Decine di migliaia di persone hanno preso parte, nelle strade della capitale a marce e manifestazioni per ricordare la caduta di Saddam Hussein, il cui 'regno' si sgretolò esattamente otto anni fa dopo poche settimane di campagna militare da parte della coalizione di invasori guidati e capeggiati dagli Stati Uniti d'America; nonostante l'attacco militare al paese ne abbia causato la caduta il rapporto fra i cittadini irakeni e quel che resta delle forze Usa sul loro territorio é tutto meno che idilliaco: la lunga storia di connivenza e sostegno della Casa Bianca al regime di Hussein nel corso degli anni '80, i dieci anni di embargo seguiti alla Guerra del Golfo del 1991, e soprattutto il caos e l'instabilità seguiti all'invasione del 2003 hanno contribuito a esasperare gli animi di una popolazione che, se all'alba degli anni '80 era indicata come un esempio di modernità, sviluppo e welfare nel mondo arabo é oggi materialmente, culturalmente e anche spiritualmente prostrata.
"Questo raduno, questa marcia, segna l'inizio di una nuova campagna anti-occupazione da parte di quella che con ogni probabilità é non solo la forza politica più influente del paese, ma soprattutto quella meglio posizionata per vedere il proprio prestigio e il proprio potere crescere e moltiplicarsi nel prossimo futuro", così Jane Arraf, corrispondente da Bagdad di Al-Jazeera, ha commentato l'evento. La reporter ha altresì ricordato come l'organizzazione armata ispirata e diretta dal leader religioso, il cosiddetto "Esercito del Mahdi" dal 2004 al 2007 condusse la più vigorosa e riuscita campagna di resistenza armata contro gli occupanti americani e i loro alleati europei e occidentali.
La resistenza armata venne interrotta non tanto come 'resa' di fronte al tanto propagandato (ma in realtà largamente inefficace) "surge" di truppe e armamenti ordinato da Bush come estrema misure 'elettorale' per permettere ai candidati repbblicani di asserire che l'occupazione della Mesopotamia si era risolta in un successo, ma piuttosto per la decisione di Al-Sadr di trasferirsi in iran per rafforzare le sue credenziali teologiche. In una società che tributa molto rispetto all'anzianità dei leader spirituali (considerandola sinonimo di esperienza, saggezza e pacatezza di giudizio) il 'giovane' Moqtada costituisce infatti un'anomalia piuttosto rilevante: buona parte della sua primitiva popolarità, infatti, derivava dall'essere figlio di Mohammad Mohammad Sadeq al-Sadr, grande Ayatollah irakeno e strenuo oppositore di Saddam Hussein e dei suoi eccessi; motivo per cui venne assassinato nel febbraio del 1999 insieme a due suoi figli (quindi fratelli di Muqtada) all'uscita della Moschea di Najaf.
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