mercoledì 18 aprile 2012

Appena liberato lo Sceicco Khader Adnan invita a moltiplicare gli sforzi per liberare tutti i prigionieri politici palestinesi!


Khader Adnan, il coraggioso leader del Movimento per la Jihad Islamica in Palestina, rilasciato ieri dal regime sionista di occupazione dopo essersi quasi ucciso con uno sciopero della fame lunghissimo e doloroso, ha finalmente raggiunto, nella serata di martedì, la sua casa di Arraba, in Cisgiordania. Privandosi di ogni tipo di sostentamento solido per 66 giorni Adnan ha messo i suoi aguzzini sionazisti di fronte al dilemma se fosse più dannoso per la loro immagine liberarlo, ammettendo di non avere alcun motivo solido per tenerlo in carcere oppure farne un martire e subire il backlash mediatico che avrebbe esposto il regime ebraico a un'ondata di riprovazione internazionale maggiore di quella scatenata dalle sue inconsulte e isteriche reazioni al recente poema del Nobel per la Letteratura Guenter Grass.

Per prima cosa lo Sceicco Adnan ha voluto visitare una tenda di solidarietà con lo sciopero della fame portato avanti ancora oggi da moltissimi prigionieri politici palestinesi, ispirati dal suo esempio, e che per tre giorni coinvolgerà ogni singolo palestinese detenuto da Tel Aviv, in una colossale, maginifica dimostrazione di determinazione alla lotta che prova come anche anni o decenni di prigionia non possono intaccare la volontà di Resistenza e Riscatto che brucia intensamente nel cuore di tutti gli oppressi.

"La Jihad Islamica, Hamas e persino Fatah hanno giurato di non retrocedere dalle conquiste di questi storici scioperi; io chiedo alla Croce Rossa di riunire i suoi staff medici e avverto il mondo che i Palestinesi ormai sono in piena rivolta contro la politica sionista di persecuzioni e detenzioni e non cesseranno le loro azioni fino a quando non otterranno giustizia e piena soddisfazione". Adnan ha avvisato che attualmente 4600 prigionieri politici uomini, 180 bambini e 6 donne sono sottoposti a condizioni di detenzione inumana nelle galere di Sion, ricordando a tutti i movimenti di Resistenza e i gruppi politici che la loro liberazione é un imperativo morale prima che politico.
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