Le autorità di occupazione israeliana hanno deportato a forza il prigioniero cisgiordano Maher Odeh in Malesia piuttosto che riportarlo alla sua casa nel villaggio cisgiordano di Ein Yabrud, a Ramallah. Odeh venne arrestato il 14 marzo del 2010 e, dopo 45 giorni di interrogatori, intimidazioni e torture venne messo in "detenzione preventiva" senza nemmmeno che contro di lui venisse formulata un'accusa.
Il Centro Ahrar per gli Studi sui Prigionieri e i Diritti Umani ha dichiarato che i carcerieri e i torturatori sionisti hanno fallito nel tentativo di estrarre una confessione o un'ammissione di colpa di qualunque genere e, offrendogli più volte di venire liberato purché consentisse ad andare in esilio, si sono sempre sentiti rispondere picche.
La moglie Um Anas, che lo ha aspettato in tutti questi mesi nel villaggio natio, ha dichiarato al Centro Ahrar nel corso di una telefonata che suo marito (dal quale ha avuto quattro figli) é stato portato in Malesia mercoledì notte; ora lei é disperata e né lei né la madre di Odeh (nella foto sopra) sanno come mettersi in contatto con lui, tantomeno come raggiungerlo.
I portavoce dell'Ong hanno prontamente denunciato la mossa israeliana come una flagrante e grave violazione delle leggi internazionali riguardo il trattamento dei prigionieri, invitando altri gruppi e organizzazioni a stigmatizzare l'accaduto e chiedere provvedimenti contro il Governo di Tel Aviv.
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