Omar Radwan, sul sito internet "Memo - Middle East Monitor", commenta gli ultimi scandali che hanno colpito le forze armate sioniste, rivelando al mondo come le truppe che si vorrebbero eredi della "gloriosa" tradizione delle guerre vinte contro gli eserciti arabi (con gli attacchi alle spalle e i bombardamenti a tradimento) non siano ormai ridotte a nulla più che "gang" di giovinastri fuori controllo, pronti ad abbandonarsi a intemperanze che hanno allo stesso tempo del bestiale e dell'infantile.
"Queste immagini", scrive il giornalista nel suo editoriale, "dicono molto sulla cultura prevalente all'interno delle forze armate dello stato ebraico; da esse é evidente che sono stati addestrati, condizionati a considerare la sofferenza dei Palestinesi come un momento di gioco, come qualcosa di cui essi devono divertirsi...questa non é un assunto gratuito o malevolo nei confronti delle forze armate israeliane, ma un'ipotesi sostanziata da un rosario di indizi ormai troppo lungo e ricco di esempi per poter essere scartata come un'esagerazione o una distorsione politicamente motivata".
Prendiamo spunto da queste parole per condurre il lettore a una riflessione più generale sul concetto e la pratica della persecuzione etnica, in questo, ma anche in altri casi.
Il compiacimento con cui i superarmati soldati sionisti si accaniscono contro i più indifesi fra gli abitanti della Palestina è l'aspetto più rivoltante dello scandalo che ogni giorno di più serra da presso i comandi dell'IDF; scorrendo a ritroso gli annali della storia fa specie il parallelo che, automaticamente, si crea fra le scene di cui é oggi protagonista Tsahal e gli abusi e le indegnità a cui le SS naziste sottoponevano gli ebrei in Polonia e Ucraina, durante il Secondo Conflitto Mondiale.
Indurre i soldati a esprimersi in atti talmente ripugnanti non é facile: o si hanno a disposizione delle truppe reclutate esclusivamente fra psicopatici e criminali, oppure (visto che questo "ancora" non sembra essere il caso dell'esercito israeliano che, anzi, si fa molto vanto della sua natura di armata "di leva", composta per la maggior parte da coscritti), oppure bisogna sottoporre le proprie leve a un intenso addestramento "psicologico", volto a creare in loro la certezza della propria innata superiorità e, dall'altra parte, della totale "disumanità" delle proprie vittime.
Una volta plasmati (o meglio, traviati) da tale "addestramento" anche il più pacifico ragazzo di Haifa o di Tel Aviv sarà pronto a ballare attorno a una ragazza Palestinese legata, o a puntare un fucile contro un bambino di pochi anni, o contro un vecchio, o una donna incinta.
Le SS, del resto, facevano così...e non diversamente facevano i "soldati blu" americani verso i pellerossa, i marines contro i vietnamiti, i turchi con gli armeni e i britannici in Kenya contro i Mau Mau e in Ulster contro i cattolici. Nessuna persecuzione, nessuno sterminio (quindi nemmeno quello del popolo palestinese) può essere condotto con successo da truppe "riluttanti"; dal più gallonato generale all'ultima delle reclute tutti gli uomini coinvolti devono essere animati da zelo fanatico, convinti della bontà di ciò che stanno commettendo.
E, se tortura e persecuzione contro gli "obiettivi ammessi" assumono, in virtù del condizionamento psicologico ricevuto, la consistenza di bagatelle, la cultura dell'impunità prende ovviamente il sopravvento. Questo, fra l'altro, spiega la ripetuta e pervicace tendenza dei colpevoli dei crimini di guerra nell'insistere su posizioni "difensive" totalmente assurde e inconsistenti, quando accade loro di venire condotti di fronte a tribunali che chiedano conto dei loro atti.
Si può ravvisare la stessa tendenza nei tentativi di scuse e giustificazioni che arrivano da parte israeliana riguardo i crimini commessi dal suo esercito nei confronti dei Palestinesi; vogliamo scommettere che, quando verranno portati alla sbarra per rispondere dei loro misfatti, anche i militi della stella di Davide mormoreranno le tiepide e inefficaci giaculatorie che non risparmiarono il castigo della giustizia e la condanna della storia ai loro "antenati" e "colleghi" con la svastica??
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