martedì 16 agosto 2011

Detenuto politico palestinese torna a casa dai suoi familiari dopo diciannove anni di prigionia in mano israeliana!

Ahmed Ismail Abu al-Kas, prigioniero politico palestinese che ha passato più di due decenni (sui 46 anni della sua vita) rinchiuso nelle galere sioniste, é stato finalmente liberato nella giornata di oggi dopo diciannove anni di detenzione ininterrotta; una volta rilasciato Al-Kas é riuscito a riguadagnare la Striscia di Gaza e a rientrare nel campo profughi di Al-Bureij, dove la famiglia, i parenti, i compagni di militanza politica e i membri delle Brigate Ezzedine al-Qassam gli hanno tributato un benvenuto da eroe, per le innumerevoli sofferenze patite per il bene del Popolo e della Causa palestinese.

Ahmed Abu al-Kas è nato il 28 febbreio 1965, da una famiglia di profughi fuggiti da Biet Affa, un villaggio bruciato e distrutto dagli invasori ebrei durante il genocidio della Nakba, nel 1948; formatosi come carpentiere, iniziò a lavorare nel campo profughi di Bureij, aprendo ben presto un laboratorio per conto proprio; eventualmente, grazie alla sua grande proficienza tecnica, si specializzò anche nella costruzione di impianti per la distribuzione del gas, un servizio essenziale per i profughi del campo. L'8 gennaio 1982 al-Kas si avvicinò alla Fratellanza musulmana dove conobbe il futuro martire Dr. Ibrahim Makadmeh, conosciuto anche come 'Imad Aqel', figura importante per la formazione di quello che poi diventerà Hamas.

Per questo suo impegno nella Resistenza all'occupazione Al-Kas iniziò a venire perseguitato dai sionisti: dopo un primo arresto nel 1985 venne arrestato una seconda volta il 25 aprile dell'88 e detenuto fino al 12 maggio nella prigione di Katiba, riarrestato il 26 giugno e rilasciato il 13 luglio seguente. Nel 1989 venne arrestato nel negozio di suo fratello e detenuto di nuovo per alcuni mesi. Infine, nel 1992, venne arrestato una quinta volta e condannato a diciannove anni di carcere. Durante tutti questi anni é stato trasferito nelle prigioni di: Gaza, Beer al Saaba, Ramleh, Majdal e, infine, Nafha, nel Negev. Um Sohib, sua moglie, rimasta sola con due figli, riuscì a laurearsi studiando e lavorando contemporaneamente; divenne un'insegnante e educò personalmente i suoi bambini, trasmettendo loro le idee e i valori per difendere i quali il loro padre ha sofferto più di vent'anni.
Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

Nessun commento:

Posta un commento