Il primo ministro dello stato sionista Benjamin Netanyahu, ha recentemente svelato i piani del suo esecutivo per iniziare la costruzione, sul confine con l'Egitto, di una nuova "barriera di separazione", sui territori occupati conseguentemente alla Nakba.
A un incontro col gabinetto sionista di estrema destra attualmente al potere, che doveva discutere di "affari politici e di sicurezza" (leggasi: 'affari di segregazione e persecuzione') Netanyahu ha domandato che le operazioni preliminari di costruzione, evidentemente già nullaostate e messe in cantiere segretamente, vengano accelerate da "tutte le parti coinvolte".
Il primo ministro Likudista ha entfatizzato l'importanza della "intensiva sorveglianza" del confine egiziano, che dovrebbe prevenire "infiltrazioni illegali che rischiano di stravolgere il carattere 'ebraico' e 'democratico' di Israele". Ora, cosa unisca strettamente il carattere 'democratico' di uno Stato al suo make-up etnico e religioso resta agli apologeti ed ammiratori del governo razzista di Netanyahu da spiegare al resto dell'Umanità.
Si potrebbe facilmente obiettare che nessuno stato che tratti una parte considerevolissima della sua popolazione (oltre il venti per cento) come "cittadini di serie B", come Israele fa da decenni, possa mai seriamente aspirare alla qualifica di "democratico".
Dal punto di vista strategico e diplomatico si può notare come, da quando Israele abbia accelerato la sua definitiva metamorfosi in una "etnocrazia dell'Apartheid" al suo interno e al suo esterno vadano moltiplicandosi le barriere: mura, fossati, posti di blocco, valichi...tristo caso di come le barriere della mente e dell'anima si "estrovertano" in barriere fisiche di metallo e cemento, che intrappolano Israele in una distopia sempre più Orwelliana.
Israele, evidentemente, non si fida più della cleptocrazia amministrata da Mubarak, il satrapo filo-occidentale, i cui sicofanti giochicchiano con photoshop per farlo apparire più importante di Obama nei meeting internazionali, ormai ultraottantenne (nato nel 1928!) sta per abdicare dal trono che ereditò dal "faraone" Sadat (il quale schiantò il prestigio internazionale egiziano aggiogandolo al carro statunitense per il proverbiale 'piatto di lenticchie') in favore del suo figlio prediletto, Gamal; evidentemente i sionisti temono torbidi e proteste in occasione di questo passaggio, e stanno provvedendo di conseguenza, isolandosi e riserrandosi sempre di più nel loro fazzoletto di terra.
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