"Abdullah al Saoud é in pessime condizioni fisiche, poche settimane fa si temeva che il decesso fosse imminente tanto che alcune agenzie e testate giornalistiche avevano già preparato i 'lanci' riguardanti la sua morte, si figuri, ormai la politica di passarsi il trono da un fratello all'altro tra i figli di Re Abdulaziz non può portare da nessuna parte, e la questione della successione disintegrerà Casa Saoud e forse l'intero reame: esercito e polizia stanno sul chi vive cercando di tenersi pronti a ogni evenienza ma così facendo si logorano, non si può stare in tensione a tempo indefinito". Khakrand indica nei rampolli di Casa Saoud con educazione internazionali e visioni riformiste un gruppo di possibili pretendenti al potere ma mette in guardia: anche un Saoud riformista potrebbe non essere abbastanza per placare la richiesta di rinnovamento che sale dalla società civile.
"Tradizionalmente i conservatori di Casa Saoud imputano ogni movimento di protesta nel paese alla minoranza sciita, che accusano di agire su istigazione iraniana, ma ormai ci sono proclamazioni anti-Saoud e proteste anche nell'Ovest del paese, e nelle maggiori metropoli, come Jeddah, dove non vi é alcuna presenza sciita; la verità é che la popolazione é stufa e la politica di silenziare le richieste di riforma coi proventi petroliferi non funziona più anche perché in questo periodo di crisi economica il popolo sente di avere diritto a più e a meglio e la disoccupazione é una piaga ancora più diffusa e insopportabile". L'Arabia Saudita, inoltre, é vista come un baluardo del servilismo a Usa e indirettamente anche a Israele in Iran, in Siria, in Bahrein, in Libano e adesso anche in Egitto.
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