Rapporti ufficiali confermano che, in una riproduzione su scala ridotta di una massiccia rappresaglia missilistica iraniana dozzine di vettori a medio e lungo raggio sono stati scatenati simultaneamente contro una serie di bersagli che simulavano in più verosimilmente possibile le installazioni militari americane, occidentali e sioniste nella regione, risultando nella loro quasi totale distruzione. I missili lanciati in questa esercitazione sono stati lo Shahab-1, -2 e -3, il Khalij Fars, il Tondar, il Fateh-110, lo Zelzal e il Qiam. Alcuni di essi sono ancora vettori a combustibile liquido, che necessitano di venire riforniti subito prima del lancio con una procedura delicata e relativamente pericolosa, altri invece, più recenti, sono modelli a propellente solido che possono venire lasciati pronti al lancio nei loro silos sotterranei anche per anni prima di venire lanciati con pochissimo preavviso.
All'esercitazione hanno preso parte anche i droni senza pilota, frutto di anni di ricerca e investimento della Repubblica Islamica nelle più avanzate tecnologie robotiche ed elettroniche, che hanno preso parte a loro volta alla rappresaglia simulata contro le 'basi' sioniste e imperialiste. Gli UAV iraniani si sono dimostrati efficaci quanto i più moderni cacciabombardieri, trovando e centrando i loro bersagli a una frazione minima del costo e del rischio di una missione aerea convenzionale. Il massiccio investimento di Teheran nella tecnologia di droni e missili dà un importante contributo a compensare le risorse proporzionalmente più limitate a disposizione dell'arma aerea (IRIAF), in attesa che anche in quel campo più vasto e complesso si facciano sentire in tutta la loro ampiezza i risultati della Jihad per l'Autosufficienza Militare.
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