giovedì 7 luglio 2011

Dal Parlamento di Beirut uno sganassone ad Hariri e Bellemare: Najib Mikati è ora nuovo Premier libanese!


Un boomerang in pieno volto, ecco come sintetizzare l'effetto delle manovre del "tribunale speciale per il Libano" (ricordiamo, 'speciale' come 'speciali' sono i mongoloidi) che qualche giorno fa, con esemplare presunzione e sicumera, aveva accusato quattro rappresentanti di Hezbollah di essere coinvolti nell'assassinio dell'ex Premier Rafik Hariri (che molte fonti, al contrario, danno come quasi certamente ucciso da Israele grazie a un drone senza pilota di manifattura Usa e a un missile a testata speciale prodotto in Germania).

Hariri Jr, più a suo agio nei panni del principotto saudita piuttosto che in quelli del moderno uomo di stato
Ovviamente l'intento nemmeno troppo recondito di Bellemare, Mehlis e soci era quello di creare fessure e spaccature nella nuova maggioranza parlamentare che a gennaio aveva negato la fiducia al figlio dell'Hariri assassinato (Saad, il Renzo Bossi libanese allevato in Arabia Saudita e manipolato da Ryiadh, Tel Aviv e Washington) indicando Najib Mikati come nuovo premier.

Cinque mesi di trattative attentissime, condotte con certosina precisione per rispettare ogni comma del delicato 'Cencelli' in vigore a Beirut avevano finalmente prodotto un Governo pronto ad assumere i pieni poteri e, nel tentativo di fare sfaldare l'alleanza tra "8 marzo" e Drusi, puntualmente erano arrivate le comunicazioni 'a orologeria' dell'STL. Tutto da rifare dunque? Aria di elezioni anticipate nel Paese dei Cedri?

Affatto perché, in una vampata di orgoglio nazionale non soltanto l'aula parlamentare ha dato la fiducia a Mikati ma persino il Partito Democratico Libanese, formazione drusa di secondo piano che si era 'sflilata' dalla coalizione in quanto delusa dalla posizione riservata al suo leader, é tornata nei ranghi e ha aggiunto i suoi due voti alla bilancia, restituendo così (ma a ranghi invertiti) gli stessi 'numeri' che avevano sancito la caduta di Hariri Jr (68 voti contro 60).
Sostenitori di Hezbollah, partito-cardine dell'Alleanza 8 marzo
Grande l'entusiasmo nelle file del blocco progressista, mentre ai conservatori in mano a Sauditi, Usa e Israele, sempre più minoranza in Parlamento come nel Paese, non restano alternative ad ingoiare l'amaro boccone; chi si fa pedina di interessi esterni mettendo in pericolo le Forze della Resistenza che per anni hanno difeso sovranità e autonomia del Libano deve rassegnarsi a vedere la propria credibilità politica severamente diminuita.
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