Secondo i minuziosi e frequenti reportage del quotidiano locale 'Al-Watan', "I rimasugli dispersi di numerosi gruppi più vasti e agguerriti, già incorsi in pesanti rovesci e rovinose perdite in precedenti scontri con le truppe regolari e le forze di sicurezza del paese si erano radunati in queste cittadine e comunità nella speranza di 'fare quadrato' e stabilire un perimetro nel quale fare affluire nuovi rinforzi e rifornimenti, ma, per loro sfortuna, il pugno di ferro agitato dal Presidente Assad é riuscito a raggiungerli e stritolarli uno per uno". Proprio l'isolamento di ogni gruppo da sostegni e appoggi esterni si sta rivelando una preziosissima arma per disfare una cellula terrorista dopo l'altra visto che sono ormai centinaia i militanti wahabiti che hanno alzato le braccia dopo essere rimasti senza armi, pallottole o addirittura senza cibo, dandosi prigionieri per fame.
Le unità di artificieri siriani hanno avuto il loro daffare a disinnescare dozzine e dozzine di congegni esplosivi, pronti all'uso o in varie fasi di completamento, rinvenute nei covi e nei nascondigli terroristi, in un solo nascondiglio, in un magazzino industriale, sono state rinvenute ben 25 bombe con cariche variabili tra i 30 e i 40 chilogrammi di esplosivo mentre a Idlib ne sono state trovate alcune pesanti tra i 30 e addirittura gli ottanta chili, di cui una montata su una moto, che avrebbe potuto fare un'orrenda carneficina di militari o anche di civili.
Il comando dell'Esercito di Damasco ammette che nel passato, in occasione di passate offensive anti-terrore, sono stati commessi errori, come ad esempio quelli di ascoltare gli appelli dell'ONU per l'abbandono di alcune aree, che subito venivano ri-occupate dai miliziani wahabiti, che lavoravano in stretta cooperazione con 'talpe' nella missione di 'osservatori' inviati nel paese e che adesso tali passi falsi non verranno più replicati, rendendo impossibile ai terroristi superstiti di tornare in aree da cui sono stati scacciati. Buona parte della strategia Anti-Assad dei cospiratori internazionali verteva attorno alla prospettiva che un cuneo potesse venire infilato tra il Presidente e l'apparato militare del paese, in modo che questo o prendesse attivamente le armi contro di lui, come avvenuto in Yemen e in Libia, o si rifiutasse di entrare in azione per difendere lo Stato, come accaduto in Tunisia ed Egitto, o facesse addirittura pressione perché gli alti ufficiali del partito Baath si schierassero contro di lui.
Non solo nessuna di queste prospettive si é anche solo avvicinata a realizzarsi, ma a oltre sedici mesi dall'inizio della campagna di terrore wahabita le truppe di Damasco sono sempre in prima linea, versando il loro sangue per difendere lo Stato, le sue istituzioni, il popolo siriano e il suo Presidente legittimo, Bashir Assad.
Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille!
Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.
se le cose stanno cosi' sono molto felice per il popolo SIRIANO, piango pero' tanti innocenti vittime di certe democrazie, che sembrano conoscere solo il linguaggio della forza , tenete duro e pugno di ferro con terroristi di qualiunque risma essi siano. saluti dalla PADANIA SPINI DONATO
RispondiElimina