domenica 24 luglio 2011

Prigioniero politico palestinese impazzisce in carcere dopo vent'anni di completo isolamento, la famiglia ne chiede il rilascio!


La famiglia del prigioniero politico palestinese Owadiah Kullab, che dopo aver trascorso quasi un quarto di secolo in prigione di cui due decadi in totale e completo isolamento ha subito danni psicologici irreparabili perdendo del tutto la ragione, ha emesso uno straziante appello alla comunità internazionale e alle organizzazioni di difesa dei diritti umani affinché esercitino pressioni determinate su Israele e sul suo sistema carcerario per ottenerne una pronta liberazione.

Kullab, arrestato nel 1988, nel corso della Prima Intifada, venne condannato all'ergastolo da una corte militare secondo una procedura del tutto in contrasto con le più elementari norme di Diritto e, nel corso della sua sentenza é stato perdipiù tenuto quasi costantemente in isolamento solitario, senza poter godere nemmeno di quel minimo di calore umano e cameratismo che esiste fra i carcerati.

Asef, figlio di Kullab, che, avendo da poco compiuto 23 anni non ha mai potuto incontrare suo padre in un ambiente diverso dalla prigione, dichiara che sono ormai anni che il suo genitore, minato nella salute psichica, non lo riconosce più: "Le forze di occupazione israeliane hanno tolto a tutti i Palestinesi una terra e una patria, a me hanno tolto anche di più visto che mi hanno privato per sempre di mio padre; mio padre é ormai una larva d'uomo, che pericolo può rappresentare per il potente stato ebraico? Dov'é la Croce Rossa? Dove sono i difensori dei diritti umani? Cosa aspettano a fare qualcosa?".
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