Come una primadonna che dopo molteplici annunci e rinvii finalmente si conceda agli sguardi del pubblico e agli obiettivi di paparazzi e telecronisti Ali Abdullah Saleh, tiranno dello Yemen evacuato d'urgenza in Arabia Saudita dopo le gravi ferite riportate in un attentato esplosivo si é finalmente mostrato in diretta televisiva. Forse, sarebbe stato meglio per le sue chance di sopravvivenza politica evitare un'esibizione che é andata dal surreale al grottesco.
Smagrito, incerto, con gli occhi sgranati e straniti e non un'ombra della smorfia di cinica sicurezza che tante volte gli compariva sulle labbra l'ormai ex-uomo forte di Sanaa é sembrato costantemente succube della situazione e mai mattatore o protagonista della stessa. Se una lode va fatta essa spetta certamente ai chirurghi plastici di Ryiadh (certamente i migliori specialisti stranieri comprabili coi petrodollari, visto che la monarchia assoluta di Casa Saoud non brilla per la vivacità del suo settore medico) che hanno restituito un'apparenza perfettamente normale a un volto che era stato descritto come 'ustionato fino alle ossa' e 'carbonizzato per metà'.
Nel messaggio videodiffuso Saleh si é detto favorevole all'idea di una 'condivisione di poteri' nella cornice di una transizione verso la Democrazia, lanciandosi in ripetitivi proclami sul fatto di essere 'totalmente a favore di un'ampia partecipazione popolare al processo di transito' purché tutte le forze coinvolte (governative e d'opposizione) si accordino preliminarmente sul programma di riforme da implementare. Intanto in Yemen continuano a susseguirsi vaste manifestazioni, dove sempre più spesso si vedono truppe considerate 'fedelissime' al regime di Saleh passare dalla parte dei dimostranti; il coordinamento delle opposizioni, intanto, ha detto esplicitamente che Saleh non può dettare alcuna condizione e che non ha altra scelta se non dimettersi e uscire di scena.
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