concludono in Egitto le operazioni di voto referendario: falliscono le proteste dei rimasugli dell'Ikhwan!
Grazie allo schieramento di 160mila poliziotti e 200mila uomini delle forze armate il secondo e ultimo giorno di consultazione referendaria costituzionale si é concluso in Egitto senza incidenti o proteste di sorta, segnalando come l'appeal sulla popolazione della propaganda settaria ed estremista dei rimasugli della Fratellanza Musulmana sia ormai pressoché scomparso.
Il referendum si é aperto ieri con un'alta affluenza, che ha avuto una flessione nella giornata di oggi, pur rimanendo su percentuali significative. La nuova carta costituzionale riconosce un importante ruolo politico alle Forze Armate, permettendo allo Stato Maggiore di nominare autonomamente il Ministro della Difesa e permettendo ai tribunali militari di processare civili per certi reati.
Il referendum si é aperto ieri con un'alta affluenza, che ha avuto una flessione nella giornata di oggi, pur rimanendo su percentuali significative. La nuova carta costituzionale riconosce un importante ruolo politico alle Forze Armate, permettendo allo Stato Maggiore di nominare autonomamente il Ministro della Difesa e permettendo ai tribunali militari di processare civili per certi reati.
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martedì 14 gennaio 2014
In Egitto aprono i seggi per il referendum costituzionale con cui Al-Sisi cerca la legittimazione popolare!
Si sono aperte in Egitto le operazioni di voto per il Referendum costituzionale con cui la Giunta che ha deposto il Governo a guida Ikhwan, 'azzerando' un anno e mezzo di politica post-Mubarak cerca la legittimazione popolare ufficiale dopo quella 'ufficiosa' delle proteste di piazza contro la Fratellanza Musulmana che avevano convinto il Generale Al-Sisi e i suoi colleghi a muovere contro l'allora Presidente Mursi e soci.
Nonostante i richiami al boicottaggio e alla diserzione delle urne da parte dei residui della Fratellanza Musulmana ancora attivi nel paese centinaia di migliaia di cittadini hanno già espresso il loro parere nelle urne e altri milioni sembra siano pronti a farlo.
Particolarmente alta l'affluenza femminile ai seggi. Secondo le proiezioni sembra che coloro che si sono recati o si recheranno a votare lo faranno a stragrande maggioranza per esprimere assenso al quesito costituzionale. Nella proposta di nuova Carta i poteri dei militari sono grandemente aumentati, con la possibilità per lo Stato Maggiore di designare lui il Ministro della Difesa e la facoltà dei tribunali militari di giudicare civili per alcuni reati.
Nonostante i richiami al boicottaggio e alla diserzione delle urne da parte dei residui della Fratellanza Musulmana ancora attivi nel paese centinaia di migliaia di cittadini hanno già espresso il loro parere nelle urne e altri milioni sembra siano pronti a farlo.
Particolarmente alta l'affluenza femminile ai seggi. Secondo le proiezioni sembra che coloro che si sono recati o si recheranno a votare lo faranno a stragrande maggioranza per esprimere assenso al quesito costituzionale. Nella proposta di nuova Carta i poteri dei militari sono grandemente aumentati, con la possibilità per lo Stato Maggiore di designare lui il Ministro della Difesa e la facoltà dei tribunali militari di giudicare civili per alcuni reati.
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mercoledì 1 gennaio 2014
Confisca immediata in Egitto per i beni di 572 leader dell'Ikhwan, da Mursi a Badieh, da Shater alla figlia!!
Nuove draconiane misure del Governo egiziano contro gli ex-capi dell'Ikhwan musulmana, organizzazione islamista messa ormai all'indice e al bando dopo il breve ma disastroso periodo in cui ha esercitato un polarizzante e fallimentare monopolio sul potere politico nel paese nordafricano in seguito alla deposizione di Mubarak.
Il portavoce del Ministero della Giustizia Abdelazim al-Ashri ha dichiarato che un comitato ministeriale ha compilato una comprensiva lista di beni mobili e immobili riconducibili a 572 dirigenti del gruppo che saranno confiscati seduta stante: tra le vittime del provvedimento vi saranno l'Ex-presidente Mursi, la sua famiglia, tutti i dirigenti provinciali dell'Ikhwan, tutti gli ex-membri dell'Ufficio di Guida Generale dell'associazione, la moglie di Khairat el-Shater e sua figlia.
E' l'ennesimo giro di vite del Governo che conferma come, al contrario di Mubarak, la nuova leadership del Cairo non abbia alcuna intenzione di tollerare la sopravvivenza della Fratellanza nemmeno come 'opposizione addomesticata', come fecero prima Sadat e poi il suo successore.
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giovedì 19 dicembre 2013
Gli errori del recente passato perseguitano Hamas! La Giordania rifiuta l'accesso ai suoi dirigenti!
Ancora una volta viene dimostrato dai fatti quanto miope sia stata la 'mossa' di Mishaal e soci di voler 'sganciare' il Movimento Hamas dall'Asse della Resistenza per inseguire la chimerica ascesa della Fratellanza Musulmana finanziata dal Qatar, che per circa un anno era sembrata la forza politica emergente nel panorama mediorientale. Adesso, con l'Ikhwan duramente bastonata dai Generali del Cairo e in piena ritirata altrove ad Hamas non resta più nessuna sponda cui appoggiarsi e persino paesi di secondo piano come la Giordania possono snobbare e porre 'alt' e 'veti' alla sua dirigenza.
E' notizia di oggi infatti che il reame ascemita abbia vietato a Khaled Mishaal di entrare nei suoi confini, un provvedimento che contraddice la pratica quotidiana in vigore persino dopo la 'cacciata' degli uffici di Hamas dal paese (nel 1999); la decisione probabilmente ha a che fare con una richiesta egiziana di 'punire' ulteriormente la dirigenza del gruppo palestinese per il suo sostegno alla Fratellanza Musulmana durante il suo breve periodo di predominio nel Paese delle Piramidi.
Peraltro, anche durante il periodo di Governo della Fratellanza e di Presidenza di Mohammed Mursi, Hamas aveva beneficiato poco o punto della sua pretesa 'relazione speciale' con gli islamisti egiziani, visto che il varco di Rafah era rimasto ermeticamente chiuso alle merci che avrebbero potuto porre fine all'assedio economico sionista e tutte le richieste di integrazione della rete elettrica, di forniture regolari di gas e combustibile verso Gaza erano rimaste lettera morta.
E' notizia di oggi infatti che il reame ascemita abbia vietato a Khaled Mishaal di entrare nei suoi confini, un provvedimento che contraddice la pratica quotidiana in vigore persino dopo la 'cacciata' degli uffici di Hamas dal paese (nel 1999); la decisione probabilmente ha a che fare con una richiesta egiziana di 'punire' ulteriormente la dirigenza del gruppo palestinese per il suo sostegno alla Fratellanza Musulmana durante il suo breve periodo di predominio nel Paese delle Piramidi.
Peraltro, anche durante il periodo di Governo della Fratellanza e di Presidenza di Mohammed Mursi, Hamas aveva beneficiato poco o punto della sua pretesa 'relazione speciale' con gli islamisti egiziani, visto che il varco di Rafah era rimasto ermeticamente chiuso alle merci che avrebbero potuto porre fine all'assedio economico sionista e tutte le richieste di integrazione della rete elettrica, di forniture regolari di gas e combustibile verso Gaza erano rimaste lettera morta.
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martedì 10 dicembre 2013
Mohamed Badieh dalle stelle alle stalle, compare davanti ai giudici con altri 14 dirigenti dell'Ikhwan!
Passare nel giro di un anno da virtuale Padrone del paese a detenuto in fase di giudizio; tale é stata la brusca parabola del destino di Mohamed Badieh, leader supremo della Fratellanza Musulmana che ha scambiato i panni del 'kingmaker' e burattinaio del cosiddeto 'Presidente' Mohammed Morsi con quelli del galeotto portato a comparire di fronte al tribunale.
Arrestato lo scorso 20 agosto a Nasr City al culmine delle retate anti-Ikhwan che hanno sigillato il 'voltar pagina' rispetto al periodo di Caos settario e divisivo in cui la Fratellanza Musulmana aveva gettato il paese, Badieh é ieri apparso di fronte alla Corte che lo giudicherà per la morte di dozzine di manifestanti uccisi durante le proteste dei mesi precedenti alla deposizione di Mursi e del Governo da lui nominato.
Badieh ha cercato di imbastire una debole linea difensiva sul fatto del non riconoscere l'autorità del tribunale e sul fatto che nessuno abbia aperto un'inchiesta sulla morte in piazza di suo figlio.
Arrestato lo scorso 20 agosto a Nasr City al culmine delle retate anti-Ikhwan che hanno sigillato il 'voltar pagina' rispetto al periodo di Caos settario e divisivo in cui la Fratellanza Musulmana aveva gettato il paese, Badieh é ieri apparso di fronte alla Corte che lo giudicherà per la morte di dozzine di manifestanti uccisi durante le proteste dei mesi precedenti alla deposizione di Mursi e del Governo da lui nominato.
Badieh ha cercato di imbastire una debole linea difensiva sul fatto del non riconoscere l'autorità del tribunale e sul fatto che nessuno abbia aperto un'inchiesta sulla morte in piazza di suo figlio.
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sabato 28 settembre 2013
Il Presidente tunisino, del partito laico CPR, chiede la libertà per Mursi e scatena una crisi diplomatica!
Alta tensione sulla rotta Tunisi-Cairo-Dubai a seguito di recenti dichiarazioni del Presidente della Repubblica Tunisina Morcef Marzouki, salito al potere con la nomina dell'Assemblea Costitutente dopo la cacciata dell'autocrate Ben Ali, che, pur facendo parte di un partito laico e progressista si é dichiarato a favore dell'immediata liberazione dell'Ex-Presidente egiziano Mohammed Mursi, arrestato dalla giunta militare che lo ha deposto lo scorso luglio.
L'affermazione ha causato piccate repliche da parte egiziana che caldeggiano il leader tunisino a "farsi i fatti suoi" ma soprattutto, sorprendentemente, ha portato il Governo degli Emirati Arabi a ritirare il suo ambasciatore da Tunisi richiamandolo in patria, segno ulteriore di come gli UAE si stiano sempre più svincolando dal fronte islamista fino a ieri capeggiato dal Qatar, che vedeva l'Ikhwan egiziana come un naturale alleato.
Pochi giorni fa gli UAE avevano aiutato il Governo siriano a ottenere per il proprio ministro degli Esteri un visto per New York, facilitando anche il suo viaggio aereo intercontinentale senza scalo.
L'affermazione ha causato piccate repliche da parte egiziana che caldeggiano il leader tunisino a "farsi i fatti suoi" ma soprattutto, sorprendentemente, ha portato il Governo degli Emirati Arabi a ritirare il suo ambasciatore da Tunisi richiamandolo in patria, segno ulteriore di come gli UAE si stiano sempre più svincolando dal fronte islamista fino a ieri capeggiato dal Qatar, che vedeva l'Ikhwan egiziana come un naturale alleato.
Pochi giorni fa gli UAE avevano aiutato il Governo siriano a ottenere per il proprio ministro degli Esteri un visto per New York, facilitando anche il suo viaggio aereo intercontinentale senza scalo.
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giovedì 5 settembre 2013
Il Presidente Obama minaccia il Cairo per le sue posizioni filosiriane: "A rischio i nostri finanziamenti annuali!"
Giusto il tempo di comporre e pubblicare il nostro articolo precedente e siamo stati raggiunti da un aggiornamento che potrebbe servire da ottimo 'litmus test' delle reali intenzioni del Generale egiziano Al-Sisi nei confronti della Siria: a quanto riportato da fonti del Dipartimento di Stato il Presidente Usa Obama avrebbe intenzione di far pagare caro al Cairo le proprie recenti iniziative filosiriane (quali il ristabilimento delle relazioni diplomatiche, il blocco al passaggio di alcune navi lungo il Canale di Suez, l'invio di una missione militare in visita a Damasco...).
La fattura che Obama vorrebbe presentare ad Al-Sisi potrebbe arrivare persino al tetto massimo di un miliardo e mezzo di dollari, cifra che ogni anno Washington elargiva al regime-fantoccio di Mubarak (1300 milioni per spese militari, il resto per progetti civili). Tuttavia bisogna anche calcolare che se gli Usa cancellassero in toto gli aiuti militari la loro industria delle armi subirebbe un contraccolpo notevole perdendo migliaia di posti di lavoro.
Le posizioni filosiriane potrebbero davvero costare molto al Cairo visto che anche l'Arabia Saudita, che si era offerta di finanziare l'Egitto, ha subito cambiato idea vedendo la deriva nazionalista intrapresa ultimamente da Al-Sisi, ma del resto, affrancarsi dalle catene d'oro o di piombo che tengono legato il Paese al campo imperialista non é mai un'operazione facile o indolore.
La fattura che Obama vorrebbe presentare ad Al-Sisi potrebbe arrivare persino al tetto massimo di un miliardo e mezzo di dollari, cifra che ogni anno Washington elargiva al regime-fantoccio di Mubarak (1300 milioni per spese militari, il resto per progetti civili). Tuttavia bisogna anche calcolare che se gli Usa cancellassero in toto gli aiuti militari la loro industria delle armi subirebbe un contraccolpo notevole perdendo migliaia di posti di lavoro.
Le posizioni filosiriane potrebbero davvero costare molto al Cairo visto che anche l'Arabia Saudita, che si era offerta di finanziare l'Egitto, ha subito cambiato idea vedendo la deriva nazionalista intrapresa ultimamente da Al-Sisi, ma del resto, affrancarsi dalle catene d'oro o di piombo che tengono legato il Paese al campo imperialista non é mai un'operazione facile o indolore.
Al-Sisi guadagna popolarità premendo sul pedale del nazionalismo arabo e riavvicinandosi alla Siria!!
Posto che la redazione di Palaestina Felix ha una visione prettamente prosaica e utilitaristica degli avventimenti storici e politici e non crede alle 'Folgorazioni sulla via di Damasco', tuttavia dobbiamo riconoscere che, da quando é sceso direttamente in campo per rimuovere il tentennante e inefficiente Presidente Mohammed Mursi il Generale Al-Sisi, capo della giunta militare attualmente garante del potere politico egiziano, ha saputo via via guadagnare popolarità e disinnescare le inizialmente imponenti manifestazioni di protesta indette dall'Ikhwan musulmana giocando sul tasto del nazionalismo, sentimento molto forte nel Paese delle Piramidi e al contrario del sentimento religioso (principale fattore di appeal della Fratellanza) distribuito trasversalmente tra i ceti e le classi sociali.
Uno dei principali fattori di cambiamento rispetto alla condotta di Mursi, più volte fattosi ritrarre vicino alla bandiera dei ratti terroristi, é stato quello nei confronti della questione Siriana, riguardo la quale la giunta dei generali ha ristabilito di recente i contatti diplomatici, troncati dal Presidente dell'Ikhwan, l'invio di una delegazione di ufficiali per osservare i progressi della campagna antiterrorismo di Damasco e una severa presa di posizione contro ogni prospettiva di intervento militare americano a favore dei mercenari takfiri.
Certo Al-Sisi non può davvero fingere "verginità" riguardo a legami con gli Usa, visto che fin dai tempi di Camp David l'Esercito egiziano é stato uno dei perni dello status quo filoisraeliano sul fronte del Sinai e nel Mondo Arabo 'at large' ma se le sue intenzioni nazionaliste si riveleranno più profonde di un semplice espediente per alzare temporaneamente la popolarità delle sue iniziative anti-Ikhwan, il bilancio delle forze in Medio Oriente potrebbe riallinearsi in maniere molto interessanti.
Uno dei principali fattori di cambiamento rispetto alla condotta di Mursi, più volte fattosi ritrarre vicino alla bandiera dei ratti terroristi, é stato quello nei confronti della questione Siriana, riguardo la quale la giunta dei generali ha ristabilito di recente i contatti diplomatici, troncati dal Presidente dell'Ikhwan, l'invio di una delegazione di ufficiali per osservare i progressi della campagna antiterrorismo di Damasco e una severa presa di posizione contro ogni prospettiva di intervento militare americano a favore dei mercenari takfiri.
Certo Al-Sisi non può davvero fingere "verginità" riguardo a legami con gli Usa, visto che fin dai tempi di Camp David l'Esercito egiziano é stato uno dei perni dello status quo filoisraeliano sul fronte del Sinai e nel Mondo Arabo 'at large' ma se le sue intenzioni nazionaliste si riveleranno più profonde di un semplice espediente per alzare temporaneamente la popolarità delle sue iniziative anti-Ikhwan, il bilancio delle forze in Medio Oriente potrebbe riallinearsi in maniere molto interessanti.
sabato 24 agosto 2013
Altri 15 dirigenti dell'Ikhwan arrestati in Egitto, un morto in scontri di piazza con le forze dell'ordine!
Forze di sicurezza egiziane hanno arrestato altri quindici dirigenti della Fratellanza Musulmana, completando così la 'decapitazione' del movimento iniziata questa settimana a partire dai massimi gradi (sono stati arrestati tra gli altri il leader Mohamed Badieh e il suo vice, Khairat al-Shater).
Anche a questo motivo si può imputare, in parte, il 'flop' registrato dalle manifestazioni annunciate per la giornata di ieri dalla Fratellanza: quello che doveva essere, nelle intenzioni, "Il Venerdì dei Martiti" si é concluso senza eventi clamorosi, con appena una vittima in scontri di piazza a Tanta, cittadina nei dintorni del Cairo.
Sembra che finora siano oltre 2000 gli appartenenti all'Ikhwan finiti nelle carceri egiziane; la maggior parte di essi, appunto, erano leader e dirigenti di alto e medio grado. Intanto, dopo la sua scarcerazione l'Ex-presidente Hosni Mubarak é stato messo agli arresti domiciliari in attesa che venga richiamato di fronte ai tribunali che devono ripetere il processo per concorso in omicidio per le vittime di gennaio e febbraio 2011.
Anche a questo motivo si può imputare, in parte, il 'flop' registrato dalle manifestazioni annunciate per la giornata di ieri dalla Fratellanza: quello che doveva essere, nelle intenzioni, "Il Venerdì dei Martiti" si é concluso senza eventi clamorosi, con appena una vittima in scontri di piazza a Tanta, cittadina nei dintorni del Cairo.
Sembra che finora siano oltre 2000 gli appartenenti all'Ikhwan finiti nelle carceri egiziane; la maggior parte di essi, appunto, erano leader e dirigenti di alto e medio grado. Intanto, dopo la sua scarcerazione l'Ex-presidente Hosni Mubarak é stato messo agli arresti domiciliari in attesa che venga richiamato di fronte ai tribunali che devono ripetere il processo per concorso in omicidio per le vittime di gennaio e febbraio 2011.
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giovedì 22 agosto 2013
A Tulkarem ex-detenuto palestinese arrestato dagli askari di Fatah per aver prodotto profumo dedicato a Morsi!
Se servissero ulteriori prove per dimostrare quanto corrotto, parassitario, inutile e dannoso sia divenuto il ruolo della fazione Fatah, amministrarice coloniale della Cisgiordania Occupata per conto degli invasori sionisti la notizia in questione fungerebbe agevolmente da 'prova regina' visto che persino nell'oppressione e nella persecuzione vi sono standard di ridicolo e di credibilità, ma gli scherani di Mahmud Abbas 'presidente abusivo' dell'Anp non ne sono al corrente e li travalicano spesso e volentieri come in questa occasione.
In foto sulla destra potete vedere Islambouli Badir, figlio del martire Reyad, caduto combattendo a Jenin nel 2002, studente dell'Università di An-Najah, già prigioniero del regime ebraico per ben due anni, in seguito liberato e diventato anche imprenditore nel settore profumiero, con un negozio di sua proprietà a Tulkarem. Adesso Badir é stato arrestato dalla 'sicurezza' di Fatah che ha saccheggiato il suo negozio e rimosso tutti i flaconi del profumo 'Morsi', dedicato all'Ex-presidente egiziano deposto dai Generali a inizio luglio.
Mohamed Morsi é un personaggio molto popolare a Gaza e in un mercato così fortemente influenzato dalle mode e dall'immagine come quello della cosmesi l'idea di un prodotto a lui dedicato non è nemmeno così strana; che gli askari coloniali di Fatah ritengano la cosa un offesa punibile con l'arresto dimostra oltre ogni dubbio quanto siano asserviti ai loro padroni, come i negri di casa, non hanno nemmeno aspettato che Tel Aviv desse loro un ordine, hanno agito preventivamente per anticipare i desideri dei loro 'Massah' sionisti.
In foto sulla destra potete vedere Islambouli Badir, figlio del martire Reyad, caduto combattendo a Jenin nel 2002, studente dell'Università di An-Najah, già prigioniero del regime ebraico per ben due anni, in seguito liberato e diventato anche imprenditore nel settore profumiero, con un negozio di sua proprietà a Tulkarem. Adesso Badir é stato arrestato dalla 'sicurezza' di Fatah che ha saccheggiato il suo negozio e rimosso tutti i flaconi del profumo 'Morsi', dedicato all'Ex-presidente egiziano deposto dai Generali a inizio luglio.
Mohamed Morsi é un personaggio molto popolare a Gaza e in un mercato così fortemente influenzato dalle mode e dall'immagine come quello della cosmesi l'idea di un prodotto a lui dedicato non è nemmeno così strana; che gli askari coloniali di Fatah ritengano la cosa un offesa punibile con l'arresto dimostra oltre ogni dubbio quanto siano asserviti ai loro padroni, come i negri di casa, non hanno nemmeno aspettato che Tel Aviv desse loro un ordine, hanno agito preventivamente per anticipare i desideri dei loro 'Massah' sionisti.
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martedì 20 agosto 2013
Il Capo dell'Ikhwan egiziana arrestato a Nasr City dalle forze governative!
Solamente poche settimane fa Mohamed al-Badieh, capo incontrastato della Fratellanza Musulmana egiziana era a buon diritto considerato la vera 'Eminenza Grigia' del Cairo, dietro alla facciata inconsistente di Mohamed Mursi; adesso, a così poca distanza di tempo, Badieh viene ritratto scamiciato e con l'aria stralunata mentre viene condotto in prigione sedendo in mezzo a due membri di quel distaccamento di polizia che nelle prime ore della mattina lo ha arrestato in un appartamento di Nasr City, sobborgo della capitale egiziana.
Badieh verrà processato per direttissima tra cinque giorni insieme al suo vice Khairat el-Shater per il loro diretto coinvolgimento (tramite espliciti ordini dati ai loro seguaci) nell'uccisione di alcuni manifestanti del Movimento Tamarod che stavano picchettando la sede dei Fratelli Musulmani il 30 giugno. Dopo questi omicidi la folla, furente, diede l'assalto all'edificio, distruggendolo e dandolo alle fiamme.
I prossimi giorni ci diranno se la 'decapitazione' dell'Ikhwan da parte del Governo sostenuto dai militari sarà sufficiente a pacificare la situazione in Egitto, ancora contraddistinta da un alto grado di instabilità.
Badieh verrà processato per direttissima tra cinque giorni insieme al suo vice Khairat el-Shater per il loro diretto coinvolgimento (tramite espliciti ordini dati ai loro seguaci) nell'uccisione di alcuni manifestanti del Movimento Tamarod che stavano picchettando la sede dei Fratelli Musulmani il 30 giugno. Dopo questi omicidi la folla, furente, diede l'assalto all'edificio, distruggendolo e dandolo alle fiamme.
I prossimi giorni ci diranno se la 'decapitazione' dell'Ikhwan da parte del Governo sostenuto dai militari sarà sufficiente a pacificare la situazione in Egitto, ancora contraddistinta da un alto grado di instabilità.
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lunedì 12 agosto 2013
Hamas, ospite sgradito a Doha, sgraditissimo al Cairo, vorrebbe trasferirsi a Beirut: "Buona Fortuna", ne avrà bisogno!
Dopo avere vigliaccamente abbandonato la sua sede di Damasco circa un anno e mezzo fa e avere annunciato la propria 'ricollocazione temporanea' a Doha, capitale del Qatar 'in attesa di potersi spostare definitivamente al Cairo', il Movimento Hamas si trova oggi come si sul dire "nelle canne" visto che il nuovo Emiro del Qatar, Tamim, ha già dimostrato di avere molta poca pazienza con personaggi e movimenti legati all'Ikhwan, la Fratellanza Musulmana di cui invece suo padre era grande e profligo finanziatore (e l'espulsione 'a calci e pugni' del predicatore Qaradawi conferma la politica di 'scopa nuova' iniziata dal neo-emiro).
Adesso, con il golpe anti-Mursi e anti-Ikhwan che gli 'blocca' la strada verso il Cairo, prima spalancatsi con la effimera vittoria elettorale della Fratellanza, Hamas non ha letteralmente dove sbattere la testa visto che é chiaro come il sole che l'ospitalità qatariota é "a tempo" anche se magari durerà un po' di più dei tre giorni necessari a far sì che il corpo dell'ospite espella il sale mangiato insieme all'ospitante (come dice il Corano).
Da qui l'incredibile richiesta espressa da Ali Baraka, esponente di Hamas in Libano, all'ambasciatore iraniano Ghazanfar Roknabadi durante una recente cena di fine Ramadan, durante la quale Baraka avrebbe chiesto al diplomatico iraniano di "intercedere" presso il Governo libanese (e presso Hezbollah in particolare) affinché al Movimento di Mishaal e Marzouk sia permesso 'piantare le tende' nientemeno che a Beirut!
Attendiamo gli sviluppi di questa situazione con un sorriso sardonico da Gatto del Cheshire sulle labbra; solo poche settimane fa i portavoce di Hamas strillavano contro Hezbollah e la presenza di suoi miliziani a Qusayr...e adesso sono ridotti a chiedergli ospitalità! La Provvidenza Umana o Divina che sia ha maniere tutte sue, molto ironiche e gustose, di umiliare i superbi che avevano pensato di aver 'fregato' i loro vecchi alleati schierandosi con gli scherani dell'oppressione imperialista perché li ritenevano più ricchi e potenti...
Adesso, con il golpe anti-Mursi e anti-Ikhwan che gli 'blocca' la strada verso il Cairo, prima spalancatsi con la effimera vittoria elettorale della Fratellanza, Hamas non ha letteralmente dove sbattere la testa visto che é chiaro come il sole che l'ospitalità qatariota é "a tempo" anche se magari durerà un po' di più dei tre giorni necessari a far sì che il corpo dell'ospite espella il sale mangiato insieme all'ospitante (come dice il Corano).
Da qui l'incredibile richiesta espressa da Ali Baraka, esponente di Hamas in Libano, all'ambasciatore iraniano Ghazanfar Roknabadi durante una recente cena di fine Ramadan, durante la quale Baraka avrebbe chiesto al diplomatico iraniano di "intercedere" presso il Governo libanese (e presso Hezbollah in particolare) affinché al Movimento di Mishaal e Marzouk sia permesso 'piantare le tende' nientemeno che a Beirut!
Attendiamo gli sviluppi di questa situazione con un sorriso sardonico da Gatto del Cheshire sulle labbra; solo poche settimane fa i portavoce di Hamas strillavano contro Hezbollah e la presenza di suoi miliziani a Qusayr...e adesso sono ridotti a chiedergli ospitalità! La Provvidenza Umana o Divina che sia ha maniere tutte sue, molto ironiche e gustose, di umiliare i superbi che avevano pensato di aver 'fregato' i loro vecchi alleati schierandosi con gli scherani dell'oppressione imperialista perché li ritenevano più ricchi e potenti...
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lunedì 5 agosto 2013
L'assedio sionazista di Gaza ha già causato 500 morti negli ospedali! Quanti altri devono aggiungersi a essi??
"Almeno cinquecento pazienti morti negli ultimi sei anni: pazienti che soffrivano di malattie croniche e debilitanti che sarebbe stato possibilissimo salvare se solo nella Striscia di Gaza fosse possibile fare affluire medicinali, carburante e provviste mediche su base regolare" con queste parole il Ministero della Salute di Gaza ha stigmatizzato il continuare dell'inumano assedio sionazista contro l'enclave palestinese, che mette a rischio il regolare ed efficiente funzionamento di cliniche, ospedali e altre strutture sanitarie.
Inoltre la situazione se possibile si é ulteriormente aggravata col recente colpo di stato in Egitto, visto che la giunta militare che ha deposto l'Ex-presidente Mursi ha chiuso il varco di confine di Rafah dal 3 di luglio ad oggi, lasciando dozzine di cittadini che dovevano muoversi per motivi di salute o per terapie/operazioni prenotate altrove senza possibilità di effettuarle.
A tutto ciò si aggiunge la vera e propria 'offensiva' scatenata prima da Mursi e continuata e intensificata dai militari contro i "Tunnel della Vita" che permettevano un parziale rifornimento di merci di contrabbando verso Gaza. Per effetto della chiusura di dozzine di tunnel adesso gli ospedali della Striscia rischiano di rimanere senza carburante per i loro gruppi elettrogeni a combustibile.
Inoltre la situazione se possibile si é ulteriormente aggravata col recente colpo di stato in Egitto, visto che la giunta militare che ha deposto l'Ex-presidente Mursi ha chiuso il varco di confine di Rafah dal 3 di luglio ad oggi, lasciando dozzine di cittadini che dovevano muoversi per motivi di salute o per terapie/operazioni prenotate altrove senza possibilità di effettuarle.
A tutto ciò si aggiunge la vera e propria 'offensiva' scatenata prima da Mursi e continuata e intensificata dai militari contro i "Tunnel della Vita" che permettevano un parziale rifornimento di merci di contrabbando verso Gaza. Per effetto della chiusura di dozzine di tunnel adesso gli ospedali della Striscia rischiano di rimanere senza carburante per i loro gruppi elettrogeni a combustibile.
lunedì 29 luglio 2013
Sostenitori di Mursi e dell'Ikhwan annunciano nuove proteste per oggi: si temono altri scontri e vittime!
Il faccione stolido e dal bassissimo indice occipitale (che indica ottusità e ristrettezza di idee) di Mohammed Mursi non é proprio il miglior "poster" attorno a cui radunarsi, ma i fedeli dell'Ikhwan musulmana in Egitto non hanno icone di maggior spessore da inalberare, devono quindi adattarsi alla bisogna. Dopo le manifestazioni pro-militari di venerdì (istigate dalla stessa giunta dell'Esercito) e i contro-rally che queste hanno scatenato la Fratellanza ha chiamato i suoi aderenti a raccolta anche oggi per "Una marcia di milioni che dovrà onorare i martiri dello scorso week-end).
Intanto, seppur timidamente, per non infastidire gli interessi di Usa e Israele nella destabilizzazione violenta del Paese delle Piramidi e nella polarizzazione della sua popolazione su fronti reciprocamente ostili, anche la nullità dell'UE, 'Lady Ashton' e il saltapicchio koreano dell'ONU, Ban Ki Moon hanno velatamente criticato il Cairo per "l'eccessiva violenza" usata per reprimere le manifestazioni del partito musulmano, risultate in dozzine di morti in tutto il paese.
Subito la giunta militare ha mandato un suo portavoce a tacitare le imbelli critiche di europei ed ONU agitando lo "spauracchio terrorista" a giustificare la strage di fine luglio. "Non possiamo scindere la repressione delle manifestazioni dai concreti rischi di terrorismo che attraversano il paese" ha dichiarato ai microfoni dei media amici (eredi dell'era autocratica di Mubarak) Moustafa Hegazy, 'consigliore' del Presidente imposto dai militari, Adly Mansour.
Intanto, seppur timidamente, per non infastidire gli interessi di Usa e Israele nella destabilizzazione violenta del Paese delle Piramidi e nella polarizzazione della sua popolazione su fronti reciprocamente ostili, anche la nullità dell'UE, 'Lady Ashton' e il saltapicchio koreano dell'ONU, Ban Ki Moon hanno velatamente criticato il Cairo per "l'eccessiva violenza" usata per reprimere le manifestazioni del partito musulmano, risultate in dozzine di morti in tutto il paese.
Subito la giunta militare ha mandato un suo portavoce a tacitare le imbelli critiche di europei ed ONU agitando lo "spauracchio terrorista" a giustificare la strage di fine luglio. "Non possiamo scindere la repressione delle manifestazioni dai concreti rischi di terrorismo che attraversano il paese" ha dichiarato ai microfoni dei media amici (eredi dell'era autocratica di Mubarak) Moustafa Hegazy, 'consigliore' del Presidente imposto dai militari, Adly Mansour.
domenica 28 luglio 2013
Scambio di accuse tra Fatah e Hamas sullo sfondo del dissidio civile egiziano, invero un triste spettacolo!
Quando, anziché fare fronte comune nel nome della Resistenza, i Palestinesi si lasciano pilotare e manovrare secondo le agende e gli interessi di parti terze che non hanno alcuna intenzione di portare avanti le loro rivendicazioni irrinunciabili e di contribuire in alcun modo alla conquista dei loro inalienabili Diritti, ecco che quello che é uno dei più dignitosi, nobili e coraggiosi popoli del mondo riesce a dare al mondo uno spettacolo tutt'altro che edificante.
E' questo, in sintesi, quel che é successo ieri in seguito alla artificosa 'manifestazione' inscenata a Ramallah dalla fazione Fatah per 'sostenere' l'opera della giunta militare del Generale Al-Sisi, che in Egitto ha esautorato e arrestato il Presidente eletto Mohammed Mursi e ha istigato una serie di scontri interni tra sostenitori dell'Ikhwan e suoi avversari che finora ha provocato numerose centinaia di morti.
Alcune centinaia di militanti di Fatah e di lavoratori pubblici dell'Autorità Nazionale Palestinese (il regime di Bantustan egemonizzato senza mandato da Fatah fin dal fallito Colpo di Stato del 2007) sono stati riuniti a Piazza Al Manara a Ramallah e vi sono rimasti alcune ore cantando slogan in favore di Al-Sisi e dei militari egiziani agurando, tra l'altro, che questi possano fare "piazza pulita" dei Fratelli Musulmani.
Subito da Gaza é partita la ritorsione del portavoce di Hamas Ihab Al-Ghusain che ha accusato Fatah "di voler vedere l'Egitto bruciare nella Guerra Civile" e ha accusato la fazione dell'usurpatore Mahmud Abbas di avere "entusiasticamente preso parte negli ultimi mesi alla campagna di menzogne e calunnie contro Hamas tramite i suoi uffici del Cairo e i suoi contatti con uomini del vecchio regime di Mubarak".
E' questo, in sintesi, quel che é successo ieri in seguito alla artificosa 'manifestazione' inscenata a Ramallah dalla fazione Fatah per 'sostenere' l'opera della giunta militare del Generale Al-Sisi, che in Egitto ha esautorato e arrestato il Presidente eletto Mohammed Mursi e ha istigato una serie di scontri interni tra sostenitori dell'Ikhwan e suoi avversari che finora ha provocato numerose centinaia di morti.
Alcune centinaia di militanti di Fatah e di lavoratori pubblici dell'Autorità Nazionale Palestinese (il regime di Bantustan egemonizzato senza mandato da Fatah fin dal fallito Colpo di Stato del 2007) sono stati riuniti a Piazza Al Manara a Ramallah e vi sono rimasti alcune ore cantando slogan in favore di Al-Sisi e dei militari egiziani agurando, tra l'altro, che questi possano fare "piazza pulita" dei Fratelli Musulmani.
Subito da Gaza é partita la ritorsione del portavoce di Hamas Ihab Al-Ghusain che ha accusato Fatah "di voler vedere l'Egitto bruciare nella Guerra Civile" e ha accusato la fazione dell'usurpatore Mahmud Abbas di avere "entusiasticamente preso parte negli ultimi mesi alla campagna di menzogne e calunnie contro Hamas tramite i suoi uffici del Cairo e i suoi contatti con uomini del vecchio regime di Mubarak".
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sabato 27 luglio 2013
L'appello di Al-Sisi alle manifestazioni di piazza causa almeno nove morti nella capitale egiziana!
Che un Generale, che si suppone debba essere un asciutto e rigido uomo d'ordine e di disciplina, vada in tv a incitare la parte della popolazione favorevole al suo 'colpo di mano' anti-Ikhwan perché scenda in massa in piazza a manifestare ci era sembrato da subito un comportamento irrituale e bizzarro, adesso, dopo che quell'invito alla mobilitazione si é tradotto in sanguinosi scontri con i sostenitori dell'Ex-presidente nei quali hanno trovato la morte almeno nove persone, ci sentiamo di dire che sia stata un'iniziativa del tutto azzardata e, come quasi tutte le 'trovate' politiche ultimamente partorite in Egitto, del tutto sfuggita di mano al suo istigatore.
Secondo le fonti ufficiali vi sarebbero anche duecento feriti; la Fratellanza Musulmana ha dichiarato che dei nove morti otto sarebbero suoi militanti che sarebbero stati colpiti a grande distanza da cecchini governativi che sparavano dai tetti sulla folla; tuttavia i referti ospedalieri parlano per la maggior parte di morti per ferite da arma da taglio e soltanto di un cadavere raggiunto da un proiettile alla testa.
Secondo molti osservatori gli scontri si ripeteranno e aggraveranno nel corso del week-end.
Secondo le fonti ufficiali vi sarebbero anche duecento feriti; la Fratellanza Musulmana ha dichiarato che dei nove morti otto sarebbero suoi militanti che sarebbero stati colpiti a grande distanza da cecchini governativi che sparavano dai tetti sulla folla; tuttavia i referti ospedalieri parlano per la maggior parte di morti per ferite da arma da taglio e soltanto di un cadavere raggiunto da un proiettile alla testa.
Secondo molti osservatori gli scontri si ripeteranno e aggraveranno nel corso del week-end.
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